Concetti Chiave
- Verga adotta il concetto di "lotta per l'esistenza" di Darwin, applicandolo a una società dominata dall'antagonismo e dalla sopraffazione del più forte sul più debole.
- Nel suo mondo letterario, Verga rappresenta un universo privo di Dio, governato dalle leggi della società moderna, dove il progresso non porta felicità ai vinti.
- I personaggi verghiani, intrappolati dal destino, si ribellano ma finiscono per soccombere o peggiorare la loro situazione, preda di un cieco fatalismo.
- Verga critica l'ottimismo del positivismo, paragonando il progresso a una fiumana che travolge i più deboli, sottolineando che il progresso non significa serenità.
- La visione di Verga è tragica e fatalistica: gli uomini sono condannati all'immobilismo e all'infelicità, con un'unica via di rassegnazione eroica al destino.
Indice
Lotta per l'esistenza e selezione naturale
La nozione di “lotta per l'esistenza" utilizzata da Verga nella Prefazione ai Vinti proviene dalla teoria evoluzionistica in campo sociale di Charles Darwin (1809-82).
Darwin sosteneva, infatti, che tra i vari individui esiste una lotta continua per la sopravvivenza perché il numero degli organismi viventi è superiore a quello che può vivere con le risorse di cui si dispone. Questa sopravvivenza del più adatto prende il nome di “selezione naturale”: la natura sceglie per la riproduzione quegli individui che nella lotta per l’esistenza hanno dei vantaggi sopra i concorrenti.
Antagonismo sociale e visione verghiana
Allo stesso modo, nella visione verghiana della vita, la società è dominata da un antagonismo spietato tra gli individui e le classi: le leggi che la regolano sono quelle della sopraffazione del più forte sul più debole e l’interesse individuale. E questa condizione non potrà mai mutare perché è insita nella natura stessa in ogni tempo e in ogni luogo. Verga non riesce a trovare una giustificazione o delle alternative a tale situazione sociale e per questo motivo assume un atteggiamento critico e ne rappresenta tutti gli aspetti negativi.
È bene precisare che, nella sua opera, non si limitò a una distaccata riproduzione del reale, bensì emerge una personale visione del mondo, nonostante il rispetto del canone dell’impersonalità.
Fatalismo e personaggi verghiani
Il mondo del Verga è un mondo senza Dio, un mondo governato dalle leggi della società moderna, in continuo cammino per la conquista del progresso, che non è grandioso per i vinti, sopraffatti dai vincitori. I personaggi verghiani, infatti, si ribellano e così facendo finiscono per soccombere oppure peggiorare la propria situazione: la loro vita è dominata dal fato, un fato che non concede all’uomo alcuna libertà di realizzare le proprie aspirazioni. E sono quindi preda di un cieco fatalismo. Verga ama i suoi personaggi perché li comprende profondamente e perché sa che essi hanno fede nella Provvidenza.
Progresso e destino in Verga
L’autore, è in netto contrasto con l’entusiasmo positivistico, nega che il progresso significhi serenità e felicità. Verga paragona il progresso a una fiumana, tipico fiume siciliano, che per la maggior parte dell'anno è in secca ma nella stagione delle piogge straripa e reca danno alle cose più deboli: analogamente, il progresso che è inattivo per la maggior parte del tempo, quando si presenta i più deboli e i più poveri ne sono soggiogati.
Uscire dallo Stato Sociale in cui il destino pone l’uomo non è possibile, ed è questo ciò che avviene al giovane ‘Ntoni e a Lia, che vedono fallire il tentativo di trovare fuori dal proprio ambiente una vita migliore. I personaggi del Verga si presentano dunque come uomini condannati al dolore e alla sconfitta ma, nonostante tutto, pieni di una dignità umile ed eroica che nasce dal modo in cui sopportano le avversità quotidiane.
Concezione fatalistica della vita
In conclusione, la concezione che Verga ha della vita è dolorosa è tragica perché egli vede tutti gli uomini sottoposti a un destino impietoso e crudele, che li condanna, non solo all’infelicità e al dolore, ma anche all’immobilismo nell’ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono venuti a trovarsi nascendo. È questa la concezione fatalistica dell’uomo, al quale non rimane che la rassegnazione eroica al suo destino. Per Verga il progresso è solo esteriore e da esso derivano solamente pene infinite. L’umanità progredisce grazie alle conquiste scientifiche e tecnologiche, ma l’uomo singolo è sempre dolorosamente infelice e costantemente posto nelle mani del fato.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine della "lotta per l'esistenza" secondo Verga?
- Come Verga rappresenta l'antagonismo sociale nella sua opera?
- Qual è il ruolo del fatalismo nei personaggi verghiani?
- Come Verga vede il progresso rispetto al destino umano?
- Qual è la concezione fatalistica della vita secondo Verga?
La nozione di "lotta per l'esistenza" in Verga deriva dalla teoria evoluzionistica di Charles Darwin, che descrive una continua lotta per la sopravvivenza tra gli individui.
Verga rappresenta la società come dominata da un antagonismo spietato tra individui e classi, regolata dalla sopraffazione del più forte sul più debole, senza possibilità di cambiamento.
I personaggi verghiani sono dominati dal fato, che non concede loro libertà di realizzare le proprie aspirazioni, rendendoli preda di un cieco fatalismo.
Verga vede il progresso come una forza che non porta serenità e felicità, paragonandolo a una fiumana che danneggia i più deboli, e crede che il destino umano sia immutabile.
Verga ha una visione della vita dolorosa e tragica, dove gli uomini sono condannati a un destino impietoso e crudele, costretti all'immobilismo e alla rassegnazione eroica.