Concetti Chiave
- Il "Ciclo dei Vinti" di Verga è un progetto letterario che esplora diverse classi sociali italiane, iniziando con "I Malavoglia", incentrato su una famiglia di pastori poveri.
- Il secondo romanzo, "Mastro-Don Gesualdo", descrive l'ascesa sociale di Gesualdo da apprendista muratore a piccolo borghese ricco, rappresentando un passaggio tra due classi sociali.
- "La duchessa di Leyra", romanzo incompleto, affronta le dinamiche dell'aristocrazia, attraverso la storia della figlia di Gesualdo.
- Gli ultimi due romanzi pianificati, "L’uomo di lusso" e "L’onorevole Scipioni", dovevano esplorare le classi privilegiate legate al neostato italiano.
- Verga sottolinea la difficoltà di rappresentare classi sociali più alte, riflettendo sul suo status di intellettuale e sul tema della lotta sociale darwiniana.
Indice
Il progetto letterario di Verga
A partire dal 1878 Verga comincia ad elaborare il progetto di un particolare ciclo di romanzi in cui progressivamente la classe sociale dei personaggi rappresentati si innalza, per fornire un quadro generale della società italiana.
Evoluzione sociale nei romanzi
Mentre, infatti, il primo romanzo del ciclo (“I Malavoglia”) racconta della vicenda di una famiglia di poveri pastori, il secondo romanzo del ciclo (“Mastro-Don Gesualdo”) racconta già di una classe sociale più alta, quella della piccola borghesia. Gesualdo è un personaggio che attraverso la capacità di costruirsi da sé riesce a diventare da apprendista muratore un piccolo borghese, accumulando molte ricchezze; l’accostamento dei due nomi “Mastro” e “Don” indica proprio questa sua fase di trapasso da due classi sociali diverse. La figlia di Gesualdo, nata dalla relazione con una donna la quale aveva i titoli nobiliari (che mancavano a Gesualdo) ma era rimasta senza soldi, è la protagonista del terzo romanzo (solo abbozzato da Verga) del ciclo “La duchessa di Leyra” , in cui l’autore comincia a raccontare le difficoltà di interazione all’interno di una classe sociale che adesso è aristocratica. Gli ultimi due romanzi “L’uomo di lusso” e “L’onorevole Scipioni” (mai realizzati) risalgono ancora di più la piramide sociale, arrivando a toccare un mondo nuovo del neostato italiano in cui si iniziava a creare una fetta di privilegiati che entrarono a far parte del Parlamento e delle cariche pubbliche dello Stato.
Difficoltà narrative di Verga
Man a mano che prosegue la scrittura, quando l’autore arriva a narrare di classi sociali più alte, si percepisce in lui una progressiva difficoltà. Dice, infatti, Verga che quando deve far parlare un pescatore, riesce a farlo parlare così come parlano in dialetto i poveri della Sicilia, ma poi quando deve far parlare un aristocratico o un politico non riesce più ad eliminare se stesso per far parlare il personaggio, proprio perché egli stesso era un grande intellettuale che apparteneva ad un’alta classe sociale.
La visione darwiniana di Verga
Questi romanzi fanno parte di un’unica rappresentazione che ha come scopo la dimostrazione del fatto che l’uomo, a qualunque classe sociale appartenga, è sempre un vinto, poiché è vittima di un nemico che è dentro di lui. Verga, infatti, vuole dimostrare come tutte le classi sociali siano caratterizzate dalle stesse leggi di sopraffazione: è un perfetto mondo darwiniano in cui solo la specie che sa adattarsi di più all’ambiente riesce a sopravvivere.
Domande da interrogazione
- Qual è il progetto letterario di Verga?
- Come si evolve la rappresentazione sociale nei romanzi di Verga?
- Quali difficoltà narrative incontra Verga nel suo progetto?
- Qual è la visione darwiniana di Verga nei suoi romanzi?
A partire dal 1878, Verga elabora un ciclo di romanzi che rappresentano diverse classi sociali italiane, iniziando dai poveri pastori fino ad arrivare all'aristocrazia e ai privilegiati del neostato italiano.
Nei romanzi di Verga, la rappresentazione sociale evolve da una famiglia di poveri pastori in "I Malavoglia" a un piccolo borghese in "Mastro-Don Gesualdo", fino a toccare l'aristocrazia e le classi privilegiate nei romanzi successivi.
Verga incontra difficoltà narrative nel rappresentare le classi sociali più alte, poiché fatica a far parlare i personaggi aristocratici o politici senza inserire la propria voce, essendo egli stesso un intellettuale di alta classe sociale.
La visione darwiniana di Verga nei suoi romanzi è che tutte le classi sociali sono soggette alle stesse leggi di sopraffazione, e solo chi sa adattarsi meglio riesce a sopravvivere, dimostrando che l'uomo è sempre un vinto.