michaelriccia
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Concetti Chiave

  • Montale rifiuta l'idea che i poeti possiedano una verità assoluta, offrendo invece solo ciò che conoscono, esprimendo una forma di onestà intellettuale.
  • La poesia evidenzia una visione "negativa" della vita, dove il ripetuto "non" diventa simbolo di una scelta intellettuale tra ricerca attiva e accettazione passiva.
  • Montale utilizza il "correlativo oggettivo" per trasformare oggetti e esseri animati in simboli di condizioni esistenziali, seguendo l'influenza di Thomas Eliot.
  • Non chiederci la parola è una poesia di affermazione della coscienza civile, non di resa, dove la negatività del messaggio diventa un segno di forza morale.
  • La strofa centrale, con il suo "Ah" esclamativo, critica chi è eccessivamente sicuro di sé, sostenendo che la vera forza sta nel riconoscere i propri limiti conoscitivi.

Indice

  1. La visione di Montale
  2. Il "correlativo oggettivo"
  3. La forza della negatività

La visione di Montale

Spesso è stata attribuita ai poeti una particolare sensibilità intuitiva, considerandoli quindi capaci di offrire un'interpretazione profonda della vita, un'indicazione del percorso da seguire. Eugenio Montale, invece, esprime una posizione intellettuale molto diversa. In questa poesia, che apre in modo significativo la sua prima raccolta, afferma che non esistono verità assolute, "formule magiche" che possano svelare i disegni della natura e del destino.

Il poeta, se è intellettualmente onesto, non può quindi affermare di potere offrire alcuna chiave privilegiata di interpretazione. Tuttavia, poiché non vuole sottrarsi alla sua responsabilità etica verso il lettore, afferma con chiarezza che egli può offrire soltanto ciò che sa e che può fare: «qualche storta sillaba e secca come un ramo», niente di più.

A ben vedere, però, le parole del poeta non costituiscono affatto una dichiarazione di impotenza, anzi: quelle "sillabe" comunicano almeno una certezza, il sapere «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». In questa direzione, Montale si fa portavoce di una visione "negativa" della poesia e della vita in generale, in cui però l'avverbio

«non» (ripetuto ben cinque volte, di cui due scritte in corsivo) contiene, per contrasto, la forza di una precisa scelta intellettuale, ponendosi come spartiacque fra la ricerca attiva della verità e una passiva accettazione dell'esistenza.

Il "correlativo oggettivo"

Nei suoi testi Montale ricorre spesso a oggetti o, talvolta, a esseri animati colti nella loro oggettività, descritti con precisione realistica, ma contemporaneamente assunti come simboli di un sentimento o di una condizione esistenziale.

Questo procedimento, definito del "correlativo oggettivo", fu utilizzato dallo scrittore angloamericano Thomas Eliot (1888-1965), di cui Montale fu estimatore e traduttore. Nell'oggetto dunque la sensazione astratta prende forma e si rivela al lettore attraverso l'interpretazione della simbologia dell'oggetto stesso.

La forza della negatività

Non chiederci la parola non è una poesia di rinuncia, di resa, di rifiuto all'impegno: anzi, proprio nella ripetuta negatività del suo messaggio, è una poesia di affermazione della coscienza civile del poeta. Vediamo, nel dettaglio, come procede la riflessione di Montale.

Fra le due affermazioni contrassegnate dal «Non», il poeta inserisce la strofa centrale in cui l'interiezione «Ah» e il punto esclamativo finale possono essere intesi come segnali di distanza nei confronti di chi è troppo sicuro di sé e non si cura del giudizio altrui. Infatti, questa condizione di apparente sicurezza porta con sé l'incapacità di guardarsi in profondità e di tentare di avvicinarsi a una qualche forma di verità. Si tratta pertanto di una "felicità imperfetta" che Montale afferma di non condividere: neppure il poeta è in grado di conoscere ciò che la vita ci riserva, ma il fatto stesso di porsi il problema e di affermare che "sa di non sapere" gli conferisce una grande forza morale.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione di Montale riguardo alla capacità dei poeti di offrire verità assolute?
  2. Montale ritiene che i poeti non possano offrire verità assolute o "formule magiche" per svelare i disegni della natura e del destino. Egli afferma che il poeta può offrire solo ciò che sa, come "qualche storta sillaba e secca come un ramo".

  3. Che ruolo ha il "correlativo oggettivo" nella poesia di Montale?
  4. Montale utilizza il "correlativo oggettivo" per descrivere oggetti o esseri animati con precisione realistica, che diventano simboli di sentimenti o condizioni esistenziali, seguendo l'influenza di Thomas Eliot.

  5. Come si manifesta la forza della negatività nella poesia di Montale?
  6. La forza della negatività si manifesta attraverso la ripetuta negazione, che non è un rifiuto dell'impegno, ma un'affermazione della coscienza civile del poeta, ponendo un contrasto tra la ricerca attiva della verità e l'accettazione passiva dell'esistenza.

  7. Cosa rappresenta la "felicità imperfetta" secondo Montale?
  8. La "felicità imperfetta" rappresenta una condizione di apparente sicurezza che impedisce di guardarsi in profondità e di avvicinarsi alla verità. Montale non condivide questa condizione, sottolineando l'importanza di riconoscere di "non sapere".

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