fairymaster
Ominide
4 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • "Meriggiare pallido e assorto" di Montale esplora la solitudine e l'incomunicabilità attraverso un paesaggio ostile.
  • La poesia inizia con un'atmosfera di morte imminente, dove il pallore rappresenta sia malattia fisica che declino spirituale.
  • Il "meriggiare" è una condizione mentale oppressiva, con la luce del mezzogiorno che simboleggia l'annichilimento anziché la rivelazione.
  • La morte è una presenza costante e silenziosa, rappresentando la perdita di significato e contatto con il mondo.
  • Montale incarna l'essenza della solitudine, con la natura che riflette e amplifica l'esistenza irrisolta del protagonista.

Indice

  1. Eugenio Montale - Meriggiare pallido e assorto: commento
  2. L'inizio
  3. Il meriggiare come condizione mentale
  4. Il tema della morte
  5. L'essenza della solitudine

Eugenio Montale - Meriggiare pallido e assorto: commento

"Meriggiare pallido e assorto" di Eugenio Montale è un'analisi di solitudine e incomunicabilità.

L'inizio

L'immagine a inizio poesia, quella del "pallido" e "assorto" riposarsi, introduce immediatamente un’atmosfera di morte imminente. Il pallore, simbolo di malattia, di declino, si lega strettamente alla visione gotica della vita come un cammino verso l'annichilimento. Ma in Montale il pallore non è solo fisico; è un pallore dell'anima, che si riflette nella distorsione di una natura che, pur splendida, appare ostile, incapace di offrire conforto. Questo paesaggio, dove il sole è più una condanna che una benedizione, è per il protagonista una prigione implacabile. Non c'è fuga. La luce accecante del mezzogiorno sembra inchiodare l'io poetico al suo destino, facendolo rimanere "assorto", come se l'anima fosse prigioniera di se stessa, incapace di evadere.
Nel cuore di questa desolazione si insinua l’assenza. La poetica montaliano, nella sua silenziosa gravità, si afferma come un’esplorazione dell'incomunicabilità. Il paesaggio non è semplicemente una cornice, ma una parte integrante della sofferenza dell'individuo, come in un romanzo gotico dove l'ambiente si fa specchio dell’interiorità del protagonista. Qui, però, la natura non offre alcun sollievo: non c’è né rifugio, né speranza di cambiamento. L'io poetico è intrappolato, come un moderno protagonista gotico che vaga in un mondo privo di risposte. Le sue "voci" sono mute, come le rovine di una civiltà caduta, e i suoi pensieri sono fili che si intrecciano ma non conducono da nessuna parte.

Il meriggiare come condizione mentale

Il meriggiare, quindi, non è solo un riposo fisico, ma una condizione mentale di annichilimento. La luce abbagliante del mezzogiorno, che di norma porta con sé l’idea di verità e rivelazione, qui diventa opprimente. La verità che emerge non è la liberazione, ma l’assoluto nulla, il niente in cui la vita pare dissolversi. Il "pallore" e l'"assortimento" sono segni di un’esistenza che, non solo fisicamente ma anche spiritualmente, è separata dal mondo, condannata a un’esistenza di solitudine e di disperazione. Non si trattiene qui la speranza della comunicazione, che nei romanzi gotici è spesso la chiave per svelare il mistero o, almeno, il dramma: il protagonista rimane solo, avvolto nell'ombra della sua incapacità di scoprire, di rispondere o di essere risolto.

Il tema della morte

Infine, la morte, che nel gotico è un tema centrale, non è esplicitamente pronunciata in questa poesia, ma è percepibile in ogni parola. La morte in Montale non è un evento violento o improvviso, ma una condizione costante, una presenza silenziosa che avvolge ogni cosa. È la morte dell’anima, della comunicazione, della speranza. Non è il termine di una vita fisica, ma la sua perdita di significato e di contatto con il mondo. Il protagonista, "pallido e assorto", è già morto in senso spirituale: un’ombra che vaga nel proprio pensiero senza possibilità di redenzione.

L'essenza della solitudine

In questa poesia Montale riesce a incarnare l’essenza della solitudine, dell’incomunicabilità, della sofferenza esistenziale. La natura, il paesaggio e la luce non sono alleati del soggetto, ma complici della sua condanna. E come nel gotico, dove la scena del crimine o del tormento è spesso riflessa nella natura circostante, qui il paesaggio diventa la prigione della mente, la scenografia di un'esistenza che non si risolve mai. Il pallore, il silenzio, l'assorto "meriggiare" sono le tracce di un'anima che, alla ricerca di senso, non trova altro che il suo riflesso in un mondo che non le risponde, in una morte che non è mai fine, ma un eterno ritorno alla propria solitudine.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'atmosfera introdotta all'inizio della poesia "Meriggiare pallido e assorto"?
  2. L'inizio della poesia introduce un'atmosfera di morte imminente, con il "pallido" e "assorto" riposarsi che simboleggia un pallore dell'anima e una natura ostile.

  3. Come viene rappresentato il meriggiare nella poesia di Montale?
  4. Il meriggiare è rappresentato come una condizione mentale di annichilimento, dove la luce del mezzogiorno diventa opprimente e la verità si dissolve nel nulla.

  5. Qual è il ruolo del paesaggio nella poesia di Montale?
  6. Il paesaggio non è solo una cornice, ma parte integrante della sofferenza dell'individuo, riflettendo l'interiorità del protagonista e la sua solitudine.

  7. In che modo la morte è presente nella poesia di Montale?
  8. La morte è una presenza silenziosa e costante, non un evento violento, ma una condizione che avvolge ogni cosa, segnando la perdita di significato e contatto con il mondo.

  9. Qual è l'essenza della solitudine secondo Montale?
  10. L'essenza della solitudine è incarnata nella natura e nel paesaggio che diventano complici della condanna del soggetto, riflettendo un'esistenza irrisolta e un eterno ritorno alla propria solitudine.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community