Concetti Chiave
- La storia viene definita da Montale attraverso negazioni, sottolineando ciò che non è, senza una sequenza temporale o una giustizia intrinseca.
- Il poeta critica le certezze storiche, negando che la storia sia guidata da eroi, filosofi o che rappresenti un progresso continuo con una finalità propria.
- Montale evidenzia che la storia, pur non avendo significato per l'uomo, permette ad alcuni individui di sfuggire e rimanere anonimi, lontani da documenti e monumenti.
- L'anonimato è visto come una fortuna in una società che valorizza il protagonismo, con la storia paragonata a una rete che cattura la maggioranza, lasciando sfuggire pochi.
- Nonostante la critica alla storia, Montale avverte che riconoscere la sua natura non la rende più giusta o vera, lasciandola come un dato esterno e inalterabile.
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi.
Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.
Definizione negativa della storia
Nella lirica Montale imposta la sua definizione di storia negando innanzitutto ciò che essa non è; utilizza quindi in modo insistente la litote (figura retorica che consiste nel dire una cosa negando il suo contrario) e l'anafora (ripetizione di una o più parole all'inizio di versi consecutivi) non per incapacità di dare una propria definizione del concetto, ma per sottolinare l'aspetto negativo di questa realtà e demolire tutte le teorie che alla storia avevano dato grande peso. Per Montale la storia non è fatta di cause ed effetti, non c'è una sequenza temporale ricostruibile, non punisce i malvagi per premiare i buoni (quindi non ha una provvidenza che la guidi), non ha un andamento graduale, non rispetta le regole che l'uomo le impone e men che meno può insegnare qualcosa (non è magistra vitae).
Critica alle certezze storiche
Il poeta demolisce quindi tutte le certezze che gli uomini hanno riposto nel concetto di storia:
- che abbia una sua giustizia intrinseca
- che sia fatta dai grandi eroi o dai filosofi
- che sia una forma di meglioramento continuo
- che abbia una telologia (cioè una finalità propria, una meta)
L'anonimato come fortuna
Ma la storia ha anche qualche aspetto positivo; lascia che qualche essere umano le sfugga di mano. La fortuna cioè è quella di non entrare a far parte della storia, di riuscire a nascondersi abbastanza bene da non essere mai nominati nei libri, nei documenti, sui monumenti, nelle canzoni patriottiche...anche se questo anonimato non è facile da mantenere perchè la storia, come una rete a strascico, raschia il fondo per catturare nelle sue maglie tutti gli esseri umani e quei pochi che si salvano non sanno che fortuna hanno e vengono disprezzati anche da coloro che, dall'interno della rete, li considerano miseri "nessuno" che non lasceranno traccia di sè nel mondo. Soprattutto quest'ultimo concetto è prepotentemente attuale: in una società dove apparire, essere famosi, far parlare di sè (anche a sproposito) è un valore aggiunto, Montale sembra portabandiera dell'anonimato, dell'uomo qualunque (che oggi ha assunto una connotazione tanto peggiorativa) che nessuno conosce perchè entrare a far parte della storia non è un merito nè un valore aggiunto, proprio perchè la storia non ha nessun significato per l'uomo ("la storia non è intrinseca / perché è fuori" e ancora "La storia non è magistra / di niente che ci riguardi"). Non c'è però nessuna forma di compiacimento in questa demolizione sistematica: il poeta stesso ci avverte che quello che lui sta dicendo non può cambiare l'essere stesso della storia ("Accorgersene non serve / a farla più vera e più giusta").In questo modo toglie anche l'ultima possibilità di consolazione, quella di aver demolito, a fin di bene, un baluardo metafisico tanto caro agli uomini. La storia resta solo un dato di fatto, esterno ed estraneo all'uomo che non può con essa interagire nè lottare, solo nascondersi in un cunicolo lasciato dalla sua ruspa, una scena da Matrix!
Domande da interrogazione
- Qual è la definizione negativa della storia secondo Montale?
- Come Montale critica le certezze storiche?
- Qual è l'aspetto positivo della storia secondo Montale?
- Perché l'anonimato è considerato una fortuna?
- Qual è il messaggio finale di Montale sulla storia?
Montale definisce la storia negando ciò che essa non è, sottolineando che non segue una sequenza temporale, non punisce o premia, e non insegna nulla.
Montale demolisce le certezze storiche affermando che la storia non ha giustizia intrinseca, non è fatta da eroi o filosofi, non è un miglioramento continuo e non ha una finalità propria.
L'aspetto positivo è che la storia permette a qualche individuo di sfuggire, rimanendo anonimo e non entrando nei libri o documenti storici.
L'anonimato è una fortuna perché permette di non essere catturati dalla storia, che Montale descrive come una rete a strascico che cerca di prendere tutti.
Montale conclude che la storia è un dato di fatto esterno e estraneo all'uomo, con cui non si può interagire o lottare, ma solo nascondersi.