Concetti Chiave
- Astolfo, guidato da San Giovanni sulla Luna, assiste a un'allegoria in cui il tempo getta i nomi degli uomini nel fiume dell'oblio, simbolizzando il destino della memoria umana.
- L'allegoria critica i poeti cortigiani e i signori del tempo, accusati di non apprezzare la vera poesia, preferendo adulatori mediocri che non garantiscono l'immortalità ai loro nomi.
- Il testo denuncia la manipolazione della storia da parte dei poeti per compiacere i potenti, invertendo la verità e riducendo la poesia a un mezzo di lusinga.
- L'autore ammonisce i principi a sostenere i veri poeti, i quali, con le loro opere, possono conferire o negare la fama ai signori.
- Il passo riflette un pensiero umanistico sull'arte come strumento di civiltà, ma riconosce le difficoltà nel tramandare i meriti reali a causa delle imperfezioni umane.
Indice
Il viaggio di Astolfo sulla Luna
Astolfo è salito sulla Luna insieme a San Giovanni per recuperare il senno di Orlando impazzito per amore nei confronti di Angelica. San Giovanni gli fa da guida e il protagonista assiste ad una scena strana quanto fantastica.
Allegoria del tempo e dell'oblio
Un vecchio prende delle piastre che recano scritti i nomi degli uomini e le getta nel fiume Lete. La maggior parte sprofonda subito, alcune vengono prese da vari uccelli che poi si alzano in volo, mentre altre sono prese da cigni che le trasportano in un tempio (= tempio sacro dell’Immortalità) dove sono raccolte da una ninfa. Si tratta di un’allegoria: il vecchio rappresenta il tempo, il fiume è l’oblio, il tempio è il simbolo della fama e della gloria, gli uccelli sono la rappresentazione di coloro che cercano di sottrarre all’oblio e quindi all’immortalità la memoria degli uomini.
Al di là della visione fantastica, in queste ottave si scorge un ritratto della società del tempo e soprattutto della condizione e della funzione dei poeti cortigiani.
Critica ai poeti cortigiani
Nella spiegazione dell’allegoria, emerge un forte senso polemico nei confronti del mondo di corte La critica è rivolta ai cortigiani, definiti poeti mediocri e adulatori e ai i signori, incapaci come sono di apprezzare la vera poesia. Questi ultimi sono definiti anche avari e chiusi di mente perché preferiscono proteggere i mediocri e i compiacenti, tralasciando, invece, di sostenere i veri poeti. In tal modo, i signori non hanno la possibilità di essere immortalati e si autocondannano ad essere dimenticati per sempre. La riflessione ha un sapore amaro.
Manipolazione della realtà storica
Successivamente, si ha una lunga disgressione sulle falsificazioni operate dai poeti per celebrare i propri signori che arrivano perfino ad una manipolazione della realtà storica. I versi significativi in tal senso sono “E se tu vuoi che ‘l ver non ti sia ascoso, / tutta al contrario l’historia converti”. La manipolazione coinvolge tutti e interessa il mestiere di scrittore in generale (per “sacri cigni” possiamo intendere Omero e Virgilio).
Il significato di queste ottave è quindi il seguente: lo scrittore, in modo a volte serio e a volte scherzoso, vuole ammonire i principe (e forse lo stesso duca o il cardinale Ippolito d’Este) a non tralasciare i vari poeti (= mendicare i sacri ingegni) che con le loro opere possono dare o togliere fama ai signori.
L'arte come strumento di civiltà
Oltre a questa interpretazione, ne esiste un’altra più profonda: per l’Ariosto, conformemente al pensiero umanistico, l’arte è uno strumento di civiltà, assimilabile ad un’attività che ha il compito di selezionare e tramandare ai posteri le azioni e i nomi degli uomini meritevoli. Ma essa, nell’esplicare la sua funzione, incontra delle difficoltà, sia perché le persone veramente degne di lode sono poche, sia perché i poeti, alla fine, sono anch’essi degli uomini con tutte le imperfezioni del caso, per cui non è raro che essi accettino di arrivare a patti con la propria coscienza.
La conclusione è quindi una visione pessimistica della realtà: egli paragona il poeta ad un cigno che strappa i nomi dei grandi dal fiume dell’oblio per trasmetterli ai posteri; il cigno è un uccello ben diverso dai corvi e dagli avvoltoi (= metafora dei cortigiani).
Domande da interrogazione
- Qual è il significato del viaggio di Astolfo sulla Luna?
- Come viene rappresentata l'allegoria del tempo e dell'oblio?
- Qual è la critica rivolta ai poeti cortigiani?
- In che modo viene manipolata la realtà storica dai poeti?
- Qual è il ruolo dell'arte secondo l'Ariosto?
Il viaggio di Astolfo sulla Luna rappresenta un'allegoria del tempo e dell'oblio, dove Astolfo cerca di recuperare il senno di Orlando. San Giovanni guida Astolfo in una scena fantastica che riflette sulla memoria e l'immortalità.
L'allegoria è rappresentata da un vecchio che getta piastre con i nomi degli uomini nel fiume Lete, simbolo dell'oblio. Alcune piastre vengono salvate da uccelli e cigni, che le portano al tempio dell'Immortalità, simboleggiando la fama e la gloria.
La critica è diretta ai poeti cortigiani, considerati mediocri e adulatori, e ai signori che non apprezzano la vera poesia. I signori, proteggendo i mediocri, si condannano all'oblio, poiché non sostengono i veri poeti.
I poeti manipolano la realtà storica per celebrare i propri signori, arrivando a falsificare la storia. Questo ammonisce i principi a non trascurare i poeti, che possono influenzare la loro fama.
Per l'Ariosto, l'arte è uno strumento di civiltà che seleziona e tramanda le azioni meritevoli. Tuttavia, incontra difficoltà poiché i poeti, essendo umani, possono scendere a compromessi, portando a una visione pessimistica della realtà.