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Sintesi

Il Melo


Scheda di riconoscimento

Pianta


Molto vigorosa che può raggiungere 8-10m; specie a foglia caduca che in inverno entra in riposo vegetativo. Lo sviluppo della pianta è acrotono

Foglie


Alterne, di forma ovale e lisce sulla pagina superiore con apice appuntito

Fiori


Ermafroditi raccolti in numero di 4-9 formando infiorescenze (corimbi) e la fecondazione è solitamente entomofila

Frutto


Detto pomo, è un falso frutto

Semi


Da 5 a 10, si trovano singoli o a coppie nelle logge dell’endocarpo.

Importanza economica e diffusione


La produzione mondiale è in crescita negli ultimi anni e ha superato i 75 milioni di tonnellate. La leadership mondiale nella produzione spetta alla Cina che da sola produce il 45% della produzione totale mondiale. L’Italia è al sesto post nel mondo con 2,4 milioni di tonnellate; i meleti italiani hanno una resa superiore a quelli degli altri paesi.
Per quanto riguarda l’agricoltura biologica è il paese leader in Europa.

Origine e domesticazione


Il melo è l’albero da frutto dell’area temperata più importante al mondo. Le sue origini sono antichissime; proviene dalle regioni transcaucasiche.
Appartiene alla famiglia delle rosaceae, sottofamiglia pomoidee e al genere Malus (costituito da una 30 di specie)
La più importante è la Malus communis che comprende:
• Malus communis silvestris
• Malus communis pumilia
La maggior parte delle specie è diploide ma alcune anche triploidi


Descrizione morfologica


Il melo è un albero molto vigoroso che può raggiungere 8-10 m.
È una specie a foglia caduca che durante l’inverno entra in riposo vegetativo.
Le radici sono superficiali e striscianti. Lo sviluppo è acrotono e la chioma è ombrelliforme.
Le foglie sono alterne, lisce nella pagina superiore e tormentose in quella inferiore con margine più o meno seghettato e apice appuntito.
Le formazioni fruttifere sono:
• Lamburda: ramo molto corto che termina con gemma apicale mista
• Brindillo: rametto esile con gemme a legno laterali e gemma mista all’apice
• Ramo misto: porta lateralmente sia gemme a legno che miste e termina con una gemma a legno
I fiori sono ermafroditi e raggruppati in infiorescenze di 4-9 fiori (corimbi); il fiore centrale è detto king flower, allega più facilmente, dà origine a frutti meno soggetti alla cascola e di maggiore pezzatura. L’impollinazione è principalmente entomofila per autoincompatibilità citologica e fattoriale.
Il frutto, detto pomo, è un falso frutto. Solo una parte di esso deriva dallo sviluppo dell’ovario; la gran parte invece deriva dalla proliferazione del ricettacolo fiorale e in alcuni casi dello stesso peduncolo. Fornito di due cavità: calicina e peduncolare
Nel frutto distinguiamo inoltre:
• Pericarpo o buccia
• Mesocarpo o polpa
• Picciolo
È buona pratica immettere nel meleto un congruo numero di arnie (4-6 per ettaro)

Fisiologia e fenologia del ciclo produttivo


La ripresa vegetativa è condizionata dal soddisfacimento del fabbisogno in freddo che è di circa 1000-1200 ore a una temperatura inferiore a 7.2°C. soddisfatta questa esigenza la pianta inizierà il germogliamento. Il mancato soddisfacimento porta a ritardi nel ciclo e perdita di produzione.

Esigenze ambientali e pedoclimatiche


Sconsigliata nei climi caldo-aridi perché non permette il soddisfacimento del fabbisogno in freddo con conseguente produzione scadente. Predilige climi temperato-freddi e il suo ambiente ideale è il nord Italia. L’esposizione ottimale è a Sud. Le zone più adatte sono leggermente ventilate e impediscono il ristagno di umidità nell’aria. Predilige terreni freschi, permeabili, profondi e di buona fertilità.

Principali cultivar ed evoluzione degli standard varietali


Sono molte le cultivar ma molte sono solo nuovi cloni di quelle originarie e più diffuse ovvero Gala, Fuji, Braeburn e Red Delicious che sono state soppiantate da mutazioni molto più belle e meglio retribuite.
I principali obiettivi del miglioramento genetico sono:
• Introdurre caratteristiche di resistenza alle principali malattie
• Migliorare rusticità
• Migliorare equilibrio tra aspetto vegetativo e riproduttivo
• Ampliare il calendario di mutazione
• Migliorare qualità sensoriale e serbevolezza dei frutti
Le cultivar possono essere differenziate in base:
1. Habitus di crescita: standard o spur (elevata densità di lamburde)
2. Modalità di fruttificazione
3. Epoca di maturazione: estiva, autunnale, invernale
4. Resistenza o meno alla ticchiolatura
5. Epoca di fioritura: precoce, intermedia

Descrizione delle principali cultivar


Golden Delicious


Principale mela e cultivar cardine della melicoltura in Italia. Piante di medio vigore, portamento espanso e rapida entrata in produzione, con produttività elevata e costante.
Il frutto è adatto alla lunga conservazione e l’epidermide è liscia di colore verde virante al giallo. La polpa è croccante, succosa con buon tenore zuccherino e di acidità. Raccolta da metà settembre a fine ottobre, 15 gg prima in pianura. Ultimamente si è diffusa la raccolta in più momenti. La Golden si conserva in maniera eccellente.

Red Delicious


Piante poco vigorose e lente a entrare in produzione con produttività medio-bassa.
Il colore è rosso e sul fondo verde, con l’epidermide liscia e la polpa mediamente dolce, leggermente acidula.
Forma allungata e colore rosso vivace intenso sono elementi qualitativi molto importanti.
Si conserva bene ed è molto resistente alle manipolazioni; viene raccolta circa una settimana prima della Golden

Delicious


Gala (Mondial Gala e Royal Gala)


Buona qualità sensoriale, alta produttività e ottime caratteristiche agronomiche. Necessitano di molta cura. Il frutto si raccoglie tra il 20 agosto e il 10 settembre e ha il vantaggio di raggiungere la maturazione circa due settimane prima delle Golden Delicious.
Buccia rosso vivo con striature gialle ed estremamente liscia al tatto.
Polpa succosa e croccante che diventa morbida in seguito alla maturazione con sapore dolce e gradevole; ha una buona resistenza alla manipolazione e può essere conservata per lunghi periodi.

Fuji


Originaria del Giappone ha elevata produttività e buone caratteristiche sensoriali
Frutto rosso aranciato e brillante con forma regolare e tondeggiante e pezzatura sostenuta.
Ottima resistenza alla manipolazione e facile da conservare. Matura 2-3 settimane dopo la Golden e viene raccolta da metà ottobre fino al 10 novembre (si anticipa di 15 giorni in pianura)

Renetta del Canada


Cultivar di notevole diffusione internazionale. Si raccoglie in ottobre.
Frutto di dimensioni medio-grandi con polpa poco succosa e buccia spessa di colore giallo-verde, irregolare e può presentare rugginosità (grana) che indica qualità.
Particolarmente soggetta ad ammaccature!

Imperatore


Raccolta da settembre a novembre, buccia di colore rosso e resiste bene a manipolazioni. Facilmente riconoscibile per la buccia cerosa.

Granny Smith


Origine Australiana, raccolta da settembre a ottobre.
Conosciuta come la “mela verde” o la “mela per diabetici” in quanto scarsa di zucchero e molto acida.
Pianta mediamente vigorosa, fruttifica in prevalenza su lamburde, messa a frutto lenta e produttività buona.
Il frutto ha pezzatura medio-grossa, con buccia spessa e colore verde intenso.

Braeburn


Originaria della Nuova Zelanda, pianta poco vigorosa e con produttività elevata e costante. Frutto con pezzatura media, buccia di colore verde giallo. Dolce e leggermente acidulo, ottima resistenza alla temperatura e può essere consumata cotta. Raccolta in ottobre.

Annurca


Diffusa in Campania ed è un’IGP; definita la “Regina delle mele”.
Raccolta da metà settembre e poi esposte al sole ricoperte da materiali soffici per due settimane.
Frutto piccolo, polpa croccante e compatta estremamente aromatica e con una punta di acidulo.

Jonagold


Cultivar autunno-invernale nata negli USA.
Pianta vigorosa, lenta nella messa a frutto, produttiva con buccia bicolore giallo-verde sul fondo e rossa. Gusto non molto dolce e matura da metà settembre

Stayman


Prodotta in Italia da ottobre fino ad aprile. L’albero è molto vigoroso e abbastanza produttivo.
Frutto medio-grande con buccia rossa e sfumature giallo-verdi. Sapore più acidulo che dolce e non è molto coltivata né molto venduta.

Scelta delle cultivar


Devono avere idonee caratteristiche agronomiche, commerciali e di resistenza alle avversità climatiche e parassitarie. È opportuno riferirsi alle “liste di orientamento varietale per i fruttiferi” ovvero uno strumento che mette a disposizione informazioni sulle nuove cultivar meritevoli di interesse che ogni anno vengono pubblicate su ListeVarietali.it
Le liste sono suddivise per aree geografiche quindi si sceglie la cultivar basandosi sull’aera di coltivazione.

Propagazione


Attuata per via gamica o agamica.
I più diffusi per via agamica sono la margotta di ceppaia, propaggine e talee di rami, per ottenere portinnesti clonali.
La propagazione gamica ormai è usata solo per la produzione di portinnesti franchi finalizzati quindi alla formazione di alberi a scopo ornamentale.

Portinnesti


Esiste una grande varietà di portinnesti che rendono il melo adattabile a qualunque tipo di terreno. I portinnesti franchi risultano quasi completamente sostituiti da quelli clonali; in Italia esistono quasi esclusivamente portinnesti selezionati in Inghilterra.
I più utilizzati in melicoltura integrata sono:
M9: ha scarso vigore ed è utilizzato negli impianti ad alta densità. Imprime uno sviluppo contenuto anticipandone l’entrata in fruttificazione; ha produttività elevata con frutti di buona pezzatura. Richiede terreni freschi, ben dotati di sostanza organica ed elementi nutritivi. Apparato radicale ridotto e poco approfondito, quindi necessita di strutture di sostegno; resiste abbastanza a ristagni idrici e teme la siccità.
M26: piante più vigorose dell’M9, apparato radicale più sviluppato quindi miglior ancoraggio al terreno ma possiede minor efficienza produttiva. Entra in produzione precocemente con qualità e pezzature uguali all’M9. Sensibile alla butteratura amara.
M106: Forse il più usato nonostante abbia una vigoria superiore, dotato di efficienza simile all’M9 e rapida entrata in produzione. Buona è la sua moltiplicazione in vivaio. Apparato radicale che offre buon ancoraggio, non necessita di strutture di sostegno. Predilige terreni freschi e fertili e teme il ristagno idrico.
M111: ha elevata vigoria, adatto a cultivar deboli e per terreni siccitosi, poveri e calcarei. Apparato radicale espanso con buon ancoraggio, non servono strutture di sostegno. Veloce entrata in produzione e maggiore produttività. Risulta molto resistente ai freddi invernali.
Principali forme di allevamento tradizionali e moderne
Per poter esprimere al meglio le qualità sensoriali, il melo deve essere coltivato in zone vocate.
In aree collinari e pedemontane, appezzamenti esposti a sud, sud-est e sud-ovest e orientare i filari in direzione nord-sud. Nel caso di pendenza>20% si può ricorrere alla sistemazione a ritocchino e per evitare erosione del terreno si esegue inerbimento nell’interfila.
In pianura deve essere garantito un franco di coltivazione di almeno 60-70cm, assicurando lo smaltimento delle acque in eccesso.
Il materiale vivaistico deve essere certificato ed esente da malattie ed è costituito da astoni innestati di un anno che vengono messi a dimora fine autunno o fine inverno prima della schiusura delle gemme; è opportuno non far passare troppo tempo fra l’estirpazione dal vivaio e la messa a dimora degli astoni.
Le buche sono larghe e profonde circa 40cm e sul fondo si può porre fertilizzante e/o una piccola quantità di sostanza organica; dopo la messa a dimora è consigliabile irrigare gli astoni.
In questa fase è fondamentale la scelta del portinnesto e del sesto di impianto con lo scopo di massimizzare l’intercettazione della luce e di sfruttare al massimo la copertura del terreno, garantendo la possibilità di effettuare operazioni colturali.

Forme di allevamento


In passato si usavano il vaso classico, il vaso trentino, costituiti da due palchi di tre branche ciascuno e la palmetta regolare a branche oblique.
Oggi si usano forme più ridotte, con elevato rapporto superficie/volume e favoriscono illuminazione a tutta la chioma. L’altezza solitamente non supera i 3 metri per agevolare le operazioni colturali.
Le forme di allevamento più utilizzate sono:
• Palmetta tradizionale: forma di allevamento in parete, consente di semplificare le principali operazioni colturali e un aumento di densità di piante/ha. Nel tempo si è passati dalla palmetta regolare a quella irregolare con vantaggi di riduzione degli interventi di potatura e anticipo dell’entrata in produzione.
• Palmetta anticipata: forma più moderna che permette di anticipare di un anno l’entrata in produzione. La struttura è simile alla palmetta libera con la differenza che al primo anno di impianto l’astone viene messo a dimora lasciando tutte le ramificazioni che lo rivestono.
• Fusetto: è la forma più diffusa, è estremamente semplificata, con uno scheletro ridotto ad un asse centrale verticale di 3 metri e un palco di 3-4 branche. L’altezza contenuta consente l’attuazione delle operazioni di raccolta e potatura da terra.



Potatura


• Potatura di allevamento: deve lasciare la maggior superficie fogliare possibile limitando al minimo indispensabile i tagli; devono essere asportati solo i succhioni, i germogli e i rami scomodi, spezzati o malati.
• Potatura di produzione: tagli di sfoltimento, ritorno e risanamento per equilibrare attività vegetativa e produttiva e favorire una buona illuminazione e aerazione in tutte le porzioni della chioma
I tagli di ritorno servono a controllare e contenere la dimensione della chioma mentre quelli di risanamento per eliminare parti danneggiate.
Nel caso di cultivar che producono prevalentemente su lamburde la potatura deve essere leggera nei primi anni
Nel caso di cultivar che producono anche su rami misti e brindilli la potatura deve essere fatta in modo da mantenere un equilibrio tra rami di un anno, brindilli e rami misti e lamburde inserite su branchette di 2-3 anni.
Potatura meccanica
Molto efficace, riduce i tempi di esecuzione della potatura stessa. Le produzioni medie non diminuiscono ma si nota una riduzione della pezzatura del frutto. Si opera in inverno.

Tecnica colturale


Gestione del terreno


Solitamente si ricorre all’inerbimento, lasciando crescere erbe spontanee o eseguendo semine di miscugli di più specie in tutto il terreno o solo nell’interfila. Questo va controllato con sfalci durante la stagione vegetativa mantenendo un’altezza di 10-15cm; è opportuno eseguire uno sfalcio prima di eventuali trattamenti fitosanitari.
Vantaggi: limita ristagni idrici, migliora struttura del terreno, limita erosione, permette accesso delle macchine anche in condizioni avverse.
In terreni siccitosi e in assenza di irrigazione si eseguono lavorazioni del terreno: in autunno una fresatura per favorire l’accumulo delle acque meteoriche e l’interramento di fertilizzanti organici e minerali poco mobili; in primavera-estate lavorazioni superficiali per eliminare malerbe e ridurre evaporazione.

Fertilizzazione di produzione


Serve a mantenere nel terreno un’idonea disponibilità di elementi nutritivi in rapporto alle esigenze delle piante. Per una corretta fertilizzazione occorre conoscere le caratteristiche fisico-chimiche del terreno e i fabbisogni delle piante.
La fertilizzazione mira a reintegrare la sostanza organica mineralizzata e gli elementi nutritivi sottratti al terreno perché asportati dalla coltura sia sotto forma di frutti che di materia organica vegetale. In terreni siccitosi la sostanza organica può essere apportata mediante il sovescio.

• Azoto: ogni anno 60 Kg/ha; gli eccessi possono provocare elevato rigoglio vegetativo mentre se in difetto un ridotto sviluppo vegetativo, diminuzione della produzione delle mele e peggiora le qualità sensoriali.
• Fosforo: 40-50 Kg/ha ogni anno
• Potassio: elemento nutritivo presente in maggiore quantità nei frutti. Effetti positivi su qualità sensoriali e sulla serbevolezza delle mele. 50-80 Kg/ha ogni anno.
• Calcio: aumenta resistenza alle spaccature dell’epicarpo e migliora serbevolezza
• Magnesio: presente in quantità elevate nel terreno
Irrigazione
Induce precoce messa a frutto e determina:
• Aumento delle quantità prodotte, migliorando pezzatura e numero di frutti portati a maturazione
• Migliora serbevolezza mele
• Migliora qualità sensoriali
Il melo è sensibile agli stress idrici, è utile sospendere l’irrigazione un mese prima della raccolta. Funzione umettante e termica e il sistema irriguo più diffuso è quello per aspersione sovrachioma anche se si sta sviluppando molto anche quello a goccia.
Il fabbisogno idrico è di 4000-5000 m3 /ha e aumenta del 20% in presenza di inerbimento.
Principali avversità e controllo
Controllo attuato sempre più spesso secondo principi di agricoltura ecocompatibile, integrata o biologica, allo scopo di ridurre al minimo il ricorso a mezzi tecnici che hanno un impatto sull’ambiente o sulla salute dei consumatori.
Controllo delle infestanti mediante diserbo.
Raccolta
Insieme alla potatura sono le operazioni più costosa per l’alto impiego di manodopera. L’epoca migliore può essere individuata attraverso degli indici quali: durezza della polpa, residuo secco rifrattometrico, contenuto in amido della polpa, colore di fondo della buccia, acidità totale; si possono utilizzare più parametri insieme.
È sempre presente una scalarità nella maturazione. Bisogna fare attenzione a non provocare ammaccature o ferite.
La produzione media per ettaro è di 35-50 t/ha e ogni raccoglitore raccoglie ogni ora 150-200 Kg/h

Qualità e caratteristiche del prodotto


Per poter essere commercializzate, le mele devono essere intere, sane, pulite e prive di sostanze estranee visibili, fresche nell’aspetto, prive di parassiti ed esenti da danni causati da questi; 3 categorie di qualità:
• Categoria extra: tutte le mele devono avere forma e colore tipici della cultivar, buccia non deve avere lesioni e il picciolo deve essere intero
• Categoria I: forma e colore tipici della cultivar, lesioni ed ammaccature consentite fino a massimo 1,5 cm2 e non più del 10% dei frutti senza picciolo.
• Categoria II: può esserci qualche leggero difetto di forma e colorazione, buccia con lesioni ed ammaccature di massimo 2,5 cm2 e non più del 20% dei frutti senza picciolo
È obbligatorio classificare le mele per diametro: frutto grosso almeno 65mm e frutto piccolo minimo 60mm. Se il diametro è più piccolo di cosi vengono messi nella categoria II oppure scartati.
Estratto del documento

Riccardo Scotton 5^BG

Il Melo

Scheda di riconoscimento

Pianta

Molto vigorosa che può raggiungere 8-10m; specie a foglia caduca che in inverno entra in riposo

vegetativo. Lo sviluppo della pianta è acrotono

Foglie

Alterne, di forma ovale e lisce sulla pagina superiore con apice appuntito

Fiori

Ermafroditi raccolti in numero di 4-9 formando infiorescenze (corimbi) e la fecondazione è

solitamente entomofila

Frutto

Detto pomo, è un falso frutto

Semi

Da 5 a 10, si trovano singoli o a coppie nelle logge dell’endocarpo.

Importanza economica e diffusione

La produzione mondiale è in crescita negli ultimi anni e ha superato i 75 milioni di tonnellate. La

leadership mondiale nella produzione spetta alla Cina che da sola produce il 45% della produzione

totale mondiale. L’Italia è al sesto post nel mondo con 2,4 milioni di tonnellate; i meleti italiani

hanno una resa superiore a quelli degli altri paesi.

Per quanto riguarda l’agricoltura biologica è il paese leader in Europa.

Origine e domesticazione

Il melo è l’albero da frutto dell’area temperata più importante al mondo. Le sue origini sono

antichissime; proviene dalle regioni transcaucasiche.

Appartiene alla famiglia delle rosaceae, sottofamiglia pomoidee e al genere Malus (costituito da

una 30 di specie)

La più importante è la Malus communis che comprende:

• Malus communis silvestris

• Malus communis pumilia

La maggior parte delle specie è diploide ma alcune anche triploidi

Riccardo Scotton 5^BG

Descrizione morfologica

Il melo è un albero molto vigoroso che può raggiungere 8-10 m.

È una specie a foglia caduca che durante l’inverno entra in riposo vegetativo.

Le radici sono superficiali e striscianti. Lo sviluppo è acrotono e la chioma è ombrelliforme.

Le foglie sono alterne, lisce nella pagina superiore e tormentose in quella inferiore con margine

più o meno seghettato e apice appuntito.

Le formazioni fruttifere sono:

• Lamburda: ramo molto corto che termina con gemma apicale mista

• Brindillo: rametto esile con gemme a legno laterali e gemma mista all’apice

• Ramo misto: porta lateralmente sia gemme a legno che miste e termina con una gemma a

legno

I fiori sono ermafroditi e raggruppati in infiorescenze di 4-9 fiori (corimbi); il fiore centrale è detto

king flower, allega più facilmente, dà origine a frutti meno soggetti alla cascola e di maggiore

pezzatura. L’impollinazione è principalmente entomofila per autoincompatibilità citologica e

fattoriale.

Il frutto, detto pomo, è un falso frutto. Solo una parte di esso deriva dallo sviluppo dell’ovario; la

gran parte invece deriva dalla proliferazione del ricettacolo fiorale e in alcuni casi dello stesso

peduncolo. Fornito di due cavità: calicina e peduncolare

Nel frutto distinguiamo inoltre:

• Pericarpo o buccia

• Mesocarpo o polpa

• Picciolo

È buona pratica immettere nel meleto un congruo numero di arnie (4-6 per ettaro)

Fisiologia e fenologia del ciclo produttivo

La ripresa vegetativa è condizionata dal soddisfacimento del fabbisogno in freddo che è di circa

1000-1200 ore a una temperatura inferiore a 7.2°C. soddisfatta questa esigenza la pianta inizierà il

germogliamento. Il mancato soddisfacimento porta a ritardi nel ciclo e perdita di produzione.

Esigenze ambientali e pedoclimatiche

Sconsigliata nei climi caldo-aridi perché non permette il soddisfacimento del fabbisogno in freddo

con conseguente produzione scadente. Predilige climi temperato-freddi e il suo ambiente ideale è

il nord Italia. L’esposizione ottimale è a Sud. Le zone più adatte sono leggermente ventilate e

impediscono il ristagno di umidità nell’aria. Predilige terreni freschi, permeabili, profondi e di

buona fertilità.

Riccardo Scotton 5^BG

Principali cultivar ed evoluzione degli standard varietali

Sono molte le cultivar ma molte sono solo nuovi cloni di quelle originarie e più diffuse ovvero Gala,

Fuji, Braeburn e Red Delicious che sono state soppiantate da mutazioni molto più belle e meglio

retribuite.

I principali obiettivi del miglioramento genetico sono:

• Introdurre caratteristiche di resistenza alle principali malattie

• Migliorare rusticità

• Migliorare equilibrio tra aspetto vegetativo e riproduttivo

• Ampliare il calendario di mutazione

• Migliorare qualità sensoriale e serbevolezza dei frutti

Le cultivar possono essere differenziate in base:

1. Habitus di crescita: standard o spur (elevata densità di lamburde)

2. Modalità di fruttificazione

3. Epoca di maturazione: estiva, autunnale, invernale

4. Resistenza o meno alla ticchiolatura

5. Epoca di fioritura: precoce, intermedia

Descrizione delle principali cultivar

Golden Delicious

Principale mela e cultivar cardine della melicoltura in Italia. Piante di medio vigore, portamento

espanso e rapida entrata in produzione, con produttività elevata e costante.

Il frutto è adatto alla lunga conservazione e l’epidermide è liscia di colore verde virante al giallo. La

polpa è croccante, succosa con buon tenore zuccherino e di acidità. Raccolta da metà settembre a

fine ottobre, 15 gg prima in pianura. Ultimamente si è diffusa la raccolta in più momenti. La

Golden si conserva in maniera eccellente.

Red Delicious

Piante poco vigorose e lente a entrare in produzione con produttività medio-bassa.

Il colore è rosso e sul fondo verde, con l’epidermide liscia e la polpa mediamente dolce,

leggermente acidula.

Forma allungata e colore rosso vivace intenso sono elementi qualitativi molto importanti.

Si conserva bene ed è molto resistente alle manipolazioni; viene raccolta circa una settimana

prima della Golden Delicious

Gala (Mondial Gala e Royal Gala)

Buona qualità sensoriale, alta produttività e ottime caratteristiche agronomiche. Necessitano di

molta cura. Il frutto si raccoglie tra il 20 agosto e il 10 settembre e ha il vantaggio di raggiungere la

maturazione circa due settimane prima delle Golden Delicious.

Buccia rosso vivo con striature gialle ed estremamente liscia al tatto.

Riccardo Scotton 5^BG

Polpa succosa e croccante che diventa morbida in seguito alla maturazione con sapore dolce e

gradevole; ha una buona resistenza alla manipolazione e può essere conservata per lunghi periodi.

Fuji

Originaria del Giappone ha elevata produttività e buone caratteristiche sensoriali

Frutto rosso aranciato e brillante con forma regolare e tondeggiante e pezzatura sostenuta.

Ottima resistenza alla manipolazione e facile da conservare. Matura 2-3 settimane dopo la Golden

e viene raccolta da metà ottobre fino al 10 novembre (si anticipa di 15 giorni in pianura)

Renetta del Canada

Cultivar di notevole diffusione internazionale. Si raccoglie in ottobre.

Frutto di dimensioni medio-grandi con polpa poco succosa e buccia spessa di colore giallo-verde,

irregolare e può presentare rugginosità (grana) che indica qualità.

Particolarmente soggetta ad ammaccature!

Imperatore

Raccolta da settembre a novembre, buccia di colore rosso e resiste bene a manipolazioni.

Facilmente riconoscibile per la buccia cerosa

Granny Smith

Origine Australiana, raccolta da settembre a ottobre.

Conosciuta come la “mela verde” o la “mela per diabetici” in quanto scarsa di zucchero e molto

acida.

Pianta mediamente vigorosa, fruttifica in prevalenza su lamburde, messa a frutto lenta e

produttività buona.

Il frutto ha pezzatura medio-grossa, con buccia spessa e colore verde intenso.

Braeburn

Originaria della Nuova Zelanda, pianta poco vigorosa e con produttività elevata e costante. Frutto

con pezzatura media, buccia di colore verde giallo. Dolce e leggermente acidulo, ottima resistenza

alla temperatura e può essere consumata cotta. Raccolta in ottobre.

Annurca

Diffusa in Campania ed è un’IGP; definita la “Regina delle mele”.

Raccolta da metà settembre e poi esposte al sole ricoperte da materiali soffici per due settimane.

Frutto piccolo, polpa croccante e compatta estremamente aromatica e con una punta di acidulo.

Jonagold

Cultivar autunno-invernale nata negli USA.

Pianta vigorosa, lenta nella messa a frutto, produttiva con buccia bicolore giallo-verde sul fondo e

rossa. Gusto non molto dolce e matura da metà settembre

Riccardo Scotton 5^BG

Stayman

Prodotta in Italia da ottobre fino ad aprile. L’albero è molto vigoroso e abbastanza produttivo.

Frutto medio-grande con buccia rossa e sfumature giallo-verdi. Sapore più acidulo che dolce e non

è molto coltivata né molto venduta.

Scelta delle cultivar

Devono avere idonee caratteristiche agronomiche, commerciali e di resistenza alle avversità

climatiche e parassitarie. È opportuno riferirsi alle “liste di orientamento varietale per i fruttiferi”

ovvero uno strumento che mette a disposizione informazioni sulle nuove cultivar meritevoli di

interesse che ogni anno vengono pubblicate su ListeVarietali.it

Le liste sono suddivise per aree geografiche quindi si sceglie la cultivar basandosi sull’aera di

coltivazione.

Propagazione

Attuata per via gamica o agamica.

I più diffusi per via agamica sono la margotta di ceppaia, propaggine e talee di rami, per ottenere

portinnesti clonali.

La propagazione gamica ormai è usata solo per la produzione di portinnesti franchi finalizzati

quindi alla formazione di alberi a scopo ornamentale.

Portinnesti

Esiste una grande varietà di portinnesti che rendono il melo adattabile a qualunque tipo di

terreno. I portinnesti franchi risultano quasi completamente sostituiti da quelli clonali; in Italia

esistono quasi esclusivamente portinnesti selezionati in Inghilterra.

I più utilizzati in melicoltura integrata sono:

M9: ha scarso vigore ed è utilizzato negli impianti ad alta densità. Imprime uno sviluppo

contenuto anticipandone l’entrata in fruttificazione; ha produttività elevata con frutti di

buona pezzatura. Richiede terreni freschi, ben dotati di sostanza organica ed elementi

nutritivi. Apparato radicale ridotto e poco approfondito, quindi necessita di strutture di

sostegno; resiste abbastanza a ristagni idrici e teme la siccità.

M26: piante più vigorose dell’M9, apparato radicale più sviluppato quindi miglior

ancoraggio al terreno ma possiede minor efficienza produttiva. Entra in produzione

precocemente con qualità e pezzature uguali all’M9. Sensibile alla butteratura amara.

M106: Forse il più usato nonostante abbia una vigoria superiore, dotato di efficienza simile

all’M9 e rapida entrata in produzione. Buona è la sua moltiplicazione in vivaio. Apparato

radicale che offre buon ancoraggio, non necessita di strutture di sostegno. Predilige terreni

freschi e fertili e teme il ristagno idrico.

M111: ha elevata vigoria, adatto a cultivar deboli e per terreni siccitosi, poveri e calcarei.

Apparato radicale espanso con buon ancoraggio, non servono strutture di sostegno. Veloce

entrata in produzione e maggiore produttività. Risulta molto resistente ai freddi invernali.

Riccardo Scotton 5^BG

Principali forme di allevamento tradizionali e moderne

Per poter esprimere al meglio le qualità sensoriali, il melo deve essere coltivato in zone vocate.

In aree collinari e pedemontane, appezzamenti esposti a sud, sud-est e sud-ovest e orientare i

filari in direzione nord-sud. Nel caso di pendenza>20% si può ricorrere alla sistemazione a

ritocchino e per evitare erosione del terreno si esegue inerbimento nell’interfila.

In pianura deve essere garantito un franco di coltivazione di almeno 60-70cm, assicurando lo

smaltimento delle acque in eccesso.

Il materiale vivaistico deve essere certificato ed esente da malattie ed è costituito da astoni

innestati di un anno che vengono messi a dimora fine autunno o fine inverno prima della schiusura

delle gemme; è opportuno non far passare troppo tempo fra l’estirpazione dal vivaio e la messa a

dimora degli astoni.

Le buche sono larghe e profonde circa 40cm e sul fondo si può porre fertilizzante e/o una piccola

quantità di sostanza organica; dopo la messa a dimora è consigliabile irrigare gli astoni.

In questa fase è fondamentale la scelta del portinnesto e del sesto di impianto con lo scopo di

massimizzare l’intercettazione della luce e di sfruttare al massimo la copertura del terreno,

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