Concetti Chiave
- Il latte biologico proviene da allevamenti conformi alle normative comunitarie che regolano la stabulazione e l'alimentazione.
- Gli animali devono avere accesso all'aperto con spazi minimi di 6 mq per superfici coperte e 4,5 mq per scoperte.
- L'alimentazione prevede il 60% di foraggi e il 40% di concentrati, con possibilità di riduzione per vacche da latte all'inizio della lattazione.
- I vitelli sono alimentati con latte naturale o in polvere privo di antibiotici e antiossidanti per almeno tre mesi.
- Si incoraggia l'uso di razze autoctone per ridurre patologie e limitare l'uso di farmaci, con periodi di sospensione doppi per trattamenti convenzionali.
Latte biologico
Il latte biologico deve provenire da allevamenti biologici gestiti secondo le norme previste dalla normativa comunitaria (Reg. CEE n. 2092/91, Reg. CE n. 1804/99, Reg. CE n. 834/07, Reg. CE n. 889/08) integrata dai successivi Decreti del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
Tali regolamenti disciplinano in particolare le modalità di conduzione della stabulazione e il tipo di alimentazione da somministrare agli animali.
Vediamo gli aspetti salienti di tali norme.
Gli animali devono potersi muovere all’aperto e quindi deve essere consentito l’accesso al pascolo o a un paddock; inoltre la superficie minima disponibile per ogni vacca da latte deve essere di almeno 6 mq.
L'alimentazione deve essere costituita per il 60% da foraggi freschi, affienati o insilati e il 40% da concentrati (mangimi, cereali, semi di leguminose ecc.). E’ comunque possibile per le vacche da latte una riduzione di foraggi al 50% per un periodo massimo di tre mesi dall’inizio della lattazione.
Tutti i concentrati introdotti in razione devono essere di tipo biologico meglio se prodotti nella stessa azienda.
I vitelli vengono alimentati con latte naturale, possibilmente quello materno, per almeno tre mesi; in alternativa è possibile utilizzare latte in polvere, privo di antibiotici e di antiossidanti di sintesi.
La legge consiglia inoltre la scelta di razze autoctone e con caratteristiche di rusticità, perché questo contribuirebbe a una diminuzione delle patologie e a un minor uso di farmaci di sintesi, che peraltro sono utilizzabili solo in casi eccezionali. Nel caso vengano utilizzati farmaci convenzionali il tempo di sospensione del trattamento prima dell’utilizzo dei prodotti (latte o carne) è comunque doppio rispetto a quello di norma previsto.