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IL CONTINENTE
Le più antichi fonti sulle tribù germaniche che distrussero l’impero romano sono molto meno
dettagliate e vivide di quelle irlandesi; le vite dei santi contengono molto meno materiale etnogra-
fico. La famosa Germania di Tacito presenta un quadro della vita germanica indubbiamente idealiz-
zato. Le leggi nazioni, redatte tra il 500 e il 900, contengono riferimenti a matrimoni, doti ed eredi-
tà, ma sono spesso oscure e di difficile interpretazione.
La «Sippe»
Nonostante la sua importanza, la Sippe si incontra di rado nelle fonti più antiche e l’identificazione
della sua estensione, struttura e organizzazione interna è difficile. Secondo Tacito i membri della
Sippe (genitori e parenti) erano presenti alle cerimonie matrimoniali, ricevendo e approvando i
doni offerti alla sposa: infatti, probabilmente la Sippe combinava i matrimoni dei suoi membri.
I riferimenti all’antica Sippe sono pochi, ma si può concludere che le popolazioni germaniche,
nei loro spostamenti all’interno dell’impero, organizzassero i territori occupati in base ai gruppi fa-
miliari. La Sippe germanica, come la sept irlandese, probabilmente esercitava una sorta di signoria
sul territorio, possedeva diritti residui sui terreni dei propri componenti, manteneva la pace e arbi-
trava le dispute. Ma questo non compromise la norma prevalente secondo cui la proprietà della
terra e l’iniziativa spettavano al singolo, né cancellò i dislivelli economici.
Le fonti non ci dicono nulla della sua organizzazione interna, ma la Sippe si doveva reggere su
una struttura cognatizia. In molti documenti (VIII – IX sec.) molte persone identificano se stesse
con la madre piuttosto che con il padre. Inoltre, occasionalmente era l’uomo ad entrare a far parte
della Sippe della sposa: la loro prole rimenava all’interno della Sippe della madre.
Ma perché la Sippe, fondamento del sistema di parentele fra gli antichi germani, appare così di
rado nelle fonti? Una ragione potrebbe essere che molto presto la Sippe cedette molte delle sue
funzioni ad altri gruppi sociali, fondati sul territorio piuttosto che sulla parentela.
Le fonti longobarde fanno sporadicamente menzione di un gruppo particolare di individui, detto
fara. Molto toponimi, in Italia e in Francia, sono composti dalla parola fara: questo fa pensare che i
luoghi indicassero in origine i territori dove erano le farae si erano stabilite e che controllavano. Se-
condo un’interpretazione etimologica, fara avrebbe significato all’inizio «seguito»; probabilmente
indicava la Sippe, dai confini poco definitivi (una legge dichiarava che un uomo libero poteva trasfe-
rirsi con la sua fara ovunque desideri). In altri testi la parola fara è citata con il significato di «ge -
nealogia». Le leggi degli alamanni riferiscono una disputa nata tra due genealogiae riguardo ai loro
territori rispettivi.
Unità familiari
La Sippe germanica era costituita da famiglie diverse. L’autorità che il padre esercitava su tutti i suoi
sottoposti (moglie, figli e schiavi) era chiamata munt o munduburdium. Analoga alla manus roma-
na, non era tanto assoluta e permanente. Oltre alla munt, i padri e i mariti esercitavano sulle figlie
e sulle mogli il mundius: fra i longobardi e donne non acquisivano mai una piena autonomia, ma
erano sempre soggette a un mun dualdus.
I germani riconoscevano due forme di matrimonio che erano analoghi ai matrimoni romani in
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manu e sine manu. Il matrimonio formale comportava tre momenti: il fidanzamento (sponsalia), il
pagamento da parte dello sposo della dote (pretium nuptiale), la consegna della sposa allo sposo. Il
fidanzamento era una promessa di matrimonio e una accordo sulle sue modalità, ed era molto più
solenne che nel mondo romano. I capi delle famiglie stipulavano un contratto formale in cui si sta-
bilivano le modalità del matrimonio, che era l’occasione in cui venivano effettuati pagamenti e do-
nazioni.
In seguito, la principale beneficiaria dell’insieme dei pagamenti era la sposa. Le donazioni erano
di tre tipi: la dote stessa, il «dono del mattino» (la Morgangabe), ricevuta dopo che il matrimonio
era stato consumato e i doni ricevuti dalla propria famiglia. Anche la sposa poteva dare qualche
dono al marito, ma la legge non la costringeva a farlo.
I germani riconoscevano anche un matrimonio informale, chiamato friedelche, da fidila [= ama-
ta]. Esso non implicava il trasferimento dell’autorità sulla donna e non richiedeva una dote: era una
specie di rapimento a cui la donna acconsentiva. Ma la donna era più di una concubina, perché l’u-
nione era pubblicamente riconosciuta, e anche lei riceva il dono del mattino. Questo generi di ma-
trimoni rimasero a lungo comuni, costituendo un grosso problema per la Chiesa lungo il Medioevo.
Le leggi germaniche, come le romane, continuarono a permettere ai mariti di divorziare dalle
moglie, ma non alle mogli di divorziare dai mariti. Il marito doveva soltanto compilare un libellum
ripudii in cui rinunciava formalmente agli obblighi che si era assunto nell’originale contratto matri-
moniale.
Parentela ed eredità
La Sippe germanica era bilineare e dava grande importanza anche alla parentale acquisita per la
linea femminile. Gli uomini erano i più avvantaggiati, ma le donne indicavano chi tra di loro doveva
essere l’eletto. In tutte le leggi germaniche sia i figli che le figlie avevano diritto alle proprietà dei
loro genitori, ma tale diritto era diverso da popolo a popolo e dipendeva dal tipo di proprietà. Le
donne non avevano invece una posizione secondaria nell’eredità beni mobili e in alcune tradizioni
erano perfino favorite.
Il sistema di parentela e di matrimonio dei germani presenta molte somiglianze rispetto a quello
degli irlandesi: il concubinato tendeva a concentrare le donne nelle case dei potenti, creando note-
vole scarsità di donna nei livelli bassi della società. Ma la cattiva distruzione delle donne nella so-
cietà aumentava senza dubbio i rapimenti, ai quali la leggi germaniche fanno frequenti riferimenti.
«Muliebra opera»
Fra i germani le donne erano valutate non solo per l’attrazione sessuale, ma anche per le loro mol -
teplici capacità. Ai più alti livelli della società, le donne appaiono spesso come amministratici di fa-
miglie, di proprietà, o dello stesso palazzo reale. Le donne erano attivamente impegnate in molte
attività produttive: partecipavano ai lavori agricoli, specialmente legati all’economia interna della
casa (giardinaggio, cura degli animali). Sopratutto, controllavano la produzione delle vesti in tutte
le sue fasi.
Dopo la conversione dei germani al Cristianesimo, anche la conoscenza delle lettere fu conside-
rata adatta alle donne, almeno all’interno delle classi sociali più alte e nella vita religiosa. Le donne
erano anche istruite in tecniche come la filatura, la tessitura e il cucito.
Bambini
Le vite dei santi merovingi offrono numerosi esempi di infanticidio. Anche se fra i germani l’infanti -
cidio era conosciuto, sembra che non sia mai stato praticato sistematicamente. Come sembra sot-
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tintendere Tacito, i germani allevavano molti figli, ma investivano poco nella loro educazione, sia
psicologicamente che materialmente: l’educazione di un figlio di un nobile era uguale a quella di
uno schiavo. I bambini crescevano in un’atmosfera di benevola indifferenza.
Avuncolato e baliatico
Il concubinato praticato dai germani può avere prodotto come conseguenza un’aumentata promi-
scuità sessuale, rendendo difficile l’identificazione delle linee di discendenza tramite i maschi, e
può aver attribuito ai legami matrilineari la più certa indicazione della parentela. L’avunculato e al-
tre forme di parentela per linea femminile appaiono anche nei documenti. Inoltre, l’avuncolato
non era soltanto prerogativa degli uomini.
Alla ricerca di un sistema
I germani, come gli irlandesi, organizzavano la proprietà terriera sulla base delle tribù. Anche la fa-
miglie e i matrimoni dei due popoli mostrano somiglianze. La poliginia causò un diffuso concubina-
to, un accentramento delle donne nelle case dei potenti e una scarsità di giovani spose. L’alto pre -
stigio che la Chiesa conferiva a una vita di verginità probabilmente contribuì alla scarsità di donne
desiderose di sposarsi. La scarsità di donne assicurava loro vantaggiosi contratti matrimoniali, ma
era causa di numerosi rapimenti. La notevole promiscuità esaltò l’importanza dei legami matrili-
neari e dell’avuncolato. Ma, mentre la Sippe germanica si indebolì precocemente; la conservatrice
Irlanda rimase a lungo legate alle sue istituzioni più antiche.
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La formazione della famiglia altomedievale
A partire dal 750 circa le fonti diventano più numerose e ricche. Principalmente, i documenti ap -
partengono a due categorie:
documenti seriali, ossia tutti gli atti distribuiti lungo un certo arco di tempo, molti dei quali
– derivano dalle attività amministrative delle grandi signore monastiche;
inventari di determinati complessi fondiari.
–
Unità commensurabili
Sia i documenti che gli inventari ricorrono a una nuova unità per valutare l’estensione di un com-
plesso fondiario e il numero di famiglie che vi risiedono: il manso. Benché dovessero prestare ma-
nodopera al signore, molti servi vivevano con le loro famiglie in mansi di loro proprietà, che essi la-
voravano e di cui potevano trattenere l’intera produzione (anche se dovevano pagare censi
consuetudinari), e che potevano trasmettere ai loro eredi. Per descrivere la consistenza di questa
nuova unità, coloro che redigevano l’inventario utilizzavano vecchi termini attribuendo loro nuovi
significati:
familia, non più con il significato tradizionale di quanti erano soggetti al paterfamilias, ma
– l’intera famiglia, compreso il capofamiglia;
sors, che significava quota di spartizione o eredità;
– colonia, il terreno lavorato dall’affittuario libero, il colonus.
–
Come unità, i mansi devono essere stati grosso modo comparabili fra loro per estensione, per la
consistenza delle famiglie che vi abitavano e per la capacità produttiva complessiva. Inoltre, queste
unità familiari contadine erano allo stesso tempo intese come unità morali e fisiche.
I mansi
Il fattore che si rivelò risolutivo della formazione di unità familiari commensurabili nella società al-
tomedievale fu sicuramente la scomparsa dell’antica schiavitù e l’opera di ripopolamento e di mes-
sa a coltura delle terre sulla base del manso, vale a dire sulla base della manodopera contadina.