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LA CULTURA LOMBARDA E GIUSEPPE PARINI
Alla metà del '700 il centro più attivo della cultura lombarda è la vecchia Accademia dei trasformati, riorganizzata a partire dal 1743 dal conte Giuseppe Maria Imbonati, che proponeva una letteratura ispirata al classicismo rinascimentale, e al diretto insegnamento degli antichi, cercando di superare in un'ottica moderata e conservatrice l'angustia del modello pastorale arcadico e aprendosi ai temi della vita contemporanea. Attorno all'Accademia, i maggiori rappresentanti della letteratura lombarda, dal Parini ai poeti dialettali Domenico Balestrieri e Carl'Antonio Tanzi, al Cicerone all'autore dell'ampio poema didascalico 'I', Gian Carlo Passeroni. L'esigenza di un più vivo contatto con l'illuminismo, di uscire da una cultura formalistica e di un intervento più attivo nella realtà politica, portano nel 1761 alla fondazione della nuova Accademia dei Pugni.
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Alla nascita del vero movimento illuministico milanese. Gli anni '60 sono i più vivaci, con la pubblicazione de 'Il caffè', dal 1764 e il 1766, e de 'Il mattino' e 'Il mezzogiorno' di Parini. Questa spinta finisce per incontrarsi con il rilancio della politica riformatrice di Maria Teresa, la maggior parte degli illuministi milanesi entra nell'amministrazione statale, iniziando una politica di collaborazione con il potere asburgico.
Il conte PIETRO VERRI fu l'animatore dell'Accademia dei Pugni (il nome viene dalla diceria secondo cui le discussioni finivano irrimediabilmente a botte), alle cui riunioni partecipavano anche il fratello Alessandro Verri, Cesare Beccaria ('Dei delitti e delle pene', 1764), l'abate Alfonzo Longo e il scienziato Paolo Frisi. Dall'Accademia nacque 'Il Caffè', fogli di quattro pagine rilegati in un volume alla fine dell'anno (si arriva a due anante), presentate come
Frutto di discussioni effettuate presso labottega di un caffettiere greco, Demetrio. Vi è una sorta di entusiasmo giovanile all'idea di una vita più felice (<<Massima felicità divisa in maggior numero>>), ben consapevole dei limiti dell'azione intellettuale, che prevede un'accettazione dei principi del sensismo, che individuano nelle sensazioni le radici della stessa attività razionale. Nel contesto dell'assolutismo austriaco e del Ducato di Milano, essi non possono certo prendere posizioni rivoluzionarie; tuttavia mirano a una modificazione dei rapporti tra le classi sociali, a una più dinamica circolazione della ricchezza, all'eliminazione dei parassitismi, dei falsi valori, delle istituzioni decrepite. Si ricerca anche un linguaggio razionale e appassionato, che non si limiti a riprodurre passivamente la realtà ma sappia attraversarla e spiegarla, <<cose, non parole>>(Alessandro Verri,
articolo 'notaio degli autori del presente foglio periodico al Vocabolario della Crusca'). Si può considerare P.Verri come uno dei maggiori prosatori del secolo, dallo stile asciutto e libero, pieno di trattenutoMeditazioni sull'economia politica', La storia di Milanovigore; oltre alle ' vanno ricordati ' ',1783, e ilDiscorso sull'indole del piacere e del dolore' ', 1773, di grande importanza per Leopardi. Tra gliOsservazioni sulla torturinediti ' a', sui processi agli untori della peste del 1630, fonteicordi a mia figliaimportantissima per il lavoro manzoniano, e i 'R ' ,1777, consigli per l'educazionedella figlia Teresa, nata quell'anno. Si rintraccia infine in lui un'ipotesi di civiltà che incarna unadelle espressioni più alte dell'Illuminismo.Sempre nell'ambito dell'Accademia dei Pugni, si deve alla figura di CESARE BECCARIA l'apportodi una fortelucidità teorica e un rigoroso spirito geometrico. Dalle animate discussioni sostenute Dei delitti e delle pene con l'amico Pietro nacque il trattato Il delitto e le pene, 1764, in 42 brevi capitoletti, che ottenne critiche e consensi, in particolare dagli illuministi francesi che ne sollecitano una traduzione; parte così per Parigi insieme ad Alessandro Verri, ma incapace di sopportare lalontananza da casa lo pianta in asso e fa ritorno a Milano, determinando l'origine della rottura con i due fratelli. Nel 1770 pubblica le Ricerche intorno alla natura dello stile, con temi già affrontati nel Caffè Illuminismo, e l'anno successivo intraprende la carriera amministrativa, fino alla morte. Nella sua opera più celebre sviluppa una polemica contro un sistema giudiziario irrazionale, governato dalle più tenebrose passioni individuali e sociali, da residui magici e mitici, da ottusi interessi corporativi e barbariche forme di
violenza; una battaglia contro la pena di morte e contro la tortura, una proposta di pene dolci e socialmente utili; una ricerca delle motivazioni concrete dei delitti, che porta ad affermare il dovere dello Stato di rimuoverne le cause. Ha uno stile assoluto e sicuro, condensato in affermazioni definitive che hanno l'evidenza della parola scolpita. <<Non vi è libertà ogni qual volta le leggi permettono che in alcuni aventi l'uomo cessi di essere persona, e diventi cosa>>. GIUSEPPE PARINI nasce nel 1729 a Bosisio e nel 1754 è ordinato sacerdote. Nel 1752 pubblica Alcune poesie di Ripano Eupilino, una raccolta di 94 componimenti di vario genere, ' ', e nel 1753 è ammesso all'Accademia dei Trasformati, alla cui attività collaborò con componimenti sui temi da Dialogo sopra la nobiltà, Discorso sopra la poesia, essa proposti, come il ' ', 1757, e il ' ', 1761 e alcuni scritti polemici. Dal 1763 al 1768
È precettore del figlio di Giuseppe Maria Imbonati, il giovane Carlo, per il quale l'educazione Il Mattino Ilnel 1764 scrive l'ode 'L'. Nel frattempo nel 1763 esce ' ', nel 1765 'mezzogiorn o'. Nel 1768 ottiene la nomina a poeta del Regio Teatro Ducale, per il quale riadattaAlceste side salvata Ascanio inl'opera di Calzabigi ' '. Scrive poi i testi per due feste teatrali, 'I ' e 'Alba', 1771, quest'ultima per celebrare le nozze di Ferdinando, figlio di Maria Teresa, e BeatriceGazzetta did'Este, musicata dal quindicenne Mozart. Nel 1769 arriva l'incarico di dirigere la 'Milano' e viene nominato professore di belle lettere nelle Scuole Palatine. Dopo le brusche attivitàLa tempesta'riformatrici Giuseppe II, che gli ispirano l'ode ' , nel 1791 è sovrintendente delle scuoledi Brera e nello stesso anno esce la raccolta delle 'Odi' mentre restaincompiuta la stesura finale. Giorno del ' '. Muore nel 1799. La sua cultura si basa su una fedeltà alla tradizione classica greca e latina e all'uso che di essa aveva fatto la letteratura del '500; è un classicismo integrale, aperto alla realtà, che - fedele all'insegnamento Oraziano - intreccia strettamente la cura per la forma e l'equilibrio espressivo con una animosa tensione morale. Il classicismo oraziano fondato sull'identificazione tra ragione e natura, si incontra nel Parini con la problematica dell'illuminismo; facendo convergere le due cose, Parini si pone come Poeta Civile, impegnato a diffondere una moderata razionalità in tutta la vita sociale, a rimuovere i pregiudizi e le prepotenze che deformano i reali rapporti tra gli uomini, a far sviluppare le conoscenze pratiche capaci di renderli più felici. La sua condizione di povero sacerdote, di precettore, e di letterato subalterno fa sorgere in lui un groviglio di desideri.di frustrazioni e di risentimenti che rendono molto ambiguo il suo giudizio sulla nobiltà, e gli danno un'amara coscienza dei dislivelli sociali, a cui egli oppone una spontanea esigenza di eguaglianza naturale tra gli uomini. Non sono posizioni rivoluzionarie, Parini oppone a questa nobiltà parassitaria, oziosa e prepotente gli antichi modelli classici di severità, laboriosità e autentico eroismo; suggerisce un ruolo sociale positivo per la nobiltà che sappia rigenerarsi dedicandosi alla razionale ricerca del bene comune. Nel suo "classicismo illuminato" vi è una proposta di educazione della nobiltà, insieme a una risentita ostilità nei confronti della stessa. La sua poetica è quindi quella di poter "l'utile unir al vanto\di lusinghevol canto", con l'idea di una funzione mediatrice della poesia e del poeta. La storia della sua opera più importante è quanto mai complicata; invita egli pubblicò soltanto,Il mattino l mezzogiorno Laanonimi, i due poemetti ' ' e 'I '; pensava di farli seguire dal poemetto 'sera l giorno' ma poi progetta un unico poema in endecasillabi sciolti in titolato 'I ' e articolato in 4Il mattino;Il meriggio;'Il vespro';'La notteparti: ' ', il cui volume è pubblicato nel 1801 a cura di unl mattino l mezzogiornoallievo del Parini, Francesco Reina. Ne 'I ' e ne 'I ' Parini tenta una scritturaDialogo sopra la nobiltàsatirica con intenti moralistici in linea con il ' ' e l'attività presso l'Accademia.Mattino lla ModaIl ' ' è preceduto da una dedica in prosa, 'A ', e la vita alla moda di un giovin signoreIl giornonobile costituisce la materia e l'obbiettivo di tutto ' '. Fingendo di essere un precettore, conl'arma dell'ironia, viene suggerito algiovin signore come organizzare la sua giornata,descrivendone i momenti e le occupazioni quotidiane, e sottolineandone velatamente il vuoto el'assurdità della frivola vita nobiliare, anche attraverso il continuo confronto tra quel presunto giornomondo sublime e altri modi di esistenza. 'I ' appare quindi come un libello pieno di risentimento morale, rivolto contro la degenerazione della nobiltà contemporanea e sorretto da un intento 'rieducativo'. Dietro la sua ironia c'è risentimento e insieme una sorta di nostalgica partecipazione; vi si riconosce la compresenza di due componenti, quella sensistica e quella Mattinorococò, che portano ad un'evidenza esauriente, sensuosa ed elegante degli oggetti. Nel ' ' è in piena evidenza un pullulare di oggetti vani e preziosi, il protagonista non ha nome e non dice in tutto 'I ' nemmeno una parola, si muove come una marionetta, in un tempo sintetico che non scorre.immobile e compresso, e addirittura troppo lungo per quell'insieme di azioni vane. Nel