
Stand-up comedian, creator, podcaster: è talmente amato e seguito dalla GenZ – circa 140mila follower tra Instagram, YouTube e TikTok al momento in cui scriviamo – da non aver quasi bisogno di presentazioni. Lui è Fill Pill, all’anagrafe Filippo Piluso, ed è il nuovo ospite del vodcast YouTube #Sapevatelo di Skuola.net, intervistato dal creator Noah Bettio.
Non solo web e social, però: Fill Pill ha recentemente partecipato anche al talent televisivo Italia’s Got Talent e attualmente è in tour con il suo nuovo spettacolo “Divulgazione coatta ambientale”, prodotto da The Comedy Club e da Future Proof Society, che ha toccato le più importanti città italiane, tra cui Roma, Milano, Bologna e Napoli.
Insomma, il palco – virtuale e fisico – è la sua vera dimensione: “Mi sono sentito come in un casting per un film di Fellini”, racconta scherzando della sua esperienza in TV.
Indice:
- Come organizzare un viaggio “sostenibile”
- Viaggio di maturità a basso impatto ambientale ma divertente: Fill Pill spiega come farlo
- Viaggiare sostenibile e viaggiare “coatto”: quali differenze?
- Viaggi sostenibili sì, ma senza farsi fregare dal greenwashing
- Viaggiare e fare volontariato, come scegliere l’esperienza giusta
- Come raccontare sui social il tuo viaggio etico senza essere cringe
- Le regole d’oro del viaggiare sostenibile
- Skuola.net ha salvato la vita (da studente) a Fill Pill
Come organizzare un viaggio “sostenibile”
La sua comicità è in un certo senso unica, trasmettendo assieme alle risate anche messaggi di consapevolezza ambientale, affrontati in modo semplice e diretto. Non poteva, perciò, che essere lui il protagonista di una puntata dedicata al tema dei viaggi.
Non viaggi qualsiasi, ma vere e proprie esperienze generazionali. Come, ad esempio, il viaggio di Maturità. Anche un momento simbolico della vita studentesca come questo, infatti, può essere vissuto in modo sostenibile. E Fill Pill – che è anche un appassionato viaggiatore – lo ha spiegato senza mezzi termini: non solo è possibile farlo, ma può essere anche più semplice, avventuroso e divertente di quanto si pensi.
Viaggio di maturità a basso impatto ambientale ma divertente: Fill Pill spiega come farlo
Quando si pensa al viaggio di Maturità, si pensa al divertimento, alle nuove conoscenze, alla spensieratezza e all’esplorazione di nuovi mondi. Tutto questo è compatibile con un modo di viaggiare più etico o, per usare le parole del nostro ospite, più responsabile? La risposta è, ovviamente, sì.
Tuttavia, Fill consiglia di non trascurare il lato spensierato del primo viaggio post-scuola: “Da diciottenne, diciannovenne, quella voglia di fare un’esperienza tra Pag, Mykonos e Malta, secondo me va esaurita”.
Insomma, niente sensi di colpa per chi sente la necessità di divertirsi e basta: “Perché se non lo fai, poi lo fai a 31 anni, ma è un po’ anacronistico, rischia di essere ridicolo. Invece tu lo fai a 18 anni e poi cominci a fare esperienze di viaggio interessanti”.
Posto quindi il via libera anche ai viaggi disimpegnati, Fill Pill dà consigli utili a chi vuole iniziare da subito a fare la propria parte, indicando come possibili destinazioni green le aree protette e i campi di volontariato, anche a pochi passi dalle nostre città. “Io ho sempre nel cuore il Parco Nazionale d’Abruzzo. Oppure, andate in un’area marina protetta”, suggerisce, magari “nelle Egadi o nelle Pelagie”.
Anche se, alla fine, non è tanto la destinazione quanto il modo in cui si vive il viaggio a fare la differenza: “Puoi fare ecoturismo, cioè andare in barca a censire il numero dei delfini con l’associazione che se ne occupa, oppure puoi fare festa con Carl Cox fino alle 3.00 di notte. La cosa che ti accomuna è che puoi sempre finire in spiaggia insieme e far scattare la simpatia, perché poi quello che unisce i viaggi sostenibili e quelli che non lo sono è l’amore. Alla fine, il minimo comune denominatore è proprio questo elemento.
E in Europa? “Io sono un grande appassionato di Spagna e di tutta la parte dell’Andalusia”, che a suo parere ha il merito di unire una straordinaria varietà naturalistica a una grande ricchezza culturale.
Per chi vuole spingersi oltre, suggerisce l’Africa, in particolare l’Africa subsahariana: “Direi Tanzania, se vi piacciono gli animali, oppure Senegal e Gambia per la parte di cultura”.
Certo, per un viaggio di questo tipo serve una certa disponibilità economica: “Però lo potete fare anche più tardi. Io sono uscito per la prima volta dall’Europa a 27 anni, quando me lo sono potuto permettere”, puntualizza.
Viaggiare sostenibile e viaggiare “coatto”: quali differenze?
Ma cosa significa esattamente viaggiare nel segno della sostenibilità? “Dal punto di vista tecnico, è un viaggio in cui riduci la tua impronta di carbonio”.
“Dal cibo, ai trasporti, ai materiali che utilizzi: chiaramente, più vai lontano da casa, più il costo ambientale si alza”. Per questo, quando può – per esempio in Europa – il nostro ospite viaggia solo in treno ad alta velocità. “Magari è più lungo, però sacrifico il comfort per l’aspetto legato al costo ambientale”.
Ma, soprattutto, viaggiare in modo sostenibile significa viaggiare con responsabilità, scegliendo esperienze che abbiano un impatto positivo sui luoghi visitati – e non il contrario, come purtroppo spesso accade. Non è un compito semplice, perché “le prime cose che ti vengono messe davanti sono quelle che vendono di più, e notoriamente le cose che vendono di più, purtroppo, sono le più sbagliate dal punto di vista etico”.
All’estremo opposto c’è il “viaggiatore coatto”, ovvero chi non mostra alcuna sensibilità ambientale verso i luoghi che visita: “Mete dove è pieno di gente, stai in spiaggia fino alle 4:00 di notte con la musica a tutto volume mentre le tartarughe nidificano. È un tipo di viaggio che serve più che altro a riempire i post su Instagram”.
Tra le destinazioni tipiche del viaggio “coatto”, Sharm el-Sheikh, Saint Julian’s a Malta, Ibiza, Mykonos e Lloret de Mar.
Viaggi sostenibili sì, ma senza farsi fregare dal greenwashing
Può però capitare che, pur avendo le migliori intenzioni, ci si possa ritrovare a fare tutt’altro, vivendo un viaggio che di green ha ben poco: questo può succedere se si incappa in iniziative che si spacciano per sostenibili ma che, in realtà, sostenibili non sono.
Per questo, evitare il greenwashing quando si sceglie una meta o un alloggio è fondamentale, prestando attenzione alle principali “red flag”. Una di queste è l’eccessivo numero di partecipanti in esperienze naturalistiche: “Per esempio, se su una barca ci sono 60 persone, quello è già un segnale che l’obiettivo è accaparrarsi più clienti possibile, piuttosto che offrire un’esperienza autenticamente sostenibile. Una gita in barca con 60 persone suggerisce un interesse economico più che un vero impegno ambientale”.
Poco incline alla sostenibilità è anche la scelta di luoghi troppo “instagrammabili”, spesso sfruttati a fini commerciali senza generare un reale impatto positivo sul territorio.
Attenzione anche alle guide turistiche che portano in zone eccessivamente frequentate, che non rappresentano davvero la cultura locale: “È come venire a Roma e andare a mangiare nel ristorante patinato da To Rome With Love di Woody Allen”.
Per quanto riguarda gli alloggi, poi, può essere più etico affidarsi a piattaforme trasparenti sui propri criteri di sostenibilità, cosa che spesso manca in quelle più blasonate. In ogni caso, il campeggio resta una soluzione ideale per chi ama l’ambiente, anche se non sempre la più comoda.
Viaggiare e fare volontariato, come scegliere l’esperienza giusta
Hai deciso, invece, di fare un viaggio che abbia come obiettivo quello di dare un contributo concreto al territorio che visiti, sia dal punto di vista umanitario che ambientale? Benissimo: anche in questo caso, però, è importante evitare le “trappole” e fare scelte consapevoli.
Riconoscere un progetto di volontariato valido non è affatto scontato, e Fill Pill sottolinea diversi aspetti da verificare. In primis, l’importanza di esperienze a lungo termine con obiettivi concreti: “Se resti per un periodo prolungato in quel posto, oppure anche per poco tempo ma svolgi un’attività molto specifica – per esempio una raccolta fondi per costruire una scuola per i bambini – è diverso rispetto a stare lì una settimana, ballare, suonare, fare foto, metterle sui social e basta”.
È fondamentale, poi, che l’associazione sia certificata, dotata di un codice etico con regole chiare, e che promuova anche la formazione della comunità locale, piuttosto che limitarsi ad attività superficiali più orientate al turismo fotografico che al reale cambiamento.
Ecco qui i link consigliati da Fill Pill per chi volesse provare un viaggio di volontariato:
Mentre qui trovate una bibbia di siti che possono aiutare nell’organizzazione del vostro viaggio sostenibile:
In ogni caso, segui questo link e viaggia insieme a un esperto (che di fatto sarebbe proprio il nostro ospite!).
Come raccontare sui social il tuo viaggio etico senza essere cringe
“Dare voce alle voci locali, senza essere la voce protagonista”: questa è la formula di Fill Pill per raccontare un viaggio in modo etico sui social, evitando di ridurre l’esperienza a una semplice cartolina.
Purtroppo, però, non sempre chi racconta sui social lo fa in questo modo. Spesso prevale un atteggiamento giudicante nei confronti del luogo visitato o, all’estremo opposto, eccessivamente “marchettaro”, soprattutto da parte di chi guadagna con i propri contenuti.
Ovviamente, realizzare un racconto di viaggio che mostri la realtà del posto e allo stesso tempo faccia emergere eventuali criticità in modo equilibrato richiede una certa preparazione, che non tutti gli influencer o youtuber possiedono: “Eh, spesso sei improvvisato, vai lì, ti pagano per il viaggio e diventa un po’ il format Sabato al villaggio”.
“Secondo me la verità sta nel mezzo – continua Fill Pill – bisogna evitare di essere sia troppo marchettari, promuovendo soltanto, sia troppo giudicanti, nel momento in cui non si è capito qualcosa o si è ricevuta una risposta sbagliata”.
Le regole d’oro del viaggiare sostenibile
In ogni caso, di una cosa Fill Pill è fermamente convinto: l’errore che si commette più facilmente prima di partire per un viaggio all’insegna della sostenibilità è non fare abbastanza ricerca. Le opzioni più etiche e sostenibili, infatti, sono spesso anche le più difficili da trovare e richiedono tempo per essere selezionate, mentre quelle più comode risultano spesso meno etiche e più turistiche.
“Purtroppo spesso la sostenibilità, quando non è legata alla facilità che ti offre la tecnologia, è scomoda. E quindi devi dedicare tempo a fare le tue ricerche, a formarti e a sviluppare un senso critico.”
Come ogni viaggiatore esperto, Fill Pill ha comunque i suoi criteri per essere sicuro di fare le scelte giuste: “Parto dai miei siti di riferimento e controllo, per esempio, le aree protette presenti nella zona; poi mi guardo recensioni, video YouTube, libri”, dice il creator. “E poi contatto la mia rete di divulgatori, i viaggiatori di cui mi fido, per chiedere: ‘Ma secondo te, ‘sta roba va bene oppure è una marchettata?’”.
Skuola.net ha salvato la vita (da studente) a Fill Pill
Si arriva alla conclusione del vodcast e non poteva mancare un piccolo “extra” sulla vita da studente di Fill Pill, che ha raccontato come, da liceale, abbia usato anche lui Skuola.net: “Devo ammettere che l’ho utilizzato due o tre volte, forse di più, però sai, c’è una parte del cervello – penso sia una funzione dell’ipotalamo – che tende a cancellare i ricordi dolorosi”, dice scherzando.
Forse non tutti sanno che Fill Pill ha frequentato il liceo classico: “Andavo abbastanza bene, però un paio di versioni di greco me le sono prese”. Come quella volta in cui decise di copiare online una versione di Luciano ma, a causa di una traduzione piuttosto bizzarra, di cui non sapeva motivare le scelte grammaticali, venne scoperto.
Racconta anche di essere stato, a fasi alterne, sia “carnefice che vittima” nel mondo scolastico: a volte aiutava gli altri, altre volte copiava lui stesso. Non solo: la sua “carriera scolastica” è stata, come dice lui, “discendente” — nel secondo anno passava le versioni agli altri, al quarto copiava lui, “il contrario di quello che dovrebbe essere”.
E chiude ironizzando sul suo “metodo misto”: spesso traduceva metà versione da solo e per l’altra metà si affidava a Skuola.net, paragonando il tutto a un succo di frutta: “70% ananas e 30% Skuola.net”.