Versione originale in latino
caium gracchum idem furor, qui fratrem tiberium, invasit. seu fraternam necem vindicandi, seu regem potentiam comparandi causa, vix tribunatum adeptus est, cum pessima coepit inire consilia; maximas largitiones fecit; aerarium effudit; legem frumentariam ferendo, plebem adiuvavit. perniciosis gracchi consiliis, quanta poterant contentione, obsistebant omnes boni, in quibus maxime piso, vir consularis. decretum a senatu latum est, ut videret consul opimius, ne quid detrimenti res pubblica caperet. caius gracchus, armata familia, aventinum occupaverat. quamobrem consul ad arma populum vocavit et caium aggressus est; qui, pulsus, dum a templo dianae disiliit, telum intorsit; et cum iam a satellibus opimii comprehenderetur, iugulum servo praebuit; qui dominum, et mox semitipsum super domini corpus, interemit.
Traduzione all'italiano
Lo stesso furore, che il fratello Tiberio, invase Caio Gracco. Sia per vendicare la morte del fratello, sia per la ragione di volersi confrontare con la potenza del re, aveva appena ottenuto la dignità di tribuno quando iniziò a prendere decisioni pessime; fece grosse elargizioni; scialaquò l'erario; presentando una proposta per una legge sul frumento aiutò la plebe. Alle dannose decisioni di Gracco, con quanto accanimento potevano, si opponevano tutti i nobili, fra i quali soprattutto Pisone, uomo consolare. Venne promulgato dal senato un decreto, per affidare al console Opimio il compito di vigilare sulla sicurezza dello Stato. Caio Gracco, dopo aver armato la truppa, aveva occupato l'Aventino. Perciò il console chiamò il popolo alle armi e Caio fu attaccato; questi, colpito quando usciva dal tempio di Diana, si distorse la caviglia e, stando già le guardie consolari per prenderlo, offrì al servo la gola, che uccise il padrone e subito dopo se stesso sul corpo del padrone.