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Versione originale in latino


Socratem, qui per multos annos cives suos sapientiam docuit ipseque sanctissime vixit, Apollinis oraculum collaudavit, eum sapientissimum praedicans clara illa voce quam omnes discimus: “Mortalium unus Socrates vere sapit”. Ex quo magna in illum invidia conflata est quod stultitiae accusabat eos, qui de se superbe et magnifice sentiebant, quorum in numero Anytus fuit. Hic enim, cum eum pigeret a Socrate increpari, Melito persuasit ut eum apud iudices accusaret quod iuvenes impietatem doceret et corrumperet.
Quem non puduit tam turpia incitamenta sequi. Haec ergo accusatio fuit: “Iura et leges patriae violat Socrates, negans esse illos deos, quos ex institutis maiorum sucepit civica, alia vero daemonia esse docens”. Scorate igitur, damnatus capite, in vincula coniectus est, ubi, cum multa et praeclara de animo disseruisset, cicutam bibere iussus est. Athenienses postea eius facti tantum paenituit ut Melitum ipsum mortem punirent et Socratem aenea statua donarent.

Traduzione all'italiano


L’oracolo di Apollo lodò Socrate, che per tantissimi anni insegnò la filosofia ai suoi cittadini e visse egli stesso onestamente, definendolo il più sapiente con quella famosa frase che tutti conosciamo: “Fra I mortali solo Socrate conosce veramente”. Da ciò l’invidia fu maturata verso di lui poiché accusava di stoltezza coloro che si consideravano con superbia e magnificenza, tra i quali ci fu Anito. Questo infatti, vergognandosi di essere rimproverato da Socrate, persuase Melito ad accusarlo davanti ai giudici poiché insegnava empietà ai giovani e li corrompeva. Questo non si vergognò di seguire queste esortazioni tanto malvagie. Dunque questa fu l’accusa: “Socrate viola i diritti e le leggi della patria, negando l’esistenza degli dei, quali la civiltà apprese dalle istituzioni degli avi, insegnando che in verità ci sono altri demoni”. Dunque Socrate fu subito condannato a morte, trascinato in carcere, dove gli fu ordinato di bere la cicuta, avendo parlato di molte e importanti cose sull'anima. Gli Ateniesi dopo si pentirono di quell’azione tanto da punire Melito stesso con la morte e dedicare una statua di bronzo a Socrate.

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