Pillaus
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Versione originale in latino


Nec ceterae nationes silebant. Subita per Pontum arma barbarum mancipium, regiae quondam classis praefectus, moverat. Is fuit Anicetus Polemonis libertus, praepotens olim, et postquam regnum in formam provinciae verterat, mutationis impatiens. Igitur Vitellii nomine adscitis gentibus, quae Pontum accolunt, corrupto in spem rapinarum egentissimo quoque, haud temnendae manus ductor, Trapezuntem vetusta fama civitatem, a Graecis in extremo Ponticae orae conditam, subitus inrupit.
Caesa ibi cohors, regium auxilium olim; mox donati civitate Romana signa armaque in nostrum modum, desidiam licentiamque Graecorum retinebant. Classi quoque faces intulit, vacuo mari eludens, quia lectissimas Liburnicarum omnemque militem Mucianus Byzantium adegerat: quin et barbari contemptim vagabantur, fabricatis repente navibus. Camaras vocant, artis lateribus latam alvum sine vinculo aeris aut ferri conexam; et tumido mari, prout fluctus attollitur, summa navium tabulis augent, donec in modum tecti claudantur. Sic inter undas volvuntur, pari utrimque prora et mutabili remigio, quando hinc vel illinc adpellere indiscretum et innoxium est.

Traduzione all'italiano


Anche altri popoli non stavano a guardare. Improvvise ostilità erano scoppiate nel Ponto per iniziativa di uno schiavo barbaro, già comandante della flotta regia: si trattava di Aniceto, liberto del re Polemone, potentissimo in passato, che non si rassegnava all’avvenuta trasformazione del regno in provincia. Raccolta attorno a sé, in nome di Vitellio, gente del Ponto e attratti, con la speranza di rapine, anche i più poveri e i più miserabili, capeggiando una banda di non trascurabile consistenza, piombò improvviso su Trapezunte, città di antico nome, fondata dai Greci sull’estremità della costa del mare pontico. Lì massacra una coorte, i cui soldati forniti in passato dal re e premiati con la cittadinanza romana, avevano armi e struttura militare di tipo romano, conservando però l’indolenza e l’indisciplina dei Greci. Incendiò anche il naviglio lì ancorato, avendo buon gioco in un mare non difeso, perché Muciano aveva trasferito a Bisanzio le migliori liburniche e tutti i soldati di marina; anzi i barbari imperversavano in sfacciate scorrerie su imbarcazioni velocemente fabbricate. Le chiamano camare: hanno fiancate basse, ventre panciuto, lo scafo manca di connessioni in bronzo o ferro e, in caso di mare grosso, aumentano, in rapporto all’altezza delle onde, l’altezza dei fianchi con tavole, fino a chiuderle a mo’ di tetto. Così scivolano fra le onde, a doppia prua e remi mobili per le due direzioni, il che consente loro di approdare indifferentemente da una parte o dall’altra senza rischi.

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