Versione originale in latino
Nec tamen expers insidiarum usque quaque permansit, sed et a singulis et per factionem et denique civili bello infestatus est. E plebe homo nocte media iuxta cubiculum eius cum pugione deprehensus est; reperti et equestris ordinis duo in publico cum dolone ac venatorio cultro praestolantes, alter ut egressum theatro, alter ut sacrificantem apud Martis aedem adoreretur. Conspiraverunt autem ad res novas Gallus Asinius et Statilius Corvinus, Pollionis ac Messalae oratorum nepotes, assumptis compluribus libertis ipsius atque servis. Bellum civile movit Furius Camillus Scribonianus Delmatiae legatus; verum intra quintum diem oppressus est legionibus, quae sacramentum mutaverant, in paenitentiam religione conversis, postquam denuntiato ad novum imperatorem itinere casu quodam ac divinitus neque aquila ornari neque signa convelli moverique potuerunt.
Traduzione all'italiano
Ciò nonostante non sempre rimase al riparo da imprese criminali, e fu esposto ad attentati individuali, a complotti e, infine, ad una guerra civile. Un popolano fu sorpreso a mezzanotte nelle sua camera da letto con un pugnale in mano; furono scoperti anche, in città, due cavalieri romani che lo attendevano con uno stocco e un coltello da caccia per aggredirlo, uno all'uscita dal teatro, l'altro mentre faceva sacrifici al tempio di Marte. Un complotto rivoluzionario fu organizzato da Asinio Gallo e Statilio Corvino, nipoti degli oratori Pollione e Messala, che avevano reclutato un gran numero di liberti e di schiavi. La guerra civile ebbe per promotore Furio Camillo Scriboniano, luogotenente in Dalmazia, ma essa fu soffocata in meno di cinque giorni. Le legioni infedeli al loro giuramento, furono in realtà indotte a pentirsi da un timore superstizioso, perché, al momento in cui ricevettero l'ordine di mettersi in marcia per raggiungere il loro nuovo generale, per un caso provvidenziale e fortuito non riuscirono ad adornare l'aquila e a smuovere le loro insegne.