davide.vitrani
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Versione originale in latino


Sed ubi labore atque iustitia res publica crevit, reges magni bello domiti, nationes ferae et populi ingentes vi subacti, Carthago aemula imperi Romani ab stirpe interiit, cuncta maria terraeque patebant, saevire fortuna ac miscere omnia coepit. [2] qui labores, pericula, dubias atque asperas res facile toleraverant, iis otium divitiaeque, optanda alias, oneri miseriaeque fuere. [3] igitur primo pecuniae, deinde imperi cupido crevit: ea quasi materies omnium malorum fuere.
namque avaritia fidem probitatem ceterasque artis bonas subvortit; [4] pro his superbiam, crudelitatem, deos neglegere, omnia venalia habere edocuit. [5] ambitio multos mortalis falsos fieri subegit, aliud clausum in pectore aliud in lingua promptum habere, amicitias inimicitiasque non ex re sed ex commodo aestumare, magisque voltum quam ingenium bonum habere. [6] haec primo paulatim crescere, interdum vindicari; post ubi contagio quasi pestilentia invasit, civitas inmutata, imperium ex iustissumo atque optumo crudele intolerandumque factum.

Traduzione all'italiano


1. Ma, non appena si accrebbe lo stato, grazie all’operosità ed alla giustizia, non appena i grandi re furono domati (assoggettati) con la guerra, e quando le popolazioni barbare e grandi popoli furono sottomessi con la forza, Cartagine, rivale della potenza romana, fu distrutta fin dalle fondamenta e tutti i mari e le terre erano aperti (accessibili), la sorte cominciò a comportarsi da nemica ed a sconvolgere tutte le cose.
2. Per coloro che avevano sopportato facilmente le fatiche, i pericoli e le situazioni rischiose ed aspre, l’ozio e le ricchezze desiderabili in altre situazioni furono di peso e di rovina.
3. Dunque crebbe, dapprima, il desiderio di denaro e poi di potere. Queste cose furono per così dire origine di tutti i mali.
4. E, infatti, l’avidità sovvertì la lealtà, l’onestà e tutte le altre buone virtù. Al posto di queste, insegnò la superbia, la crudeltà, a trascurare gli Dei e a considerare in vendita tutte le cose.
5. L’ambizione costrinse molti uomini a diventare ipocriti, (cioè) ad avere una cosa chiusa nel cuore, un’altra cosa pronta sulla lingua, a valutare le amicizie e le inimicizie non in base ai fatti ma in base all’interesse, e ad avere più onesto l’aspetto esteriore che non l’animo.
6. Questi vizi (cose), in un primo momento, crescevano a poco a poco, talvolta venivano puniti. In seguito, nonappena il contagio si diffuse come una pestilenza, la città si trasformò, il dominio diventò crudele ed intollerabile da giustissimo e ottimo.

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