Versione originale in latino
Aequis iniquisque persuasum erat tantum bello virum neminem usquam ea tempestate esse. Contione dimissa, corpora curant, intenti quam mox signum daretur. Quo dato, primae silentio noctis ad portas Camillo praesto fuere. Egressi haud procul urbe, sicut praedictum erat, castra Gallorum intuta neglectaque ab omni parte nacti cum ingenti clamore invadunt. Nusquam proelium, omnibus locis caedes est; nuda corpora et soluta somno trucidantur. Extremos tamen pavor cubilibus suis excitos, quae aut unde vis esset ignaros, in fugam et quosdam in hostem ipsum improvidos tulit. Magna pars in agrum Antiatem delati incursione ab oppidanis in palatos facta circumveniuntur. Similis in agro Veienti Tuscorum facta strages est, qui urbis iam prope quadringentensimum annum vicinae, oppressae ab hoste invisitato, inaudito, adeo nihil miseriti sunt ut in agrum Romanum eo tempore incursiones facerent, plenique praedae Veios etiam praesidiumque, spem ultimam Romani nominis, in animo habuerint oppugnare. Viderant eos milites Romani vagantes per agros et congregato agmine praedam prae se agentes, et castra cernebant haud procul Veiis posita. Inde primum miseratio sui, deinde indignitas atque ex ea ira animos cepit: Etruscisne etiam, a quibus bellum Gallicum in se avertissent, ludibrio esse clades suas? Vix temperavere animis quin extemplo impetum facerent; compressi a Q. Caedicio centurione quem sibimet ipsi praefecerant, rem in noctem sustinuere. Tantum par Camillo defuit auctor: cetera eodem ordine eodemque fortunae eventu gesta. Quin etiam ducibus captivis qui caedi nocturnae superfuerant, ad aliam manum Tuscorum ad Salinas profecti, nocte insequenti ex improviso maiorem caedem edidere, duplicique victoria ovantes Veios redeunt.
Traduzione all'italiano
Tanto i sostenitori quanto i detrattori erano persuasi che in quel periodo non c'era in circolazione un uomo tanto dotato nell'arte della guerra. Sciolta l'assemblea, gli Ardeati si rifocillarono, attendendo con impazienza il segnale. E non appena quest'ultimo venne dato nel cuore della notte, si misero a disposizione di Camillo in prossimità delle porte. Quando si trovavano a poca distanza dalla città - così come Camillo aveva previsto - si imbatterono nell'accampamento dei Galli: avendolo trovato privo di difese, e totalmente all'aperto, lo assaltarono al grido di guerra. Non ci fu resistenza alcuna, ma dovunque strage di corpi inermi trucidati nel sonno. I più lontani, tuttavia, svegliatisi di soprassalto nei loro giacigli improvvisati, atterriti e incapaci di capire la natura o l'origine dell'attacco in corso, si diedero alla fuga disordinata. Alcuni di essi andarono a finire incautamente dritti tra le braccia dei nemici; molti capitarono nella campagna di Anzio, dove vagarono senza meta fino a quando vennero sopraffatti da una sortita organizzata dagli abitanti della città. Nel territorio di Veio ci fu una strage della stessa portata ma a danno di Etruschi. Questi ultimi, per una città che era loro vicina da ormai quasi quattrocento anni e che aveva subìto l'attacco di un nemico mai visto e sentito prima avevano provato così poca pietà da scegliere proprio quella precisa circostanza per effettuare delle incursioni in territorio romano e per progettare, carichi di bottino razziato, un attacco alla guarnigione di Veio, ultima speranza rimasta al popolo romano. I soldati romani li avevano visti prima rovesciarsi per le campagne e poi a file serrate spingere innanzi le prede, e potevano scorgerne l'accampamento piantato non lontano da Veio. Sulle prime i Romani provarono pietà per se stessi. Poi subentrò lo sdegno che alla fine lasciò spazio alla rabbia: possibile che anche gli Etruschi, che essi avevano salvato dal furore bellico dei Galli a proprio scapito, si prendessero gioco delle loro disfatte? La tentazione di attaccarli lì sul momento venne contenuta a fatica. Frenati dal centurione Quinto Cedicio, l'uomo che si erano scelti come capo, rinviarono l'azione al calar delle tenebre. La sola cosa che mancò fu una personalità del livello di Camillo: tutto il resto venne eseguito con lo stesso ordine e coronato dallo stesso successo. Anzi, sotto la guida di alcuni prigionieri sopravvissuti al massacro notturno, i Romani mossero contro un altro contingente di Etruschi nella zona delle saline: li assalirono di sorpresa nella notte successiva, ne trucidarono un numero ancora più grande, tornandosene a Veio esultanti per la duplice vittoria.