Mika
di Mika
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Versione originale in latino


Magnum ea populatio Campani agri tumultum Romae praebuerat; et per eos forte dies ex Etruria allatum erat post deductum inde Volumnianum exercitum Etruriam concitam in arma et Gellium Egnatium, Samnitium ducem, et Umbros ad defectionem vocari et Gallos pretio ingenti sollicitari. His nuntiis senatus conterritus iustitium indici, dilectum omnis generis hominum haberi iussit. Nec ingenui modo aut iuniores sacramento adacti sunt sed seniorum etiam cohortes factae libertinique centuriati; et defendendae urbis consilia agitabantur summaeque rerum praetor P.
Sempronius praeerat. Ceterum parte curae exonerarunt senatum L. Volumni consulis litterae, quibus caesos fusosque populatores Campaniae cognitum est. Itaque et supplicationes ob rem bene gestam consulis nomine decernunt et iustitium remittitur quod fuerat dies duodeviginti; supplicatioque perlaeta fuit. Tum de praesidio regionis depopulatae ab Samnitibus agitari coeptum; itaque placuit ut duae coloniae circa Vescinum et Falernum agrum deducerentur, una ad ostium Liris fluvii, quae Minturnae appellata, altera in saltu Vescino, Falernum contingente agrum, ubi Sinope dicitur Graeca urbs fuisse, Sinuessa deinde ab colonis Romanis appellata. Tribunis plebis negotium datum est, ut plebei scito iuberetur P. Sempronius praetor triumviros in ea loca colonis deducendis creare; nec qui nomina darent facile inveniebantur, quia in stationem se prope perpetuam infestae regionis, non in agros mitti rebantur. Avertit ab eis curis senatum Etruriae ingravescens bellum et crebrae litterae Appi monentis ne regionis eius motum neglegerent: quattuor gentes conferre arma, Etruscos, Samnites, Umbros, Gallos; iam castra bifariam facta esse, quia unus locus capere tantam multitudinem non possit. Ob haec et - iam appetebat tempus - comitiorum causa L. Volumnius consul Romam revocatus; qui priusquam ad suffragium centurias vocaret, in contionem advocato populo multa de magnitudine belli Etrusci disseruit: iam tum, cum ipse ibi cum collega rem pariter gesserit, fuisse tantum bellum ut nec duce uno nec exercitu geri potuerit; accessisse postea dici Umbros et ingentem exercitum Gallorum; adversus quattuor populos duces consules illo die deligi meminissent. Se, nisi confideret eum consensu populi Romani consulem declaratum iri qui haud dubie tum primus omnium ductor habeatur, dictatorem fuisse extemplo dicturum.

Traduzione all'italiano


La spedizione nell'agro campano aveva suscitato grande trepidazione a Roma. Inoltre, proprio in quei giorni, dall'Etruria era arrivata la notizia che dopo la partenza dell'esercito di Volumnio gli Etruschi erano corsi alle armi, e che Gellio Egnazio, comandante dei Sanniti, cercava non solo di spingere gli Umbri alla ribellione ma anche di allettare i Galli con la promessa di una grossa ricompensa. Preoccupato da queste notizie il senato ordinò la sospensione delle pubbliche attività e bandì la leva generale degli uomini di ogni classe sociale. Ad essere arruolati non furono solo gli uomini liberi e i più giovani, ma vennero formate anche coorti di veterani, e i liberti furono inquadrati in centurie. Inoltre fu predisposto anche un piano di difesa per Roma, e a capo della città venne posto il pretore Publio Sempronio. Ma a liberare il senato di parte delle sue preoccupazioni giunse una lettera con la quale il console Lucio Volumnio riferiva che i predoni della Campania erano stati fatti a pezzi e dispersi. Pertanto i senatori, a nome del console, decretarono pubblici ringraziamenti agli dèi per l'esito favorevole dell'impresa, e revocarono la sospensione dei pubblici affari, durata diciotto giorni. E venne celebrato il rito della supplica. Si iniziò poi a discutere circa il modo di proteggere la regione devastata dai Sanniti, e venne deciso di fondare due colonie nei territori di Vescia e di Falerno, una presso la foce del Liri (alla quale andò il nome di Minturno), l'altra sulle alture di Vescia, vicino al territorio di Falerno, dove si dice si trovasse la città greca di Sinope, chiamata poi dai coloni romani Sinuessa. I tribuni ricevettero l'incarico di presentare all'approvazione del popolo un decreto in base al quale il pretore Publio Sempronio avrebbe nominato tre magistrati col cómpito di presiedere alla fondazione di quelle colonie. Tuttavia non era facile trovare la gente da iscrivere: dominava l'impressione di essere spediti non in una colonia agricola, ma come a un avamposto permanente in una zona minacciata dai nemici. A distogliere il senato da questi problemi furono la guerra in Etruria, che stava diventando sempre più preoccupante, e i frequenti messaggi di Appio che consigliava con insistenza di non trascurare i moti di quella regione: quattro popoli - Etruschi, Sanniti, Umbri e Galli - stavano unendo le proprie forze, e avevano già posto due accampamenti distinti, perché un unico campo non era in grado di contenere tutta quella massa di armati. Per questo motivo, e anche per presiedere le elezioni (la data era già alle porte), venne richiamato a Roma il console Lucio Volumnio. Questi, prima di chiamare le centurie al voto, dopo aver convocato l'assemblea generale, pronunciò un lungo discorso sulla gravità della guerra in Etruria. Disse che fino a quel momento, fino a quando cioè aveva gestito insieme al collega la campagna in Etruria, la guerra era stata così dura, che per sostenerla non erano stati sufficienti un unico comandante e un unico esercito. In séguito, stando a quanto si diceva, si erano aggiunti gli Umbri e i Galli con un grosso esercito. Tenessero bene a mente, quindi, che quel giorno venivano scelti i consoli destinati a fronteggiare quei quattro popoli. Personalmente, se non fosse stato convinto che il voto del popolo stava per designare al consolato l'uomo che in quel momento era giudicato senza alcun dubbio il miglior generale a disposizione, lo avrebbe nominato immediatamente dittatore.

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