Versione originale in latino
Brevis consultatio senatus fuit; ad unum omnes iungendum foedus cum Lucanis resque repetendas ab Samnitibus censent. Benigne responsum Lucanis ictumque foedus. Fetiales missi, qui Samnitem decedere agro sociorum ac deducere exercitum finibus Lucanis iuberent; quibus obviam missi ab Samnitibus qui denuntiarent, si quod adissent in Samnio concilium, haud inviolatos abituros. Haec postquam audita sunt Romae, bellum Samnitibus et patres censuerunt et populus iussit. Consules inter se provincias partiti sunt: Scipioni Etruria, Fulvio Samnites obvenerunt, diversique ad suum quisque bellum proficiscuntur. Scipioni segne bellum et simile prioris anni militiae exspectanti hostes ad Volaterras instructo agmine occurrerunt. Pugnatum maiore parte diei magna utrimque caede; nox incertis qua data victoria esset intervenit. Lux insequens victorem victumque ostendit; nam Etrusci silentio noctis castra reliquerunt. Romanus egressus in aciem, ubi profectione hostium concessam victoriam videt, progressus ad castra vacuis cum plurima praeda - nam et stativa et trepide deserta fuerant - potitur. Inde in Faliscum agrum copiis reductis, cum impedimenta Faleriis cum modico praesidio reliquisset, expedito agmine ad populandos hostium fines incedit. Omnia ferro ignique vastantur; praedae undique actae. Nec solum modo vastum hosti relictum sed castellis etiam vicisque inlatus ignis: urbibus oppugnandis temperatum, in quas timor Etruscos compulerat. Cn. Fulvi consulis clara pugna in Samnio ad Bovianum haudquaquam ambiguae victoriae fuit. Bovianum inde adgressus nec ita multo post Aufidenam vi cepit.
Traduzione all'italiano
La discussione in senato fu breve: tutti si dichiararono d'accordo nello stringere un patto di alleanza con i Lucani e nel chiedere riparazione ai Sanniti. Ai Lucani venne data risposta positiva e fu stipulato un trattato. Ai Sanniti furono invece inviati i feziali con l'ordine perentorio di allontanarsi dal territorio degli alleati e di ritirare l'esercito dai confini della Lucania. Ma sulla strada vennero loro incontro degli inviati di parte sannita, i quali dichiararono che, qualora fossero comparsi di fronte a un'assemblea nel Sannio, non ne sarebbero usciti illesi. Quando la cosa si venne a sapere a Roma, il senato propose di dichiarare guerra ai Sanniti e il popolo avallò la proposta. I consoli si divisero gli incarichi: a Scipione toccò l'Etruria, a Fulvio il Sannio, e ciascuno partì per il fronte che gli era stato assegnato. Scipione, che progettava una campagna blanda, sul tenore di quella dell'anno precedente, venne affrontato presso Volterra dai nemici schierati in ordine di battaglia. Lo scontro proseguì per quasi tutto il giorno, ed entrambe le parti subirono forti perdite. La notte sopraggiunse senza che si potesse capire a chi fosse andata la vittoria. Ma la luce del giorno successivo mise in chiaro chi fosse il vincitore e chi il vinto: gli Etruschi, infatti, avevano abbandonato l'accampamento durante la notte. I Romani scesi in battaglia, vedendo che la partenza del nemico aveva consegnato loro in mano la vittoria, si avvicinarono all'accampamento: lo trovarono deserto e se ne impadronirono raccogliendo un bottino ricchissimo (era infatti un campo fisso abbandonato in fretta e furia). Il console riportò poi le truppe nel territorio dei Falisci. Lasciati i carriaggi a Faleri insieme con una guarnigione di modeste proporzioni, si diede a saccheggiare il territorio nemico con gli uomini liberi da pesi. Tutto venne messo a ferro e fuoco, e dovunque si rastrellò del bottino. E non si limitarono a devastare le campagne, ma incendiarono anche posizioni fortificate e villaggi. Il console evitò comunque di attaccare la città, dove il panico aveva costretto gli Etruschi a cercare rifugio. Una celebre battaglia nei pressi di Boviano, nel Sannio, fece registrare una netta vittoria del console Gneo Fulvio che, avendo assalito Boviano e poco dopo anche Aufidena, le prese entrambe con la forza.