Fabrizio Del Dongo
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Versione originale in latino


Aesopi tragoedi, nostri familiaris, Licinius servus tibi notus aufugit. Is Athenis apud Patronem Epicureum pro libero fuit. Inde in Asiam venit. Postea Plato quidam Sardianus, [...] hominem comprehendit et in custodiam Ephesi tradidit; sed utrum in publicam custodiam an in pistrinum tradidisset non satis ex litteris eius intellegere potuimus. Tu, quoniam Ephesi es, hominem investiges velim summa diligentia vel tecum deducas. Noli spectare quanti homo sit: parvi enim pretii est servus qui nihili est ; sed tanto dolore Aesopus est adfectus propter servi scelus et audaciam ut nihil ei gratius facere possis quam si illum per te recuperaverit.

Traduzione all'italiano


Il servo Licinio, di proprietà dell’attore tragico Esopo, nostro amico [e] a te noto, è fuggito. Egli fu come uomo libero ad Atene presso un protettore epicureo. Da lì, giunse in Asia. Successivamente, un certo Platone di Sardi arrestò l’uomo e lo gettò nel carcere pubblico di Efeso; ma, dalla sua lettera, non potemmo sapere abbastanza se fosse stato tradotto in carcere o a girar la macina. Poiché egli è di Efeso, vorrei che tu indagassi sull’uomo e con la massima attenzione vorrei che tu lo portassi via con te. Non tenere conto di quanto valga l’uomo: infatti è di poco prezzo; ma Esopo è stato colpito da un grande dolore a causa della scelleratezza e dell’audacia del servo e non gli puoi fare nulla di più gradito se quello, per opera tua, fosse ripreso.

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