Atreyu
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Testo latino e traduzione versione da Cicerone, Epistulae ad Atticum, 3, 4.

Versione originale in latino


CICERO ATTICO SAL.

miseriae nostrae potius velim quam inconstantiae tribuas quod a Vibone quo te arcessebamus subito discessimus. adlata est enim nobis rogatio de pernicie mea; in qua quod correctum esse audieramus erat eius modi ut mihi ultra quingenta milia liceret esse, illuc pervenire non liceret. statim iter Brundisium versus contuli ante diem rogationis, ne et Sicca apud quem eram periret et quod Melitae esse non licebat. nunc tu propera ut nos consequare, si modo recipiemur. adhuc invitamur benigne, sed quod superest timemus. me, mi Pomponi, valde paenitet vivere; qua in re apud me tu plurimum valuisti. sed haec coram. fac modo ut venias.

Traduzione all'italiano


CICERONE AD ATTICO

Attribuisci, ti prego, alle mie infelici condizioni e non alla mia incostanza il fatto di essermi mosso improvvisa-mente
da Vibo, dove ti avevo chiesto di raggiungermi. Mi e stato fatto pervenire il testo definitivo della legge che
decide la mia rovina: l'emendamento di cui avevo sentito parlare era in questi termini, che mi era concesso di risie-dere
oltre le quattrocento miglia dall'Italia, e che per conseguenza non mi era concesso di arrivare laggiù in Sicilia.
Mi sono diretto immediatamente verso Brindisi prima della data prevista per la votazione, sia per non coinvolgere
nel disastro il mio ospite Sicca, sia perché oramai non mi era permesso restare neanche a Malta. Ora affrettati a
venirmi dietro, se pure troverò riparo da qualche parte. Ho ancora delle offerte cortesi, ma ho un gran timore per il
tempo a venire. Caro Pomponio, il vivere mi pesa assai; e sei stato tu il fattore determinante di questa mia scelta.
Ma ne diremo a voce, purché tu procuri di venire.

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