Versione originale in latino
CICERO ATTICO SAL.
tuas iam litteras Brutus exspectabat. cui quidem ego [non] novum attuleram de Tereo Acci. ille Brutum putabat. sed tamen rumoris nescio quid adflaverat commissione Graecorum frequentiam non fuisse; quod quidem me minime fefellit; scis enim quid ego de Graecis ludis existimem.
nunc audi quod pluris est quam omnia. Quintus fuit mecum dies compluris et, si ego cuperem, ille vel pluris fuisset; sed quam diu fuit, incredibile est quam me in omni genere delectarit in eoque maxime in quo minime satis faciebat. sic enim commutatus est totus et scriptis meis quibusdam quae in manibus habebam et adsiduitate orationis et praeceptis ut tali animo in rem publicam quali nos volumus futurus sit. hoc cum mihi non modo confirmasset sed etiam persuasisset, egit mecum accurate multis verbis tibi ut sponderem se dignum et te et nobis futurum; neque se postulare ut statim crederes sed, cum ipse perspexisses, tum ut se amares.
quod nisi fidem mihi fecisset iudicassemque hoc quod dico firmum fore, non fecissem id quod dicturus sum. duxi enim mecum adulescentem ad Brutum. sic ei probatum est quod ad te scribo ut ipse crediderit, me sponsorem accipere noluerit eumque laudans amicissime mentionem tui fecerit, complexus osculatusque dimiserit. quam ob rem etsi magis est quod gratuler tibi quam quod te rogem, tamen etiam rogo ut, si quae minus antea propter infirmitatem aetatis constanter ab eo fieri videbantur, ea iudices illum abiecisse mihique credas multum adlaturam vel plurimum potius ad illius iudicium confirmandum auctoritatem tuam.
Bruto cum saepe iniecissem, non perinde atque ego putaram adripere visus est. existimabam metewro(teron esse, et hercule erat et maxime de ludis. at mihi cum ad villam redissem, Cn. Lucceius qui multum utitur Bruto narravit illum valde morari non tergiversantem sed exspectantem si qui forte casus. itaque dubito an Venusiam tendam et ibi exspectem de legionibus. si aberunt, ut quidam arbitrantur, Hydruntem, si neutrum erit, eodem revertar. iocari me putas? moriar si quisquam me tenet praeter te. etenim circumspice, sed ante quam erubesco.
O dies in auspicus Lepidi <lepide> descriptos et apte ad consilium
Traduzione all'italiano
CICERONE AD ATTICO
Bruto aspetta oramai una lettera tua. Quello che gli ho riferito io sulla rappresentazione del "Téreo" di Accio non
era una novità. Lui credeva che si trattasse del "Bruto". Ma non so quale voce aveva messo in giro che allo spetta-colo
inaugurale dei giochi greci non c'era stato molto pubblico: la qual cosa non mi ha sorpreso minimamente; del
resto tu sai bene che opinione ho dei giochi greci!
Ora ascolta quello che conta più di tutto. Quinto è stato da me parecchi giorni, e, se l'avessi desiderato, ci sarebbe
rimasto anche di più: ma, per tutto il tempo che è restato, è incredibile quanto mi abbia fatto piacere qualunque ar-gomento
trattasse, specialmente quando toccava quelli per cui prima non ero affatto d'accordo con lui. In effetti, è
cambiato da cima a fondo, in parte a motivo di alcuni miei lavori che avevo per le mani, in parte per le continue
conversazioni che abbiamo avuto e per i consigli che gli ho dato, così che le sue convinzioni politiche si avviano a
essere conformi alle nostre aspirazioni. Dopo avermene non solo dato conferma, ma anche dimostrazione, mi si è
rivolto con un lungo e convinto discorso perché garantissi a te che sarà degno di entrambi noi. E ha detto che non
pretendeva che tu gli credessi subito, ma che-dopo aver preso contatto con lui di persona-gli offrissi poi il tuo
affetto. Se non mi avesse offerto delle premesse soddisfacenti e se io non avessi verificato quello che sto dicendo,
non avrei fatto quello che sto per dire. Ho portato infatti con me il giovane da Bruto. A tal punto lui si è persuaso di
quello di cui ti scrivo, che l'ha creduto per suo conto rifiutando ogni mia garanzia, e rallegrandosi con Quinto ha
fatto menzione di te con grande simpatia e l'ha congedato abbracciandolo cordialmente. Per questi motivi, anche se
è piuttosto il caso di congratularmi con te, anziché di rivolgerti una qualche richiesta, io ti rivolgo però lo stesso la
richiesta di considerare per certo che ha ripudiato ogni posizione che eventualmente avesse dato l'impressione di
avere accettato con minore ponderatezza a causa dell'inesperienza dei suoi anni; e di credermi che molto conterà,
anzi sarà determinante per confermarlo nelle sue convinzioni il peso di quello che potrai dirgli.
Per quanto abbia spesso suggerito a Bruto la possibilità di fare insieme il viaggio per mare, non mi sembra che
abbia afferrato l'idea nella misura che mi immaginavo. Mi aveva l'aria di essere alquanto distratto, e accidenti se lo
era, soprattutto per via dei giochi. Ma dopo il ritorno in villa, Cneo Luccio - che è molto intimo di Bruto - mi ha spiegato che lui è realmente fermo non perché intenda tergiversare, ma perché aspetta un eventuale miglioramento.
Perciò dubito se muovermi verso Venosa e aspettare lì ragguagli sulle truppe. Se non ci saranno, come ritiene qual-cuno,
partirò per Otranto; se nessuna delle due soluzioni sarà sicura, ritornerò dove sei tu. Pensi che stia scherzan-do?
Possa morire se ci sono altri che te a trattenermi da queste parti! Guardati pure attorno, ma prima che arros-sisca...
O giorni lepidamente individuati da Lepido per l'inaugurazione del suo pontificato massimo e in maniera
tanto adatta al mio programma di ritorno! Nella tua lettera c'è un grosso incentivo a farmi partire. Ci fossi anche tu!
Ma vedrai tu se è il caso o meno.
Aspetto una comunicazione da parte di Cornelio Nepote. Ansioso lui di cose mie? Ma se non ritiene degne di
lettura quelle di cui vado più orgoglioso! E tu citi Omero per dire che è come Aiace e viene subito "dopo il Pelide
senza macchia"! Il "senza macchia" sei tu, quello semmai è un "immortale"... Non esiste nessuna raccolta di mie
lettere; ma Tirone ne conserva circa una settantina, e un certo numero vanno recuperate da te. Conviene che le
ricontrolli, le corregga, eccetera. Solo allora si potranno pubblicare.