Versione originale in latino
Sed cum in hominibus iuvandis aut mores spectari aut fortuna soleat, dictu quidem est proclive, itaque volgo loquuntur, se in beneficiis collocandis mores hominum, non fortunam sequi. Honesta oratio est, sed quis est tandem, qui inopis et optimi viri causae anteponat in opera danda gratiam fortunati et potentis? A quo enim expeditior et celerior remuneratio fore videtur, in eum fere est voluntas nostra propensior. Sed animadvertendum est diligentius, quae natura rerum sit. Nimirum enim inops ille, si bonus est vir, etiam si referre gratiam non potest, habere certe potest. Commode autem, quicumque dixit, 'pecuniam qui habeat, non reddidisse, qui reddiderit non habere, gratiam autem et, qui rettulerit, habere et, qui habeat, rettulisse'. At qui se locupletes, honoratos, beatos putant, ii ne obligari quidem beneficio volunt; qui etiam beneficium se dedisse arbitrantur, cum ipsi quamvis magnum aliquod acceperint, atque etiam a se aut postulari aut exspectari aliquid suspicantur, patrocinio vero se usos aut clientes appellari mortis instar putant.
Traduzione all'italiano
Ma poiché nell'aiutare gli uomini si soliti guardare o ai costumi o alla fortuna, facile a dirsi - e così si dice generalmente che nel collocare un beneficio si considerano i costumi degli uomini, non la loro fortuna. È un parlare onesto; ma chi è, in fin dei conti, che non anteponga, nel dare il suo aiuto, alla causa di un uomo eccellente ma povero la gratitudine di un uomo fortunato e potente? Verso colui dal quale, a parer nostro, ci potrà derivare una più pronta e rapida ricompensa, la nostra volontà è, in genere, più propensa. Ma si deve riflettere più attentamente sulla natura dei casi. Certamente quel povero, se è un uomo onesto, anche se non può restituire il beneficio può, senza dubbio, avere gratitudine. Opportunamente disse, chiunque sia stato: "Chi ha denaro non l'ha restituito, colui che l'ha restituito non l'ha più; invece la gratitudine, chi l'ha contraccambiata la prova e chi la prova l'ha contraccambiata". Invece coloro che si ritengono ricchi, onorati, felici non vogliono neppure sentirsi obbligati da un beneficio; che anzi pensano di aver dato un beneficio, pur avendone essi stessi ricevuto uno grandissimo. E anche sospettano che si chieda loro o da loro si attenda qualche cosa e giudicano alla stessa stregua della morte l'esser ricorsi ad un patrocinio o l'essere chiamati col nome di clienti.