INIZIO: Εγω μεν ουν ταυτα ουτω τιθεμαι και λεγω ταυτα αληθη ειναι...
FINE: Δια ταυτα κοσμον καλουσιν, ω εταιρε, ουκ ακοσμιαν ουδε ακολασιαν
Io dunque così stabilisco queste cose e dico che ciò è la verità: se è la verità, colui che vuole essere felice deve perseguire e praticare la saggezza, deve fuggire invece la sregolatezza che ha ciascuno dei nostri piedi, e deve fare in modo di non avere per nulla bisogno soprattutto di essere punito, ma qualora ne abbia bisogno, o lui o un altro dei suoi familiari, o un singolo cittadino o un intera città, gli deve venire inflitta la pene e deve essere punito, se vuole essere felice. Questo mi sembra l’obiettivo verso il quale bisogna vivere facendo attenzione, e così facendo tendendo tutto sé stesso e tutta la città verso tale fine, affinché ci sia la rettitudine e ci sarà la saggezza per colui che vuole essere felice, lasciando che i desideri siano tenuti a freno, tentando in pieno ciò, un male privo di effetto, trascorrendo una vita da ladro. Né infatti costui potrebbe essere ben accetto né ad un altro uomo né al dio; infatti è impossibile conviverci, e non ci potrebbe essere nessun tipo di amicizia con uno con cui non c’è nessuna comunanza. I saggi dicono, o Callicle, che la comunanza tiene insieme il cielo, la terra, gli dei e gli uomini e l’amicizia, la moderazione, la saggezza e la giustizia, e tutto il resto lo chiamano ordine, o amico, non disordine né sregolatezza.