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Il master status della prostituta straniera
Viene così alla luce il master status della prostituta straniera dotato di carattere deviante che viene spesso messo in risalto dai media attraverso parole che ledono la dignità della quest'ultima vede tale donna stessa. Etichettamento "come prezzo simbolico per l'ottenimento di vantaggi per sé o per altri significativi (come i membri della famiglia della prostituta stessa, in particolare i figli)". Nella maggior parte dei casi esiste una persona che assume il ruolo di mediatore, prospettando alla donna che si accinge ad emigrare dal proprio paese una situazione lavorativa molto attraente in Italia e, così facendo, avvia "il processo di ricostruzione sociale dell'identità pubblica della futura prostituta". Inoltre, solitamente non viene data abbastanza rilevanza alla possibilità che la carriera deviante della donna straniera possa essere avviata tramite efferati mezzi di persuasione, tra cui intimidazioni.Percosse, stupri e violenze e continuata poi, senza interruzioni, non come scelta autentica ma piuttosto come una «forma di adattamento al danno esistenziale già pienamente subito» . Tale frame impedisce alle straniere costrette ad intraprendere la via della prostituzione di porre resistenza o fuggire, poiché su di esse gli sfruttatori adoperano un assiduo controllo servendosi anche di minacce di morte o di rivalsa sui familiari della donna assoggettata . Tuttavia, vi sono casi in cui la donna immigrata accetta di divenire una “lucciola” in Italia senza porre resistenza, aderendo esclusivamente in vista di lauti
La prostituzione come costruzione sociale e l’identità delle prostitute straniere in Italia, Segre S., in «Quaderni di Sociologia», fascicolo 22, 2000, pp. 31-49.
Ivi, p. 34.
Croteau D, Hoynes W., Sociologia generale. Temi, concetti, strumenti, Mc Graw-Hill Education, New York, 2018. Nel sesto capitolo
viene trattata la nozione di master status: con essa si intende uno status, esistente in ogni società, che ha priorità su tutti gli altri, determinando la posizione sociale della persona nel complesso.156 Segre S., op. cit., p. 35.157 Ibidem. Schiave d’Occidente,158 Moroli E., Sibona R., Mursia, Milano, 1999. Rappresentazioni dell’uomo da parte di prostitute immigrate: tra desiderio di emancipazione e ricerca di salvezza, in «Studi di sociologia», fascicolo 1, gennaio-marzo 2002, p. 83.159 Ibidem.160 “Lucciola” è, in Italia, un termine che viene usato con frequenza nel giornalismo di cronaca, sociale e di costume, nel trattare di fenomeni legati al mercato del sesso. È possibile perciò usare “lucciola” come guadagni che siffatto mestiere comporta e che esse pensano sin da subito di destinare, più a proprio vantaggio, tale consenso, però, è “costruito”162A quello dei propri familiari. Molte volte «attraverso strategie sottili di manipolazione affettiva e psicologica che, spesso, le stesse vittime stentano a riconoscere». Sono molte le donne che vengono sottratte alla propria esistenza in luoghi poveri ma talvolta rassicuranti per essere immesse, senza il loro esplicito consenso, nel commercio sessuale in quanto sfruttamento, che in «una brutale combinazione di razzismo e discriminazione di genere, determina il più alto grado di vulnerabilità sociale sofferta dalle immigrate». La fragilità legata anche ad un'altra problematica, che caratterizza queste ultime è che si presenta in ovvero il fatto che l'educazione ricevuta dalla propria cultura maniera pressoché invisibile, il più delle volte «promuove sostanzialmente l'obbedienza e l'impossibilità di immaginare qualsiasi forma di ribellione».
al potere esercitato su di loro con la coercizione» . Infatti, sipuò presupporre che le donne straniere siano «portatrici di una più arretrata modalità diintendere la posizione femminile nella società, comportando una conseguentesottomissione alla figura dell’uomo» 167 e questa è anche una delle caratteristiche che ledifferenziano dalle prostitute italiane. Oltre a ciò, le immigrate sono quasi sempre condottealla scelta di una vita da prostituta dal desiderio di realizzare sogni che nel loro paese nonsarebbero riuscite a concretizzare come, ad esempio, trovare un marito che le doni lapossibilità di costruirsi una famiglia diversa da quella che l’ha cresciuta, lontana daiproblemi legati al suo paese e, per questo, talvolta il saldo stigma sociale che subisconoresta in qualche modo “esterno” ad esse 168 , così come accade per le condizioni illegali divita che la vedono protagonista. Il
Il fenomeno appena descritto consiste in una sorta di "diniego della realtà", poiché accecate dalle speranze può capitare che le donne si identifichino con una parola che evoca l'immagine delle donne come sinonimo di prostituta, trattandosi di una vestiti scintillanti che illuminano i marciapiedi notturni.162 Segre S., op. cit.163 Baldoni E., Racconti di Trafficking. Una ricerca sulla tratta delle donne straniere a scopo di sfruttamento sessuale, Franco Angeli, Milano, 2007.164 Tacchini S., et al., Ruoli sociali femminili e rappresentazione della famiglia da parte di prostitute immigrate, in "Famiglia, interdisciplinarità, ricerca", fascicolo 2, 2001.165 Zanier M. L., Migrazioni al femminile: lineamenti e dimensioni di un fenomeno in transizione, in "Migrazioni al femminile. Volume primo. Identità culturale e prospettiva di genere", 2006, p. 36.166 Tacchini, et al., op. cit., p. 93.167 Rappresentazioni dell'uomo da parte di prostitute immigrate: tra Tacchini S.,et al., desiderio di emancipazione e ricerca di salvezza, in Studi di sociologia, fascicolo 1, gennaio-marzo 2002, p. 81.168 [1] Ibidem. Non bisogna dimenticare, infatti, che le donne straniere che si prostituiscono e che, per la forma illecita con cui lo fanno finiscono poi in carcere, sono per lo più giovani e quindi mancanti di una famiglia nel proprio paese d'origine. 52Tali persone (le prostitute immigrate) non siano consapevoli di quali conseguenze, ossia l'idea che esse sopportino o comporti la condizione in cui si trovano. Emergano collusive con coloro che le schiavizzano per un verso per accondiscendere alla volontà maschile, per l'altro perché questo in qualche misura assolve dall'onere di dover fare i conti con l'ulteriore realtà che le emargina e che chiude ogni possibilità di concretizzare una vita affettiva in un nucleo familiare come quello da loro fantasticato. Il sostanziale diniego dellaLa realtà si celebra attraverso l'attesa dell'uomo che le salvi; lo stato di subordinazione è quindi mantenuto perché queste donne non riescono a differenziare la figura maschile reale da quella vagheggiata. Quanto esposto, che fornisce anche uno dei possibili motivi per cui le prostitute straniere non si svincolano dalla loro carriera, si riflette nel rapporto che queste avranno in primis con i propri clienti; infatti, quelle che sono consapevoli di essere assoggettate, solitamente hanno contatti umani caratterizzati principalmente dalla paura. Caratteristica che definisce il rapporto con gli uomini che le pagheranno in cambio di prestazioni sessuali è l'accondiscendenza con cui il "servizio" sarà condotto. Effettivamente, le prostitute immigrate si trovano a doversi confrontare con l'estrema concorrenzialità che le porta ad innalzare i livelli di prestazione.
sessuale172soccombendo alle richieste più disparate dei clienti e il risultato è che viene negata lorol’attività nel rispetto della dignità umanaqualsiasi possibilità di gestire autonomamente«almeno nelle sue costituenti elementi, ovvero relativamente alla tutela personale e173sociale» .
169 Tacchini S., et al., Ruoli sociali femminili e rappresentazione della famiglia da parte di prostituteimmigrate, in «Rivista di studi familiari», fascicolo 6, numero 2, 2001, p. 99.
È opportuno fare un parallelo con la realtà della prostituzione italiana: diversi sono i motivi che portanoentrambe le tipologie di donne a continuare a prostituirsi. L’italiana, infatti, non soffre l’eventualeimpossibilità di costruirsi una famiglia tradizionale come invece accade alla prostituta straniera, che ha allespalle il peso di una vita in luoghi completamente diversi da quelli che costituiscono la realtà italiana.
Unacaratteristica che, invece, accomuna le "lucciole" italiane e quelle straniere è la speranza "nell'incontrosalvifico" con un uomo che possa portarle via da una vita di sfruttamento per donare loro un'esistenzamigliore, affine ai propri desideri.171 Tacchini S., et al., op. cit.172 Ibidem.173 Ivi, p. 82.
Nel "vivo" del carcere:
3.3 le immigrate detenute nella Casa Circondariale di Roma Rebibbia "G. Stefanini",
La Casa Circondariale di Roma Rebibbia sezione femminile, vanta dil'istituto conessere il maggior numero di detenute a livello nazionale. Al suo internopresenta una moltitudine di sezioni detentive dedicate a varie tipologie di recluse. Vi è ilreparto "Camerotti" per le comuni in attesa di giudizio, seguito dal reparto "Cellulare"l'ammissione aldedicato alle comuni definitive, quello "Orchidea" (per lavoro esternosecondo l'art.21 174o.p. ), il reparto per le semilibere,
a seguire poi quello denominato "infermiera", quello di alta sicurezza, il reparto "Z" (una sorta di protezione per familiari di collaboratori) e da ultimo, il reparto Nido, che ospita detenute madri e i loro rispettivi figli Antigone alaventi età non superiore a tre anni. Secondo i dati forniti dall'Associazione 28/12/2020, le recluse totali sono 306 su 350 (che rappresenta la capienza regolamentare), di cui le straniere sono 150 (per una percentuale del 49,0 %), provenienti per la maggior parte da Romania, Brasile e Nigeria. Per ciò che concerne il personale, la Casa Circondariale ammette la presenza effettiva di 224 membri della Polizia Penitenziaria, di un direttore e di un vicedirettore, di ministri di culto e di mediatori culturali, di 6 educatori e di 300 volontari. Questi ultimi, facente parte di varie associazioni, si occupano di entrare in contatto con le detenute al