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INDICE

Introduzione p.6

Un’esigenza antropologica

I. p.13della filosofia dell’uomo

1.1 Per una fondazione p.13

1.2 Partire dalla vita p.16

1.3 Homo absconditus p.19

1.4 Il maestro Scheler p.21

1.5 Duplicità d’aspetto: Plessner contro il dualismo cartesiano p.26

1.6 Con Kant oltre Kant p.32 dell’esistenza vivente:

II. Le modalità di organizzazione piante e animali p.40

2.1 Accenni sull’opera p.40

2.2 Il corpo vivente, il limite e i modali organici p.44

2.3 Spazio e tempo: la categoria posizionale p.48

La processualità organica e il concetto di “forma”2.4 p.52

2.5 L’organizzazione del vivente: le piante p.55

2.6 L’organizzazione del vivente: gli animali p.58

2.7 Qui e ora p.61

2.8 Una posizionalità eccentrica p.62

III. Al di là del centro p.64

3.1 La coscienza p.64

3.2 L’uomo e la conoscenza p.67

3.3 Le leggi antropologiche p.69

3.4 Io penso e Puro Me p.73

3.5 Alcuni comportamenti espressivi, Il riso e il pianto p.76

IV.

Un atteggiamento fenomenologico p.814.1

Il rapporto con Husserl p.814.2

Filosofia dell’esperienza p.834.3

L’apriori materiale p.874.4

Fenomenologia ed estesiologia p.89

Conclusione p.93

Bibliografia p.101

Introduzione perché l’imperscrutabilità dell’uomo avvicina al cuore

Eccodell’antropologia, ed ecco perché la possibilità dell’essere – uomodeve essere stabilità in ragione dell’imperscrutabilità.

Solo quando e perché noi non sappiamo di che cosa l’uomo è ancoracapace, ha un senso insistere nella dolorosa vita su questa terra.

1H. Plessner, 1931

Questa tesi di laurea intende analizzare e ripercorrere il lavoro di HelmuthPlessner, filosofo e sociologo, rappresentante dell’antropologia filosofica tedescascopo è quello di rendere manifesta l’ambiguità e l’oscurità checontemporanea; loavvolge la questione sulla natura dell’essere umano:

Diviene prioritario per Plessner chiarire le modalità e gli strumenti che permettono una reale conoscenza della forma organica più complessa al mondo. Nei decenni compresi tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, l'affermazione del positivismo accentuò la distinzione tra scienze della natura e scienza dello spirito: se nel pensiero positivista era viva la necessità di applicare a quest'ultima gli stessi metodi di indagine utilizzati nei settori delle scienze empiriche, al contrario, il sapere filosofico rivendicava una metodologia di ricerca che, riflettendo sui risultati delle scoperte scientifiche, giungesse alla totalità dell'esistenza umana: posta tra scienza e filosofia, questa nuova corrente di pensiero edificò un sapere del tutto nuovo, che restituiva all'uomo la sua natura profondamente incerta.

Potere e natura umana. Per un'antropologia della visione storica del mondo, 1 H. Plessner, a cura di B. Accarino,

Roma, Manifestolibri, 2006

Si tratta di un progetto filosofico complesso, delicato sotto tanti punti di vista, che intende fare dell'essere umano un ente unitario che, come organismo, intrattiene con l'ambiente esterno un rapporto di reciproco scambio e di reciproca interazione.

Alcuni temi fondamentali della filosofia - quali, per esempio, i concetti di soggettività e oggettività, oppure la definizione di corpo animato e corpo inanimato, o ancora le relazioni che intercorrono tra gli esseri viventi, il loro rapporto con l'ambiente - si ritrovano, dunque, costretti a confrontarsi con i molti sviluppi delle scienze della natura, sempre più settorializzate e specifiche nei riguardi dei loro oggetti di studio.

La crescente specializzazioni dei saperi, infatti, ha restituito un'immagine sempre frammentaria dell'essere umano: più ridotto, ormai, alle sue sole proprietà fisiche l'uomo ha perso l'intima conoscenza di sé.

stesso.e chimiche,L'antropologia filosofica di Plessner, sviluppata secondo una fenomenologia dell'essere vivente, coglie e spiega le caratteristiche specifiche dei diversi gradi della realtà organica, con particolare attenzione alla natura umana, partendo da un solo e unico principio fondamentale.

Il filosofo intende ripensare la concezione essenziale della natura umana: nel suo I gradi dell'organico e l'uomo. Introduzione all'antropologia opus maius,2 filosofica, pubblicato nel 1928, illustra la sua idea di biofilosofia, offrendo un'attenta descrizione del modo di apparire dei corpi, in un percorso progressivo dagli organismi più elementari giunge all'uomo.

Un'antropologia così elaborata è in grado di cogliere l'uomo nelle sue sfumature più deboli e sottili, investigando le zone limiti e di confine tra i molteplici aspetti del reale; poiché è in quelle zone che l'essere umano agisce, ride,

piange e conduce la complessa architettura della propria vita. I gradi dell'organico e l'uomo. Introduzione all'antropologia filosofica, 2 H. Plessner, a cura di V. Rasini, Torino, Bollati Boringhieri, 2006

L'opera si pone l'arduo compito di cogliere la totalità e le specificità dell'uomo, avvalendosi del punto di vista biologico per rintracciare la sua complessa unità psico-fisica. In questo senso, l'antropologia filosofica di Plessner si configura per la sua apertura nei confronti dei risultati delle scienze naturali. I gradi dell'organico e l'uomo. Ne egli afferma che "i due metodi devono giungere alla cooperazione, perché solo insieme, ma mantenendo pienamente la loro autonomia, possono porre mano all'oggetto, che è complesso per via della duplicità d'aspetto di corporeità e interiorità": da qui, l'esigenza di una filosofia della natura che faccia

Dell'indagine biologica una sua componente fondamentale. La filosofia del novecento, se ne deduce, è stata capace di riguadagnare una nuova prospettiva sul soggetto umano, che guardi al corpo stesso e non alla sola ragione e alle sue funzioni. Plessner dà, così, vita, ad una ricerca interdisciplinare, in grado di cogliere la dimensione corporea e spirituale dell'uomo, contrario, oltrepassando la divisione cartesiana tra realtà fisica e realtà psichica.

All'interno dell'opera, Plessner conduce l'indagine sull'uomo secondo due diverse direzioni, una orizzontale, una verticale: la prima indaga l'uomo nel suo agire culturale e sociale, la seconda indaga la posizione naturale dell'uomo rispetto agli altri esseri viventi. Questa seconda direzione, però, sembra imporsi sulla prima; il filosofo, infatti, afferma: "prima di tutto bisogna ottenere chiarezza su".

ciò che si può indicare come vivente" e solo in seguito "si potranno intraprendere ulteriori passi verso una teoria dell'esperienza vitale nel suo più elevato livello umano". A partire da questo presupposto, Plessner conduce una deduzione dei "modali organici", grazie ai quali è possibile scovare le peculiarità proprie dell'essere umano. Il concetto o principio di "posizionalità", espresso all'interno dell'opera, è il pilastro d'appoggio dell'intero sistema organico, che articola le forme di organizzazione del vivente e della singolare "eccentricità" che manifesta l'uomo. Posizionale, per Plessner, è un corpo che, pur restando nel proprio essere, è altro rispetto al suo apparire; risulta, quindi, difficile definirlo attraverso categorie statiche e rigide. Le diverse forme dell'organico vengono tutte

definite attraverso questo principio;ne deriva un’articolazione della natura organica che ordina gli esseri vivente inbase al loro maggiore o minore grado di indipendenza rispetto all’ambiente.Intendo precisare che non si tratta di una deduzione che attribuisce all’uomol’eccellenza rispetto alle altre forme viventi, ma che stabilisce, invece, diversilivelli di riflessione del principio posizionale, rispetto al quale, poi, si definisce ilsoggetto.Il principio che muove Plessner nella deduzione dei caratteri costitutivi delvivente è quello della “realizzazione del limite”: il corpo vivente, infatti, non èsemplicemente delimitato dal suo contorno come un qualsiasi corpo fisico, ma, alcontrario, possiede il suo limite.In altre parole, se nella realtà inorganica il limite è semplicemente un intermezzoche segna la fine di un corpo e l’inizio di un altro, non appartenendo, quindi,propriamente ad esso, viceversa, nella

realtà organica, il limite rimanda allosviluppo autonomo del corpo, che si realizza nel passaggio da ciò che è a ciò cheancora non è. quale l’uomoIl limite, quindi, non è una barriera, bensì una soglia, grazie alla5diviene, usando le parole dello stesso Plessner, effettivo : il corpo organico èracchiuso in se stesso, è differente rispetto all’esterno, e, contemporaneamente,aperto nei riguardi dell’altro; desideroso di spingersi oltre i suoi stessi limiti, sicontrappone anche a se stesso come autocoscienza.5 Ivi, p. 130 9Si realizza così la duplicità di aspetto propria di ogni vivente che, dialetticamente,si rivolge a ciò che gli è esterno e, insieme, torna su se stesso.Nella graduazione dell’organico, la pianta appartiene al primo grado di questaevoluzione, essendo scarsamente indipendente dal ciclo vitale in cui è inserita;seguita poi dall’animale che, come

forma separata dall'ambiente, gode di una maggiore autonomia. L'animale, sebbene sia dotato delle facoltà di sentire e agire, e sebbene utilizzi il suo corpo per intervenire sull'ambiente, concentrato nella propria attualità, non è in grado di rapportarsi realmente con se stesso: un corpo centrico, come quello della forma animale, deve potersi superare. Ciò avviene nell'uomo che, per la sua natura eccentrica, raggiunge la totale riflessione su di sé: per questo motivo è "l'eccentrico". Il concetto di eccentricità, infatti, supera la posizione animale, costringendo l'uomo a vivere tutta la tensione della continua mediazione con se stesso; mediazione che rende l'animale-uomo inqu
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Publisher
A.A. 2020-2021
104 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Luciayepsmile di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Pugliese Alice.