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Classifica delle minacce legate all'integrazione
Le risposte, legate ai timori, furono principalmente di carattere sociale ed economico, fondate sulla perdita di un'identità economica nazionale con il conseguente crollo dell'agricoltura locale e il fallimento delle piccole imprese e, dall'altro lato, su un peggioramento delle condizioni di vita dal punto di vista sociale e della salute. Con questa ricerca fu stilata la classifica riportata a lato in cui veniva assegnato un valore da 1 a 4 alle possibili minacce portate dall'integrazione in base a quanto fossero temute dalla popolazione.Rischio disastro ambientale | 2.99 |
---|---|
Soppressione prodotti locali | 2.92 |
Aumento della criminalità e di un peggioramento delle condizioni di vita e ambientali della nazione | 2.87 |
Svalutazione Lats | 2.86 |
Migrazione dalle campagne da parte degli euroscettici | 2.82 |
Riscaldamento globale | 2.77 |
Perdita importanza dei prodotti locali | 2.76 |
Minaccia nucleare | 2.71 |
Minacce alla lingua e alla cultura | 2.66 |
Declino popolazione | 2.65 |
Aumento di rifugiati | 2.61 |
Terrorismo nazionale | 2.50 |
Limitazione libertà d'espressione | 2.48 |
Terrorismo internazionale | 2.47 |
Perdita parziale della sovranità lettone | 2.40 |
Disordini interni | 2.39 |
Conflitti armati | 2.38 |
Conflitti etnici | 2.33 |
Occupazione | 2.29 |
Tabella 1 - Percezione dei problemi
2.2.3 IL REFERENDUM
Il 20 Settembre 2003 la Lettonia espresse la sua posizione riguardo l'adesione all'UE.
Al referendum partecipò il 71,5% della popolazione avente diritto a voto (1,010,467 su 1,414,133). La vittoria del "Si" fu decretata con 676,700 voti favorevoli contro 325,980 voti contrari. Le schede nulle o non valide furono 7787.
Risultati referendum di adesione 2004
VOTI FAVOREVOLI: 1%
VOTI CONTRARI: 32%
SCHEDE BIANCHE O NULLE: 67%
Grafico 3 – Nostra elaborazione dei risultati del referendum di adesione del 2004
Vi furono differenze negli esiti degli scrutini nelle 5 regioni della Lettonia: la zona in cui la vittoria dei "favorevoli" fu più netta fu nelle regioni e nelle città più sviluppate economicamente, in cui i salari sono più alti ed era presente una maggiore coesione sociale. Condizioni di maggiore benessere avevano portato a una maggiore apertura nei confronti dell'UE. L'eccezione evidentemente fu il caso di Riga, che analizzeremo in seguito.
Più lungo e complicato è il discorso per le città e le
regioni euroscettiche. Latgale, la più diffidente delle regioni, era la zona del Paese più in difficoltà economicamente; era (ed è tutt'oggi) la meno sviluppata, con forti problemi sociali (a causa della vicinanza con Russia e Bielorussia) che portano a convivenze spesso forzate. Aivars Smagars, giornalista della regione del Latgale, individuò 5 problemi fondamentali: i problemi di lingua, etnia, informazione, situazione economica e campagna pre-referendale. Egli affermò, inoltre, che gli abitanti della regione "votano contro tutto ciò che arrivi dalla capitale" come segno di protesta in quanto si sentivano esclusi e poco considerati. La regione del Latgale era quella con il più alto tasso di disoccupazione, con la media dei salari più bassa dello Stato e con le più basse spese per investimenti. La regione fu inoltre vittima di forti dissapori e tensioni sociali ed etniche. L'80% della
popolazioneletgalliana parla ancora oggi russo come prima lingua e ha stretti legami con abitanti in Russia o Bielorussia, a pochi chilometri dalla propria abitazione. L'adesione all'UE ha reso più complesso l'attraversamento del confine per persone che viaggiano quotidianamente o sovente, spesso per lavoro o per motivi familiari. Molti abitanti della zona sono immigrati dai Paesi limitrofi (già accennati in precedenza) i quali tendono a sentirsi più vicini alle posizioni di Mosca e di Minsk: gran parte dell'informazione era ed è ancora trasmessa in lingua russa. Le posizioni del Cremlino e dei media bielorussi, ai quali la popolazione della regione è più propensa a credere, tendono a essere "pro-Mosca" e "anti-UE". L'insieme di questi aspetti causa forti malumori che si manifestarono attraverso la sfiducia e la bocciatura delle
proposte75della capitale colpevole, secondo gli abitanti, di averli trascurati .
74 PROVIDUS, Latgales NE Es-plaisu celoni, PROVIDUS, 30 agosto 2003,http://providus.lv/article/latgales-ne-eiropas-savienibai-plaisu-celoni, accesso il 14 luglio 2019
75 Žaneta Ozolina, Pubblic attudute towardas EU membership in Latvia, in Ariane Landuyt eDaniele Pasquinucci, Gli allargamenti della CEE/UE 1961/2004, Bologna : Il Mulino, 2005 p.519
44Il ruolo dei russi, minoranza significativa in Lettonia (26,9%), svolse un ruoloimportante sugli esiti del referendum. Le percentuali variarono significativamentenel tempo passando da una forte percentuale di favorevoli 69% nel 1995 (la piùalta mai raggiunta) a un 20% al momento del voto.
Gruppo etnico 10/1995 10/1998 8/2001 1/2002 11/2002 9/2003
70 50 49 51 56 57
Lettoni 69 64 45 55 37 20
Russi
Tabella 2 – Nostra elaborazione delle percentuali dei favorevoli all'ingresso nell'UEsuddivisi in base alla nazionalità
Le motivazioni furono
diverse: la principale fu quella legata all'insoddisfazione inquanto i russi non si consideravano una minoranza e non volevano essere considerati come tale, riversando l'insoddisfazione nei confronti delle politiche considerate "pro-lettoni" di Riga, bocciando a prescindere le proposte che giungevano dalla capitale. Le politiche avversate erano di carattere economico e sociale ma principalmente i latgalliani condannavano la cattiva gestione nei e dell'integrazione. Netto fu l'errore confronti delle minoranze, della cittadinanza durante i sondaggi nel sovrastimare il numero di elettori che si sarebbero presentati alle urne, i votanti effettivi furono molti meno di quanti pronosticati.
Esiti in % del referendum del 2004
Lettoni Russi
57 44 36
24 20 18
Favorevoli Contrari Non Partecipanti
Grafico 4 - Nostra elaborazione da dati del Baltic Social Science institute
2.2.4 I RISULTATI REGIONALI E IL CASO DI RIGA
Il caso di Riga, citato in precedenza,
costituì un’eccezione. Nella capitale era presente la maggior concentrazione di ricchezza, spese per investimenti e istruzione, anche grazie a una coesistenza pacifica tra le minoranze; tutti ambiti che avrebbero dovuto favorire una schiacciante vittoria per l’adesione all’UE. Gli esiti della votazione furono però differenti: 59,1% favorevoli contro 40,2% dei 76 contrari. È possibile spiegare questa incongruenza sotto due punti di vista principali: uno economico e uno sociale. A Riga vi era la più alta concentrazione di sedi, industrie e aziende del Paese; molte aziende erano spaventate da un’eventuale adesione all’UE, davanti a molte di loro si prospettava un futuro incerto, avrebbero dovuto cambiare i propri standard per adeguarsi a quelli dell’istituzione e si sarebbero trovati di fronte a una più ampia e forte competizione aziendale. Dal punto di vista sociale, Riga era la seconda città per proporzione di russi dopo
Daugavpils. L'alta percentuale della minoranza russa, come analizzato in precedenza, scettica nei confronti dell'adesione, influì sull'esito finale della votazione, andando a favore dei contrari all'adesione. Non fu più possibile stabilire con precisione il rapporto "ricchezza/favore all'UE". Le minoranze russe, bielorusse e ucraine, spaventate da un eventuale allontanamento da parte della Lettonia "europea" nei confronti dei loro Stati natii votarono contro l'adesione al referendum. I dipartimenti collocati nelle regioni vicino al confine extraeuropeo, quelli con il più alto tasso di russi e bielorussi (Daugavpils, Kraslava, Ludza), furono caratterizzati da una maggioranza di voti contrari. Opposto fu il risultato nelle altre regioni della Lettonia.regioni occidentali e settentrionali con lo sbocco sul mare, nei quali venne registrato un forte consenso; un'eventuale adesione avrebbe facilitato il commercio con gli altri Paesi dell'Unione Europea e aumentato i movimenti di turismo. Il passato e la storia hanno fortemente influito sulle opinioni, sulla percezione alla cooperazione e all'unione da parte dei lettoni. La possibilità di un'adesione all'UE portò a galla tutti i problemi presenti in un Paese che stava muovendo i primi passi nell'emancipazione dall'URSS; dalle condizioni sociali ai problemi economici. L'integrazione sociale era (ed è tutt'oggi) un problema irrisolto nella società baltica.
In seguito al referendum e all'adesione, vi furono numerose richieste di cittadinanza e naturalizzazione europea da parte di cittadini con
cittadinanzasovietica: il numero delle domande raddoppiò raggiungendo il picco nei mesiL'ingressopost-referendum (fino a un massimo di 2048 domande al mese).la fine della paura, e dell'esitazione, nei confronti dinell'UE sembrava segnareuna nuova conquista russa.L'obiettivo era una maggiore coesione economica e sociale; metà dellapopolazione lettone viveva a Riga, l'85% degli investimenti erano compiuti nellacapitale, vi era un gap netto tra campagna e città, andavano sviluppate politiche diaggiornamento e adeguamento tra la capitale e il resto della Lettonia. Fu per47questa ragione che durante la campagna d'adesione vennero fatte numerosedell'area rurale.promesse