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2.2.3 SOSPENSIONI CON ADDITIVI AGGIUNTI
In numerosi paesi il cemento potrebbe risultare l’elemento più costoso di quella che sarà la miscela
iniettata. Si ottiene un beneficio, quindi, nell’usarlo nelle minime quantità possibili senza
sacrificare gli scopi dell’intervento aggiungendo alla miscela additivi con funzioni mirate. I modi di
operare sono molteplici, e vanno dall’utilizzo di inerti (‘fillers’) all’aggiunta di sostanze che possono
svolgere alcune delle funzioni del cemento.
Quando i vuoti della matrice solida del terreno sono larghi e la penetrazione risulta facile, è
lecito ricorrere all’utilizzo di inerti. Essi indeboliscono la sospensione, ma nelle condizioni appena
descritte ciò può essere accettabile. Esempi di inerti includono sabbie, argille e svariati tipi di
aggregati.
Vi sono poi tipologie di additivi che producono effetti particolari e sono da utilizzare in
circostanze specifiche. Una casistica comune in cui questa tipologia di additivi è richiesta potrebbe
essere quella del bisogno di una presa rapida della miscela, ai fini di ridurre la durata del
trattamento (additivi acceleranti).
Si ricorre spesso anche all’aggiunta di ceneri volanti, ottenute come sottoprodotto della
combustione di carbone polverizzato nelle centrali termoelettriche e costituite dal solido
particellare che viene separato dai fumi di combustione per mezzo di filtri elettrostatici o
meccanici.
La cenere volante di tipo C è usata, fino al 25% in peso della frazione di cemento della miscela,
per migliorare la performance tixotropica della sospensione durante la messa in opera, in
particolar modo nelle iniezioni in terreni saturi. L’utilizzo della cenere volante su interventi di
grandi dimensioni può portare ad un significativo risparmio economico se tale additivo è
disponibile ad un costo minore del cemento.
Anche i fumi di silice vengono inoltre utilizzati come additivi, fino al 10% del peso del
cemento, per incrementare la stabilità delle sospensioni, migliorare la resistenza a pressofiltrazione
e diminuire la permeabilità del prodotto solidificato.
2.2.4 MICROCEMENTI
Come si vedrà nel capitolo 3, se la dimensione dei granuli di cemento è maggiore di quella dei
vuoti non si realizza una soddisfacente permeazione. In queste condizioni, come accennato in
precedenza, si ricorre spesso alle iniezioni di soluzioni od emulsioni, caratterizzate da penetrabilità
molto maggiori.
Tuttavia, in molte delle applicazioni alle quali queste iniezioni sono destinate possono verificarsi
gravi problemi di contaminazione del sistema da consolidare (per esempio dei terreni e delle
relative acque di falda) a causa dell’eventuale tossicità dei composti chimici costituenti le soluzioni,
o di incompatibilità fisico-meccanica tra il prodotto iniettato ed il sistema da impregnare.
L’inquinamento provocato dai liquidi organici è stato risolto, almeno in parte, con l’introduzione
dei cosiddetti ‘microcementi’, che si differenziano dai cementi tradizionali per una dimensione
sensibilmente minore dei loro grani (circa dieci volte più piccoli).
La distribuzione granulometrica dei microcementi è quasi totalmente (98%) compresa tra 1 e 10
μm. ! 11
I vantaggi dell’adozione del microcemento per interventi di grouting sono molteplici, sia in
confronto con cementi più grossolani che con le soluzioni.
Dotate infatti di elevate resistenze meccaniche ed elevata durabilità, queste sospensioni godono
di eccellente stabilità, anche sotto elevate pressioni di pompaggio, il che assicura un’efficace
penetrazione in entrambi terreni e rocce. Si ha inoltre una sensibile riduzione del bleeding rispetto
alle comuni sospensioni instabili. GROSSI FINI
PROPRIETÀ min max min max
Viscosità apparente 6 > 100 2 69
80
0 20 2.5
]
‘Bleed capacity’ [% 1 26 4 45
Tempo di presa in. [h]
Tempo di presa fin. [h] 20 26 42 88
Resistenza a compr. 14 38 1 21
a 28 gg [MPa]
Figura 8 - Alcune proprietà del microcemento (Christodoulou e Droudakis)
L’impiego di attrezzature comunemente usate per le comuni iniezioni cementizie, nonchè
l’economicità rispetto alle soluzioni hanno oramai reso i microcementi la tipologia di miscele più
largamente utilizzata nel campo delle iniezioni di sospensioni cementizie.
La Figura 9 mostra comparativamente due microfotografie di un cemento Portland I 52.5 e di
un microcemento, entrambi dispersi in acqua ed osservati al microscopio ottico.
Figura 9 - Microfotografie (10 μm) di sospensioni acquose di un microcemento (sinistra) e di un cemento Portland I 52.5
(destra) (Croce e Olagot, 2011)
! 12
3. PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO
Lo studio preliminare di ogni trattamento di miglioramento del terreno attraverso iniezioni di
consolidamento comporta innanzitutto la raccolta delle informazioni necessarie alla scelta della
soluzione più idonea, e successivamente una messa a punto mediante indagini specificatamente
connesse al tipo di intervento previsto.
Per accertare la fattibilità e definire le più adeguate modalità di trattamento si dovrà quindi
procedere attraverso le seguenti fasi sperimentali:
- accurato studio della natura del terreno (sciolto o lapideo), della sua struttura e dell’idrologia
sotterranea, mediante prove in sito
- indagini di laboratorio su campioni tipici per la determinazione dei parametri geotecnici di
interesse generale e specifico (connessi all’iniettabilità dei fluidi consolidanti da adottare)
- prove di iniezione e controllo dei risultati in sito, per verificare i precedenti dati sperimentali,
colmandone eventualmente le lacune e traendo dei più precisi indirizzi pratici sulle modalità
operative
Oggetto di questo capitolo sarà quello di analizzare i principali paramentri che caratterizzano
il processo di permeazione di una sospensione all’interno del terreno, nonchè lo studio delle
caratteristiche reologiche di tali miscele.
All’analisi delle procedure di iniezione ed il controllo dei risultati del trattamento vengono riservati
i capitoli 4 e 5.
3.1 PREMESSA
Come già accennato, i principi di funzionamento delle sospensioni differiscono da quelli delle
soluzioni.
Quando si iniettano soluzioni all’interno di un mezzo poroso, il comportamento di queste può
essere paragonato con buona approssimazione a quello dei fluidi newtoniani, con il fenomeno di
permeazione regolato dalla legge di Darcy.
Tuttavia, l’applicabilità di tale legge alle più complicate caratteristiche dei fluidi alla Bingham, e
quindi delle sospensioni, non è immediata e prevede ulteriori analisi e modifiche alle equazioni di
campo.
In letteratura sono presenti numerosi modelli volti allo studio della fenomenologia della
propagazione di sospensioni all’interno di mezzi porosi nella sua complessità.
Si ricorda tra questi il modello introdotto da Bouchelaghem (2001), che tiene conto di numerose
ipotesi, esplicate da complesse equazioni di campo, che tengono conto della natura multifase della
propagazione di sospensioni, come ad esempio la graduale segregazione delle particelle della
miscela sullo scheletro solido il quale, assorbendole, aumenta di densità e diminuisce la sua
permeabilità nel tempo, nonchè la deformazione dello scheletro solido stesso a causa della
pressione interstiziale e della filtrazione della miscela.
Appare quindi chiaro come il processo di permeazione di sospensioni cementizie dipenda in larga
scala dalla permeabilità, non costante, del terreno e dalla dimensione degli elementi solidi in
sospensione.
Sebbene tali modelli, prettamente teorici, non risultino effettivamente applicabili in condizioni
pratiche, riescono comunque a fornire un chiaro quadro generale della complessità del fenomeno
ed a stabilire quelli che sono gli aspetti chiave della propagazione di sospensioni nei terreni, la cui
! 13
considerazione risulta di fondamentale importanza nella progettazione di iniezioni di
consolidamento.
3.2 PERMEABILITÀ DEI TERRENI
Il parametro di maggiore interesse per l’analisi del processo di filtrazione, soprattutto se uno degli
scopi principali dell’intervento è quello di impermeabilizzare il terreno, è il coefficiente di
permeabilità del terreno alla miscela, indicato con e definito tramite la seguente relazione:
k m (2)
= · (γ /η )
k k
m 0 m m
dove:
- γ : peso specifico della miscela
m
- η : viscosità dinamica della miscela
m
- : permeabilità assoluta del terreno, indipendente dalla natura della
k 0 miscela
La permeabilità assoluta del terreno è ricavabile dall’equazione fondamentale di Darcy che
k 0
regola il flusso laminare dell’acqua in un mezzo poroso: (3)
= Q / (A·
k i)
0
in cui:
- Q : portata di fluido
- A : superficie della sezione filtrante
- : gradiente idraulico
i
Tale grandezza rappresenta quindi la velocità di flusso corrispondente a valori unitari della
portata, della sezione filtrante e del gradiente idraulico.
Tornando al coefficiente , è evidente come questo non sia una proprietà del solo terreno ma
k m
dipende dalle caratteristiche del fluido iniettato. La (2) viene anche espressa come: (4)
(t) = · (η /γ )· (γ /η )
k k
m w w w m m
in cui il pedice ‘w’ indica le proprietà relative all’acqua, per cui il problema si riconduce a quello
più classico di conoscere il coefficiente di permeabilità all’acqua e di selezionare una miscela
k w
che abbia γ e η adeguati alle esigenze del caso.
m m
In linea di principio, quindi, i limiti di applicabilità indicati in letteratura possono essere sorpassati
riducendo la viscosità iniziale della miscela e rallentandone il processo di gelificazione, sempre che
i tempi di iniezione siano ingegneristicamente ragionevoli.
Quantitativamente, come tabellato in Figura 10, per terreni ghiaiosi o murature a sacco molto
permeabili (k = 10 m/s) è possibile realizzare con successo l’impregnazione anche con
-3
sospensioni acquose di cemento Portland 52.5. Per sistemi porosi meno permeabili (k = 10 ÷ 10
-4 -5
m/s), costituiti per esempio da terreni di sabbia fine o murature più compatte, è necessario
ricorrere all’iniezione di microcementi, mentre per i sistemi porosi ancor meno permeabili (k =
10 ÷ 10 m/s) si è costretti a ricorrere all’iniezione di soluzioni.
-5 -6
La prova di permeabilità più largamente utilizzata è la prova Lugeon. Tale prova viene
effettuata immettendo acqua in pressione su tratti p