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MAI”; “ALESSIA CI SONO BENJI E FEDE IN DIRETTA LIVE SU

FACEBOOK”; “A: Ma perché?!! // B: Te lo devo spiegare? PERCHE’ se lui

gli dimostri il contrario!!”; “I

ha paura di disturbarti, in questo modo HATE

you’re right”.

you because

Le tachigrafie sono presenti in ridottissima quantità e sono riscontrate, oltretutto, in

“T” al posto di “ti”; “velox” per “velocemente”; “quad” per

un solo soggetto:

“quaderno”; “x” al posto di “per”. La povertà tachigrafica è un aspetto che

caratterizza anche le conversazioni maschili, come abbiamo precedentemente visto:

la ragione può essere ravvisata nelle peculiarità del medium in analisi. Negli ormai

obsoleti sms il numero di caratteri impiegabili è limitato e ogni singolo messaggio ha

un costo, per cui perseguire l’economia scrittoria tramite le abbreviazioni é percepito

come un necessità; con WhatsApp, invece, non vi è più alcun limite di caratteri e,

inoltre, i messaggi sono gratuiti, per cui non vi è una somma aggiuntiva da pagare

43

qualora si inviassero svariati turni seriatim .

Il fonosimbolo riproducente il suono della risata umana è ampiamente presente:

“Ahahahahah di niente”; “A: E’ vero oh ok”; “A:

ahahahah // B: Ahahah Oh cosa ha

va be”; “A: sembro fatta in quelle

dato di matematica oggi? // B: Bho // A: Ahahaha

“A: Sisi ora che mi vesto sono le 3

foto // B: Anche la Gio ahahahahahahha”; hahah

“A: Se c’è Rossi non la voglio // B:

// B: Ok ahaha”; Ahahahah perché? // A: Perché

oddio”; “A:

no, poi ci prova con lei e io ci rimango male // B: Ahahaha Buongiorno,

sei già arrivata? // B: Si proprio adesso // A: Hahahah e io mi sono svegliata proprio

oggi che fate andate da Saracchi?”; “A: Tutto bene li? // B:

adesso. // B: Ahahahah

Ahahahah si si puoi notare dalle foto che sono in un posto proprio di merda // A:

si infatti.”. l’unità

Ahahah Talvolta esso si configura come il solo elemento formante

di trasmissione: “A: Grazie // B: Ahahahahah tutti mi scrivono grazie // A:

“A:

Ahahahha”; Oddioooo hahahahahahahahahaha io ho sognato che il mio prof mi

rapiva // B: Ma ahahahahahah // A: Hahahahahahhahahahahhaha”.

43 La configurazione formantica del flusso conversazionale in analisi è strettamente relazionata alla

natura gratuita del medium. 40

Altri fenomeni riscontrati, manifestanti substandartità e marcatezza, sono:

 l’omissione dell’apostrofo

“c è”; “po”; “dell apparecchio”; “l ho”; “l open day”; “d aiuto”; “c eri”; “l

altro”; “cos è”; “un idea”; “un amica”; “un altra”; “dell altra”;

 l’uso dell’apostrofo con l’articolo indeterminativo maschile

“un’amico”; “qualcun’altro”;

 l’omissione dell’accento

“e” per “è” (anche nel caso della maiuscola); “si” per “sì”; “cosi”; “perche”;

“li” per “lì”; “puo”; “piu”; “da” per “dà”; “la” per “là”;

 l’erronea segmentazione delle parole

“miraccomando”; “in cazzata”; “c’è ne” o “c’è n’è” per “ce n’è”; “cosè”;

“ce” per “c’è” “qualè”; “del l’esercizio”;

e viceversa;

 il ricorso alla scriptio continua stilizzante, in primis a fini di mimesi

dell’oralità

“massi”; “oddioo”; “eccerto”; “emmezza”; “vabbene”; “vabbè”; “sisi”;

“sennò”; “menomaleee”; “macciao”; “essi”;

 uso scorretto di maiuscole e minuscole

“chiara”; “milano”; “erica”; “alice”;

 i semplici errori di digitazione

“uni” per “uno”; “sedumentario”; “tranquillo” per “tranquilla”; “j” per “i”;

“appunto” per “appunti”; “tifa” per “tira”; “tropo” per “troppo”;

 gli errori imputabili alla correzione automatica

“tornò” per “torno”; “tube” per “dove”; “arrivò” per “arrivo”; “fa fatidico”

“dà fastidio”; “passò” per “passo”.

per

Come già precedentemente detto per le conversazioni maschili, i suddetti disgrafismi

possono essere ascritti alle modalità di inserimento del messaggio, quindi la ridotta

dimensione della tastiera cellulare e la velocità della digitazione. Legittimamente a

volte potrebbe insorgere un dubbio: non si tratta forse di un’insufficiente conoscenza

delle norme ortografiche? Talvolta stabilire quale sia la causa effettiva di tali

fenomeni di marcatezza risulta difficile; la miglior cosa da farsi sarebbe adottare

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un’ampia prospettiva dall’alto che tenga in considerazione il modus scribendi del

soggetto, non limitando l’attenzione al singolo elemento, poiché non irrelato. In

generale, potremmo dunque dire che si tratti più di noncuranza formale e di una

scrittura non revisionata, piuttosto che di ignoranza delle norme ortografiche

convenzionali, poiché sono maggioritari i casi nei quali compaiono le varianti

corrette. Nello specifico, tre conversazioni sono pressoché esenti da disgrafismi, i

quali, invece, tendono a concentrarsi specialmente in altre due conversazioni, dove la

non revisione è più evidente, la noncuranza formale maggiore, dove emerge una

scrittura più impetuosa e massimamente spontanea, caratterizzata da un coefficiente

assai elevato, molto più contaminata dall’oralità.

empatico

Anche nelle conversazioni femminili, le virgole e i punti fermi sono praticamente

inesistenti; tale mancanza si avverte maggiormente in queste conversazioni per il

fatto che, come abbiamo visto nel precedente capitolo, le unità di trasmissione sono

molto più corpose, costituite anche da periodi complessi e lunghi, nei quali la

punteggiatura dovrebbe essere cogente, anche e soprattutto ai fini di mettere

l’interlocutore nelle condizioni di interpretare correttamente il messaggio. Si

osservino i seguenti esempi:

“No la base deve essere diversa dalle altre facce ma uguale negli altri piani il pv non so se

devi invertire i colori e nell’altro boh”

“Stasera ne parliamo te lo posso dire domani mattina appena posso?? Così nel caso mia

mamma chiama la tua perché stasera siamo da mia nonna e non può ha detto se la può

chiamare domani mattina”

“Grazie Mille ale ma l’unica cosa che mi serve e stare un po’ da sola ti ringrazio per ciò che

stare da sola”

fai ma voglio

“Scusa se stavo mangiando comunque non mi sembra giusto che quando vuoi esci con gli

altri di corbetta e poi quando non hai sbatti mi vieni a chiamare dicendomi di stare a casa

MIA mi sembra che mi tratti come una ruota di scorta”

“No ho detto che mi da fastidio che vieni da me ho detto che quando non hai voglia di stare

con gli altri allora vieni a chiamare me però quando esci con gli altri io non esisto”

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“Ah e s e tipo ti capita di parlare con Dani fai tipo qualche domanda oppure tira fuori un

discorso su di me devo assolutamente capire cosa pensa di me ah giusto tutto questo mi

raccomando senza farti sgamare”

“Oddio scusa amo mi sono completamente dimenticata scusa ci sentiamo domani verso

mezzogiorno che ti devo dire un po’ di cose”

“Be cosa pensi che abbia fatto ho aspettato che me lo dicessi tu se fosse successo veramente

comunque vuoi finire tutto qui cosa non ti ho detto niente e te la prendi datavano parlando

tranquillamente anche se non lo sono per niente ma lo sono stata e tu fai così

perché?PERCHE?”

“Boh non so tu hai detto che vai alla fermata dove va alice se no se vuoi andiamo insieme

quella dove vado io”

“Scusa Silvia ma mia mamma ha detto che se voglio andare all’EMPYRE devo cerare di

spendere meno possibile quindi non so se domani riesco a venire è un problema se domani

mattina ti dico se vengo o no perché ora ne sto parlando con mio papà e quindi non so se mi

fa venire”

“Ma hai visto che brutta Troia due pagine intere di esercizi ma se li infila nel culo c’è oggi

convinta di aver finito latino poi guardo Minchia”

“Ti volevo chiedere se oggi pomeriggio potevo venire li da te per fare le trecce perché mia

mamma non è capace e non c’è perché è da mia nonna e arriva dopo quindi se mi potevi

anche dare un passaggio”

“Niente che in pratica a lei non sembra che facesse qualcosa e che comunque è lui che ci

prova in parte è vero perché lui ci prova con tutte anche con Erika è per quello che non me

ne frega mi diverto con lui e basta è solo questo non ho aspettative di alcun genere apparte

una buon amicizia”

Il punto fermo, frequentemente mancante in loci dove la sua presenza sarebbe

richiesta, viene utilizzato per perseguire l’intento di imprimere al messaggio un tono

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massimamente serioso e per veicolare l’idea d’esser particolarmente infastiditi o

nervosi:

A: Ti devo parlare, scrivimi quando sei a casa.

B: Ok va bene

B: Vai dimmi tutto

A: Niente ho risolto.

B: Ma di che si trattava

A: Niente te ne parlo quando torno.

A: Ti devo dire delle cose.

B: Su cosa

A: Secondo te? Su mio nonno.

A: Affronta le cose

B: Sai come sono fatta. Scappo non so farle queste cose.

E non voglio finire il discorso.

Voglio finire tutto qui.

Avresti dovuto chiedere prima a me.

A: Comunque non mi ha scritto si vede che non gliene frega un cazzo.

B: Ah che stronzo.

A: Già.

B: Magari ha avuto qualcosa da fare

A: Bah.

A: Hei calma.

B: No.

A: Ohhh dai bona.

B: Ma bona sto cazzo minchia ma che muoia

A: Okay ti do ragione.

Il punto interrogativo, nella stragrande maggioranza dei casi, è posto correttamente

alla fine di una frase interrogativa. Talvolta il su

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A.A. 2016-2017
62 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elisa.colombo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Prada Massimo.