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2.1 MOLTEPLICI UTILIZZI DELLE MICROALGHE
Grazie al fatto che sono specie molto numerose, hanno un prezzo economico e presentano una notevole
uniformità strutturale, le microalghe sono state utilizzate per molti scopi, tra cui la produzione di
biocarburanti, ottima alternativa sostenibile ai combustibili fossili, utilizzando la CO2 come fonte di
carbonio (Wijffels and Barbosa, 2010). Queste sono state introdotte nella dieta, attualmente solo dieci
specie sono autorizzate al consumo alimentare in Europa ma quelle poche specie ritenute sicure da
mangiare stanno diventando oggetto di ricerca di alternative più ecologiche alle fonti proteiche animali;
sono un’ottima fonte di vitamine A, B, C e B12 e contengono iodio.
Oltre ad offrire fonti sostenibili di proteine e fibre, le microalghe sono anche un’ottima fonte di omega-
3 e omega-6, acidi grassi essenziali il cui apporto, dunque, deve necessariamente provenire dalla dieta.
Possono essere quindi una buona alternativa al pesce a causa dell’aumento dei prezzi di esso e alla
crescente preoccupazione per la sua sostenibilità.
3. SINTESI DELLE RBCM-ALGAE
In seguito, è riportato il metodo innovativo che ha permesso di superare la condizione di ipossia
tumorale mediante la generazione in situ di ossigeno, utilizzando un sistema fotosintetico naturale
basato sulla Chlorella vulgaris ingegnerizzata.
Le microalghe, mediante il rivestimento dato dalla membrana dei globuli rossi, riescono facilmente a
raggiungere il tumore dato che il rivestimento le protegge dalla distruzione da parte delle cellule
immunitarie, permettendo loro di svolgere la propria funzione più a lungo. Inoltre, la C. vulgaris
contiene un’alta concentrazione di clorofilla che assorbe la luce in un ampio spettro di lunghezze
d’onda; dunque, a seguito di irradiazione laser (650nm) vengono prodotte specie reattive dell’ossigeno
(ROS) che aumentano ulteriormente l’efficacia della terapia fotodinamica. Combinando tutto questo
con le terapie convenzionali quali radioterapia (RT) e terapia fotodinamica (PTD), si può ottenere un
effetto significativo sull’efficacia di questi trattamenti. (Pierobon et al., 2018)
3.1 INGEGNERIZZAZIONE DI CHLORELLA VULGARIS
Le RBCM-Alghe sono costituite da due elementi: le microalghe C. vulgaris e le membrane dei globuli
rossi (RBCM).
I globuli rossi sono raccolti per centrifugazione (3000 giri/min), viene rimosso il surnatante e lavato
con PBS ghiacciato fino a che non risulta trasparente. Il precipitato viene disciolto in soluzione tris-HCl
a freddo per estrarre la membrana. I campioni vengono purificati per centrifugazione (9000 giri/min)
per eliminare eventuali aggregati nei surnatanti. (Mohandas and Gallagher, 2008)
RBCM viene raccolto mediante ultrasuoni criogenici per 10-20 min finché il composto diventa
trasparente. La procedura è ripetuta per 3 volte.
RBCM così ottenuto viene miscelato con C. vulgaris in rapporto di volume 1:1 in agitazione per tutta la
notte a 4°C. In questo modo, le alghe sono state ricoperte di uno strato sottile di RBCM. (Gao and
Zhang, 2015)
3.2 CARATTERIZZAZIONE PROTEICA DI RBCM TRAMIDE SDS-PAGE
L’SDS-Page è una tecnica utilizzata in biologia molecolare che permette di separare ed analizzare le
proteine in base al loro peso molecolare. È stata utilizzata per poter verificare se le RBCM-Alghe
fossero state create correttamente, per valutare la purezza del campione e per stimare la quantità di
proteina presente, analizzando l’intensità della colorazione delle bande.
Le proteine RBCM, Alghe e RBCM-Alghe sono state preparate con un detergente (SDS, sodio dodecil
solfato) che denatura le proteine e le carica negativamente. Questo permette loro di migrare verso il
polo positivo di un campo elettrico. Successivamente, con uguali quantità di massa, sono state caricate
nei pozzetti su un gel di poliacrilamide. A seguito dell’applicazione di corrente elettrica, i campioni
sono quindi stati fatti correre su un gel SDS-Page al 10% utilizzando come tampone di corsa un
tampone tris-glicina-SDS; le proteine più piccole, essendo meno ostacolate dal gel, migreranno più
velocemente rispetto alle grandi.
In seguito, il gel è stato colorato per 1 h con colorante blu di Coomassie che si lega alle proteine e le
rende visibili, seguito da decolorazione per tutta la notte. Il gel è stato poi visualizzato utilizzando un
sistema di imaging che permette di vedere le bande proteiche.
3.3 MISURAZIONE DELLA VITALITÀ DI RBCM-ALGHE
La misurazione della vitalità è fondamentale perché permette di verificare che le alghe rimangano
attive per garantire l’efficacia del trattamento e per monitorare le condizioni ottimali per la loro
crescita.
Le RBCM-Alghe sono state poste in un incubatore illuminato a 27°C. Allo stesso tempo, un volume
uguale di RBCM-Alghe è stato seminato in piastre a 96 pozzetti.
La vitalità di RBCM-Alghe è stata determinata esaminando l’assorbanza a 600 nm; maggiore è
l’assorbanza, maggiore è la quantità di alghe presenti. È stato poi utilizzato un colorante (PI) che viene
assorbito dalle cellule morte e così diventano fluorescenti. Al microscopio le cellule morte appaiono
colorate di rosso mentre quelle vive restano incolori. Successivamente sono state contate il numero di
cellule vive e morte nelle immagini acquisite al microscopio tramite ImageJ. (Koo et al., 2006)
4. RISULTATI OTTENUTI
4.1 LE RBCM-ALGHE HANNO CAPACITÀ DI OSSIGENAZIONE
Le alghe sotto luce rossa (LED 660 nm) mostrano un’attività fotosintetica superiore rispetto alla luce
bianca. Questo accade perché la lunghezza d’onda della luce rossa corrisponde alla lunghezza d’onda
assorbita dai pigmenti fotosintetici, come la clorofilla. Questi pigmenti catturano l’energia luminosa e
la utilizzano per convertire l’anidride carbonica e l’acqua in glucosio e ossigeno. La luce bianca
contiene anche lunghezze d’onda che non vengono assorbite dai pigmenti, risultando quindi meno
efficaci per la fotosintesi.
Dunque, le RBCM-Alghe sotto luce rossa in 60 minuti producono un’elevata quantità di O2,
raggiungendo un livello di concentrazione di ossigeno di 12,1 mg/L (in modo sia tempo- che
concentrazione-dipendente), tasso superiore a quello osservato in luce bianca (9,9 mg/L). Inoltre, la
capacità di ossigenazione delle RBCM-Alghe non ha mostrato differenze significative rispetto a quella
delle alghe non rivestite, non è stata notata nessuna diminuzione della capacità di ossigenazione con la
profondità; quindi, continuano a produrre O anche quando la luce deve penetrare a 2 e 4 mm e infine è
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stato osservato che le alghe continuano a mantenere la capacità di produrre O anche dopo 6 giorni di
2
conservazione a 4°C. Questi risultati dimostrano che le RBCM-Alghe sono un sistema molto efficiente
per rilasciare ossigeno in modo controllato nell’ambiente circostante. (Pierobon et al., 2018)
4.2 VALUTAZIONE DELLE RBCM-ALGHE IN COLTURE CELLULARI
Le proprietà delle RBCM-Alghe sono state analizzate in un ambiente controllato, ovvero in coltura
cellulare. In particolare, è stato valutato se queste particelle fossero sicure per le cellule e se fossero in
grado di svolgere le funzioni per cui sono state progettate.
Per la valutazione della citotossicità sono state utilizzate diverse linee cellulari come cellule tumorali
mammarie 4T1, fibroblasti, macrofagi murini J774, ad esse sono state aggiunte le RBCM-Alghe in
diversa quantità e incubate per almeno 24 ore, per vedere se e quanto potessero danneggiare queste
cellule. Successivamente è stato aggiunto il colorante MTT (metil tiazolil tetrazolio) che diventa viola
solo nelle cellule vive, seguito da un’ulteriore incubazione a 37°C per 4 ore; misurando l’intensità del
colore è stato possibile capire quante cellule fossero morte a causa delle RBCM-Alghe.
È stato misurato l’effetto delle RBCM-Alghe anche sui globuli rossi per verificare se esse causano la
loro distruzione; per il test di emolisi, il sangue di topo è stato centrifugato e lavato tre volte con PBS
per raccogliere i globuli rossi. Questi ultimi sono stati messi a contatto con RBCM-Alghe; dopo
incubazione per 4 ore, tutta la sospensione miscelata è stata centrifugata ed è stato valutato se essi
fossero andati incontro ad emolisi tramite un lettore di micropiastre. (Mohandas and Gallagher, 2008)
I risultati hanno confermato che le RBCM-Alghe, anche in concentrazioni elevate, non hanno causato
la morte delle cellule, non hanno indotto la secrezione di interleuchina-1B (una citochina
infiammatoria) dai macrofagi e non hanno causato la lisi dei globuli rossi, indicando che il rivestimento
delle alghe è stabile e non danneggia le membrane cellulari.
Dato che le RBCM-Alghe possono attivamente svolgere la fotosintesi in condizioni fisiologiche, è stata
valutata la loro capacità di modulare le condizioni cellulari ipossiche. È stata utilizzata una sonda
fluorescente chiamata [Ru(dpp)3]Cl2 sensibile all’ossigeno: quando le cellule sono incubate con le
RBCM-Alghe ed esposte alla luce rossa, la fluorescenza della sonda diminuisce significativamente nel
tempo, raggiungendo il minimo dopo circa 2 ore. Questi risultati indicano che le RBCM-Alghe
contrastano l'ipossia grazie alla loro eccellente capacità di ossigenazione con l’esposizione alla luce
rossa.
Successivamente un saggio clonogenico è stato utilizzato per valutare l’apoptosi indotta dalle
radiazioni dopo l’alleviamento dell’ipossia cellulare da parte delle RBCM-Alghe; il saggio clonogenico
è un test biologico utilizzato per analizzare la capacità di sopravvivenza e proliferazione delle cellule
dopo essere state esposte ad un agente dannoso come in questo caso le radiazioni. Come previsto, le
cellule tumorali mammarie 4T1 coltivate in condizioni ipossiche sono molto più resistenti alle
radiazioni rispetto a quelle coltivate in condizione di normossia. Dunque, le RBCM-Alghe hanno
eliminato gran parte della resistenza delle cellule tumorali alle radiazioni e questo è un risultato atteso
dal momento che la mancanza d’ossigeno è nota per proteggere le cellule dalle radiazioni.
In seguito, è stata utilizzata la colorazione immuno-fluorescente per valutare il danno al DNA indotto
dall’irradiazione a raggi X riflesso da r-H2AX, un marcatore delle rotture del DNA a doppio filamento;
questa rottura è un grave danno al DNA che, se non riparato, può portare alla morte cellulare. Pertanto,
in accordo con il saggio clonogenico precedentemente effettuato, il miglioramento dell'apporto di
ossigeno rilasciato dalle RBCM-Alghe induce un maggior danno al DNA, sensibilizzando le cellule
tumorali alle radiazioni. (Liu and Chen, 2016)
È stato scoperto che l&rsquo