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La coesione consente all’acqua di sopportare tensioni molto elevate (-30
MPa).
2.2.2 Movimento dell’acqua dalla foglia all’atmosfera
La fuoriuscita di acqua dalla pianta genera la forte differenza di potenziale
idrico che guida il movimento dell’acqua: è la diffusione di vapore acqueo
dalla foglia all’aria, ovvero la traspirazione. L’acqua penetra nell’apoplasto
del mesofillo fogliare, fino alle cellule del mesofillo spugnoso sul lato ventrale
della foglia (dove ci sono le camere sottostomatiche): qui l’acqua liquida
diventa gassosa. La traspirazione quindi è la principale forza motrice per
l’ascesa dell’acqua nella pianta.
La traspirazione dipende dal potenziale idrico dell’aria e dalla resistenza
stomatica.
Il potenziale idrico dell’aria è dato da:
ΨW =
RTln(RH)
Vw
(2.2)
dove RH è l’umidità relativa dell’aria e Vw il volume molare dell’acqua
liquida.
Il potenziale idrico diventa sempre più negativo man a mano che ci si al-
lontana dalla foglia, in questo modo l’acqua passa dalla foglia all’atmosfera1
.
Come si produce la pressione negativa? Con la stessa modalità a livello
del suolo: si misura in termini di tensione di curvatura del menisco.
2.2.3 Teoria della tensione-coesione-adesione
Negli spazi interstiziali del mesofillo spugnoso, man a mano che l’acqua eva-
pora, si riduce la quantità d’acqua nella foglia e si assottiglia lo strato di
acqua all’interno di questo tessuto. Se evapora molta acqua, la pellicola si
distribuisce a riverstire le singole fibrille di cellulosa e descrive dei menischi
sempre più curvi, il cui raggio di curvatura diviene sempre più piccolo. La
tensione superficiale, essendo sempre la stessa, riduce significativamente il
potenziale a questo livello −→tensione sempre più negativa. Ecco che la for-
te pressione negativa (tensione) che spinge l’acqua dal suolo verso l’alto è
generata proprio sulle parti superficiali delle cellule della foglia.
Grande vascolarizzazione della foglia: le nervature raggiungono i distretti
più lontani della foglia, perchè lo xilema deve arrivare fino alle camere sotto-
stomatiche. Ogni cellula della foglia è vicinissima allo xilema, in modo tale
che la tensione nello xilema possa propagarsi.
Le lignificazioni a cui vanno incontro i vasi xilematici sono importantis-
sime perchè se i vasi non fossero rigidi ed incomprimibili, collasserebbero
sotto la forte tensione dell’acqua. Questi vasi hanno comunque un certo gra-
do di elasticità −→variazioni giornaliere del diametro del tronco. Si ha un
progressivo aumento del potenziale idrico dalla radice alle parti aeree della
pianta.
Recapitolando...
• Il potenziale di pressione è quindi negativo quando è attiva la traspira-
zione
• Il potenziale osmotico è sempre negativo, anche nelle cellule in cui il
potenziale idrico è positivo
• Il potenziale gravitazionale è 0 o poco più in tutte le parti dello xilema
al di sotto di 10 metri: dopo è circa 0.1, e non più trascurabile
• La differenza di pressione, o meglio la tensione all’interno dello xilema,
è il motore del flusso dell’acqua
Misurazione del potenziale di pressione nei vasi
xilematici
Bomba a pressione tensione misurata sulla base della pressione che va
esercitata affinchè l’acqua nel ramo tagliato raggiunga di nuovo la superficie
di taglio.
• Trasduttore di pressione
• Potometro: non misura direttamente la pressione, ma ci indica se esiste
una pressione all’interno dei rami. Si recide un ramo, si mette in una
beuta che comunica con un tubo capillare che ha una bolla d’aria alla
fine. Il movimento della bolla d’aria nel capillare indica se c’è una
pressione positiva o negativa o meno
Nelle sequoie ad esempio serve una grande differenza di pressione affinchè
l’acqua possa muoversi. Essa è collegata alla velocità di traspirazione. I va-
lori di pressione all’interno dello xilema diminuiscono (assumono valori più
negativi) man a mano che si sale verso l’alto (quando la pianta traspira nor-
malmente); quando la pianta non traspira, le pressioni sono sigificativamente
più inferiori.
Cavitazione ed embolia
Il fatto che esistano forti tensioni nei vasi xilematici della pianta genera lo
stato metastabile nella pianta: l’acqua non evapora nello xilema, anche se
lo stato gassoso sarebbe termodinammicamente più favorito. Possono però
formarvisi bolle d’aria. Nella pianta le tensioni intorno ai 3 MPa non so-
no sufficienti per rompere la colonna e far vaporizzare l’acqua (servirebbero
infatti 30 MPa).
Le bolle d’aria possono formarsi perchè si hanno alte velocità di tra-
spirazione: in condizioni di elevata temperatura e ventosità, si ha elevata
traspirazione e possono venire richiamate bolle d’aria dall’esterno dall’apo-
plasto radicale. Esse resterebbero tali, ma possono anche dilatarsi e andare
ad occupare l’intera dimensione del vaso: il vaso non riesce quindi più a
trasmettere la tensione e il flusso si interrompe.
Anche a seguito di danno meccanico può essere introdotta aria: in que-
sto caso l’aria embolizza i vasi. Al passaggio tra inverno e primavera può
succedere la stessa cosa: lo xilema in inverno congela, ma quando si ha au-
mento di temperatura, l’acqua scongela e microbolle d’aria intrappolate nel
ghiaccio possono espandersi e portare ad embolizzazione del vaso. L’acqua
perde adesione alla parete del vaso e si scolla, fa espandere la bolla d’aria che
genera un’onda d’urto che si ripercuote all’esterno sotto forma di crick. Un
vaso embolizzato può essere bypassato perchè l’acqua può passare nel vaso
adiacente, grazie alle aperture controllate dal toro, che sigilla l’embolia .
2.2.6 Velocità del flusso della linfa xilematica
L’acqua si muove nello xilema per flusso di massa. Se consideriamo il vaso
xilematico come un capillare ideale, possiamo applicare la Legge di Poiseuille:
Jv =
(∆P · π · r
4
)
L · 8 · η
(2.3)
Per misurare la velocità di flusso, si scalda la linfa attraverso un termoe-
lemento applicato al di sotto della corteccia, la linfa riscaldata raggiunge-
rà un rilevatore, detto termocoppia, e il tempo impiegato a raggiungerlo ci
indicherà la velocità della linfa.