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INDICE

1. INTRODUZIONE pag. 3

2. DEFINIZIONE E CAUSE pag. 3

3. SINTOMI E COMPLICANZE pag. 5

4. MISURAZIONE PRESSIONE ARTERIOSA pag. 5

5. CONTROLLO PRESSIONE ARTERIOSA pag. 6

6. TERAPIA E PREVENZIONE pag. 6

BIBLIOGRAFIA pag. 7

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1. INTRODUZIONE

La pressione arteriosa (PA) è necessaria per il mantenimento adeguato del flusso sanguigno

nel sistema cardiovascolare, ossia per far scorrere il sangue nelle arterie e permettere un

appropriato trasporto di ossigeno ai tessuti del nostro corpo. Più è alta la pressione e maggiore

è il lavoro che deve compiere il cuore.

È determinata dalla funzione di due fattori: la gittata cardiaca e la resistenza periferica. La

gittata cardiaca è il volume di sangue pompato da un ventricolo in 1 minuto, mentre la

resistenza periferica aumenta con la diminuzione del diametro del vaso sanguigno

(vasocostrizione) e diminuisce con l'aumento del diametro del vaso (vasodilatazione).

La pressione, misurata in millimetri di mercurio (mmHg), è determinata inoltre da due valori:

“massima”,

pressione arteriosa sistolica o comunemente chiamata che si riferisce alla

• pressione a cui è sottoposto il sangue durante la fase di sistole cardiaca, quindi quando

il cuore si contrae e pompa il sangue nelle arterie;

o comunemente chiamata “minima”,

pressione arteriosa diastolica che, invece, è il

• valore della pressione che subisce il sangue durante la fase di diastole cardiaca, quindi

quando il cuore si rilassa e si riempie di sangue.

Affinché sia considerata ottimale, il valore della pressione minima deve essere inferiore a 80

mmHg e quello della massima inferiore a 120 mmHg. Quando questi valori sono elevati si parla

di ipertensione arteriosa.

2. DEFINIZIONE E CAUSE

L'ipertensione arteriosa, dunque, è una condizione caratterizzata dall'elevata pressione del

sangue nelle arterie. Oltre a rappresentare una tra le patologie più diffuse, è considerata anche

uno tra i più importanti fattori di rischio, aumentando considerevolmente la probabilità che si

verifichino patologie ad essa correlate. Proprio per questo motivo è fondamentale riuscire ad

identificarla e curarla al fine di prevenire i danni che può provocare.

Infatti è importante distinguere l'ipertensione vera e propria da un rialzo pressorio occasionale.

Quest'ultimo può avvenire, ad esempio, in seguito di una forte emozione e rientra nei valori

normali in poco tempo, quindi non è sintomo di ipertensione arteriosa. Si parla, invece, di

ipertensione arteriosa quando la pressione è costantemente alta, superiore a 140 mmHg per la

massima e 90 mmHg per la minima. Si distinguono in particolare differenti categorie di

ipertensione:

ipertensione di grado 1 borderline, con valori pressori compresi tra 140 e 150 mmHg

• per la massima e tra 90 e 95 mmHg per la minima;

ipertensione di grado 1 lieve, con valori compresi tra 150 e 160 mmHg per la massima

• e tra 95 e 100 mmHg per la minima;

ipertensione di grado 2 moderata, con valori compresi tra 160 e 180 mmHg per la

• massima e tra 100 e 110 mmHg per la minima;

ipertensione di grado 3 grave, con valori uguali o superiori a 180 mmHg per la

• massima e 110 mmHg per la minima.

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Dal punto di vista eziologico si distinguono l'ipertensione arteriosa primaria o essenziale e la

secondaria. La primaria rappresenta circa il 95% dei casi ed è caratterizzata dalla mancanza

di cause identificabili e precise, quali possono essere fattori ambientali come età, fumo,

obesità, stress, sedentarietà, dieta errata e fattori ereditari, dunque anche una predisposizione

genetica. La secondaria rappresenta, invece, circa il 5% dei casi ed è definita come una

conseguenza di varie patologie che interessano il cuore, i reni e i vasi. In questi casi con

l'individuazione e la cura della malattia di base si può contribuire alla normalizzazione dei valori

pressori. A differenza dell'ipertensione arteriosa primaria che interessa generalmente la

popolazione adulta, l'ipertensione secondaria interessa anche soggetti più giovani con valori

pressori talvolta difficilmente controllabili con la terapia farmacologica.

Come anticipato, esistono alcuni fattori di rischio che inducono l'ipertensione arteriosa, tra

questi possono essere:

età, in quanto la pressione arteriosa aumenta con l'avanzamento dell'età come

• conseguenza dei cambiamenti a carico dei vasi arteriosi, i quali, invecchiando,

assumono più rigidità;

familiarità, in quanto la presenza in famiglia di soggetti ipertesi comporta un aumento

• della probabilità di sviluppare una condizione di ipertensione;

sovrappeso e obesità, in quanto correlati ad un aumento dei valori pressori;

• sedentarietà, che nonostante non via sia una vera e propria certezza, è certo che

• un'attività fisica moderata, mantenendo attivo l'organismo e controllando il peso,

contribuisca a ridurre i valori pressori;

malattie metaboliche, come tipiche condizioni di ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia

• o, in particolare, il diabete sono associate ad un aumento pressorio e di conseguenza al

rischio di malattie cardiovascolari;

fumo di sigaretta, in quanto altera i valori della pressione arteriosa. Infatti, dopo aver

• fumato si verifica un rialzo pressorio immediato a cui, con il tempo, si aggiungono anche

danni cronici a livello dei vasi arteriosi come perdita di elasticità, danno alle pareti

vascolari e anche una predisposizione alla formazione di placche aterosclerotiche;

squilibrio di sodio e potassio, in quanto un'alimentazione eccessivamente ricca di

• sodio o povera di potassio possono favorire l'insorgenza di ipertensione arteriosa;

alcool, in quanto un consumo eccessivo di alcolici contribuisce all'innalzamento dei

• valori pressori, oltre a provocare danni al cuore (dilatazione e perdita della sua funzione

di pompa generando gravi conseguenze a tutto l'organismo);

stress e ansia, che può diventare causa di ipertensione permanente se il corpo è

• sottoposto a lunghi periodi di stress fisico o mentale. Ciò accade perché l'ansia innesca

quale una volta “avvertita” dal nostro

nel nostro organismo una reazione di paura, la

corpo, questo reagisce aumentando la concentrazione di cortisolo. L'aumento genera

una serie di reazioni a catena, causando di conseguenza un innalzamento pressorio. Di

per sé non è l'aumento momentaneo di cortisolo a causare casi di ipertensione, tuttavia

rappresenta un fattore di rischio in soggetti predisposti;

farmaci, come quelli estrogeni, cortisonici e Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei

• (FANS) possono contribuire all'aumento della pressione arteriosa.

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3. SINTOMI E COMPLICANZE

I principali sintomi di ipertensione arteriosa sono: mal di testa, in particolar modo al mattino;

vertigini e sensazione di stordimento; tinniti (ronzii nelle orecchie); alterazioni della vista

(presenza di puntini luminosi nel campo visivo); epistassi (sangue dal naso). Non sempre,

però, i sintomi si manifestano in egual modo in ogni individuo, bensì in alcuni casi vi è l’assenza

un “killer

sintomatologica, pertanto l'ipertensione viene considerata anche silenzioso”.

Nelle fasi precoci dell'ipertensione primaria non compare alcuna alterazione patologica. Tuttavia

l'ipertensione grave o protratta può danneggiare e comportare complicazioni a livello degli

organi bersaglio, principalmente il sistema cardiovascolare, l'encefalo e i reni.

Infatti, principalmente, l'aumento di pressione sui vasi sanguigni genera uno sforzo notevole che

non sempre le pareti dei vasi riescono a trattenere e, con l'andare del tempo, i vasi sanguigni

possono assottigliarsi fino al punto di rottura. Con la rottura di un vaso avviene una patologia

potenzialmente mortale in poche ore, l'ictus. Quando sono interessati i vasi sanguigni cerebrali

si verifica un ictus cerebrale che può causare gravi perdite alla memoria e all'autosufficienza

del soggetto. Un'altra conseguenza molto importante è l'infarto del miocardio: l'alta pressione

fa aumentare il volume del sangue e di conseguenza si verifica un aumento della gittata

cardiaca. Inoltre se nelle arterie sono presenti delle occlusioni, come ad esempio trombi o

un “muro”

placche di aterosclerosi, queste vanno a formare contro il quale il sangue rallenta o

si arresta. Questa ridotta circolazione ematica fa sì che il muscolo cardiaco rimanga senza

ossigeno per un periodo di tempo, provocando di conseguenza una necrosi del tessuto

cardiaco (causa dell’infarto). Dunque chi soffre di ipertensione deve tener sotto controllo

soprattutto i valori di colesterolo nel sangue, in quanto un suo eccesso favorisce la formazione

di placche.

4. MISURAZIONE PRESSIONE ARTERIOSA

La pressione arteriosa viene comunemente misurata

a livello dell'arteria del braccio (arteria omerale). La

misurazione viene effettuata sul paziente in posizione

seduta, con il braccio appoggiato su un piano

orizzontale all'altezza del cuore.

Lo strumento utilizzato per misurare la pressione è lo

sfigmomanometro, un apparecchio costituito da un

bracciale morbido di gomma connesso a una

pompetta di gomma che viene utilizzata per gonfiarlo

e da un misuratore che registra la pressione del

bracciale. Il misuratore può essere costituito da un

quadrante o da una colonna di vetro riempita con

.

mercurio l’OMS,

Secondo la misurazione ottimale deve

essere effettuata: in condizioni di tranquillità, infatti il

paziente deve essere rilassato e comodo e non deve aver fumato o bevuto da almeno un

quarto d’ora; il braccio deve essere appoggiato e non rimanere sospeso; il bracciale deve

essere di dimensione adeguata al braccio del paziente. Ovviamente un bracciale da adulto non

misura del bracciale

può essere utilizzato su un bambino e viceversa, in quanto un’inadeguata

comporta rilevazioni errate (sovrastima o sottostima).

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Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
7 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/09 Fisiologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Pandemonium00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di fisiologia e anatomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università San Raffaele Roma o del prof Picconi Barbara.