Il titolo della tesi Il viaggio come dispositivo di crescita interiore nasce dall’idea di voler indagare il fenomeno del viaggio, oggi molto diffuso, nella sua dimensione reale e in quella simbolica, da un punto di vista pedagogico/esistenziale. Il viaggio, in tutte le sue dimensioni, educa e porta il viaggiatore a una maggiore consapevolezza di sé, del proprio mondo interiore e della realtà circostante. Il viaggio è fautore di cambiamento in quanto in grado di mutare la stessa identità del viaggiatore. L’idea di questo argomento nasce dal desiderio di comunicare la mia passione per il viaggio: viaggio inteso non solo in senso realistico/concreto ma anche simbolico/metaforico. Il viaggio può, infatti, essere inteso in senso reale e concreto come uno spostamento nello spazio e nel tempo ovvero il visitare posti nuovi, entrare in contatto con culture diverse, relazionarsi con persone di altre lingue, colori ed abitudini, oppure in senso simbolico metaforico ovvero come cammino della vita, itinerario verso la conoscenza di se stessi addentrandosi nella profondità della propria essenza e scoprire chi siamo e a quale vocazione siamo chiamati per essere veramente felici. L’itinerario percorso in questa tesi vuole, così, essere un invito ad intraprendere la strada che porta alla piena realizzazione di sé e, quindi, alla vera felicità, superando ogni barriera umana che provoca egoismo, solitudine, indifferenza, intolleranza… Il viaggio, in tutte le sue dimensioni, è un invito a perdersi per ritrovarsi. E’ così che il viaggio assume un’importante valenza educativa, di crescita interiore, favorendo l’inizio di un nuovo cammino verso la piena maturazione e realizzazione del vero sé. Nel primo capitolo ho voluto realizzare un viaggio nel viaggio nel quale ho pensato di mettere in luce le fondamentali dimensioni che lo caratterizzano quali l’incontro con la diversità, il dono come nutrimento della relazione autentica e il dialogo come mezzo per creare la relazione. Ed è solo attraverso un rinnovamento di prospettiva adottando pertanto una prospettiva interculturale che genera mutuo rispetto anziché reciproca esclusione che è possibile far fronte alla grande sfida educativa del nostro tempo. L’educazione interculturale ha come obiettivo il confronto tra persone diverse e la coesione sociale: la costruzione di identità culturali complesse. Nel secondo capitolo ho voluto parlare di un viaggio un po’ particolare, un viaggio che, se vissuto in pienezza, ha il potere di cambiare la vita di coloro che lo realizzano. Questo viaggio è l’esperienza di volontariato in terra di missione, un’esperienza che ho avuto la fortuna di vivere direttamente in prima persona e che ha dato una forte scossa alla mia vita. Ed è per questo ho che voluto riportare la mia esperienza e quella di Silvia (mia carissima amica) per testimonia tale cambiamento. L’esperienza di volontariato, in tutte le sue forme, ha anche un’importante valore pedagogico. Oggi, a causa dell’affievolirsi di rassicuranti comunità d’appartenenza entro le quali poter condividere situazioni e trovare attendibili modelli di riferimento, si sta sempre più diffondendo un disorientamento sociale e morale che causa nell’individuo incertezza e la conseguente perdita di precisi riferimenti valoriali. A tal proposito il volontariato si propone come scuola di solidarietà da valorizzare e promuovere poiché in grado di plasmare l’identità personale dell’individuo ed educarlo ai valori fondamentali della vita quali la gratuità, l’accoglienza, l’amore reciproco. Come sappiamo certe esperienze, se vissute in pienezza, hanno il potere di introdurci nel viaggio più importante: quello della vita. Il terzo capitolo ha così come tema principale il viaggio come metafora della vita: un itinerario di comprensione del senso ultimo dell’esistenza umana che porta a scoprire la verità di sé, senza la quale ciascun essere umano è portato a compiere scelte alla cieca, che non portano alla vera felicità. In tale prospettiva un particolare contributo verrà dato dalla mistica, intesa come via di ricerca della Verità. La metafora della vita è inseparabile dalla metafora del processo educativo poiché entrambi hanno come meta la realizzazione personale. In entrambi i casi si tratta di un cammino tortuoso, in cui è continuamente possibile smarrirsi o anche ritornare sui propri passi, ma in cui sempre e comunque il viaggio opera una trasformazione interna del viandante. Il quarto capitolo ha, così, come tema principale il viaggio come metafora pedagogica, un viaggio che pone la creatura umana al centro di un grande e meraviglioso progetto di vita che presuppone di insegnare a vivere la vita nella libertà e nell’autenticità di essere pienamente se stessi, al servizio della verità, la quale risiede nell’Amore.
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