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R
l’immagine di F è formata dall’unione dei segmenti ottenuti sopra, e quindi è uguale all’insieme
2 {(x, ≥ −x ≤ ≤
F (R ) = y) : x 0, y x}.
© – 2) Calcolare lo sviluppo di Taylor al secondo ordine di
x − −
f (x, y) = sen(e x cos(y))
nel punto (0, 0) e utilizzarlo per calcolare il limite x − −
sen(e x cos(y)) .
lim 2 2
x + y
(x,y)→(0,0)
Dato che ∂f
∂f x x x
− · − − · − −
= (e 1) cos(e x cos y), D f = = sin y cos(e x cos y),
D f = 2
1 ∂x ∂y
mentre 2
∂ f
2 x x x 2 x
· − − − − − −
D f = = e cos(e x cos y) (e 1) sin(e x cos y),
1 2
∂x
2
∂ f 2
2 x x
· − − − − −
= cos y cos(e x cos y) sin y sin(e x cos y),
D f =
2 2
∂y 2
∂ f x x
− · − −
D D f = = (1 e ) sin y sin(e x cos y),
1 2 ∂x∂y
otteniamo subito che in (0, 0) f (0, 0) = D f (0, 0) = D f (0, 0) = 0,
1 2
2 2
D f (0, 0) = D f (0, 0) = 1, D D f (0, 0) = 0.
1 2
1 2
Pertanto lo sviluppo di Taylor in (0, 0) è semplicemente
1 1
2 2
f (x, y) = x + y + R (x, y)
2
2 2
e quindi il limite richiesto è uguale a 1/2. 2 2
© – 3) Calcolare massimi e minimi locali e globali (= relativi e assoluti) di f (x, y) = x + 2y sull’insieme
2 2 2 2
≤ − ×
x + y 1. Stessa domanda per la funzione f (x, y) = x + 3y 6x sulla striscia [−1, 1].
R
1
2 2 2
I punti stazionari di f (x, y) = x + 2y sono dati dal sistema di equazioni
D f = 0, D f = 0
1 2
ossia 2x = 0, 4y = 0
e quindi l’unico punto stazionario è l’origine (0, 0), che è un punto interno all’insieme considerato. Per
verificarne la natura cacloliamo l’Hessiana di f ; questa è costante (non dipende da (x, y) perché f è un
polinomio di grado 2) e precisamente
2 0
H =
0 4
che ha autovalori positivi, quindi (0, 0) è un punto di minimo locale, in cui f vale 0. Notare che f è sempre
positiva, quindi abbiamo trovato un punto di minimo assoluto.
2 2 2 2
≤
Al bordo dell’insieme x + y 1, cioè sulla circonferenza x + y = 1, possiamo scrivere
2 2 2 2
f (x, y) = x + y + y = 1 + y
−1
e dato che y varia tra e +1 è chiaro che f , ristretta al bordo, ha minimo quando y = 0 cioè nei punti
±1, ±1).
(±1, 0), e massimo quando y = cioè nei punti (0, Esaminiamo meglio questi punti. Notiamo che
2 2 ≤
vi deve essere un punto di massimo assoluto per f (dato che x + y 1 è un compatto), e non può essere
interno (l’unico punto stazionario è (0, 0) minimo), quindi deve necessariamente essere sul bordo, ossia deve
essere uno dei quattro punti trovati. Ma ±1)
f (±1, 0) = 1, f (0, = 2
±1)
e quindi sicuramente i punti (0, sono di massimo assoluto. Che si può dire degli altri due? Relativamente
2
al bordo sono punti di minimo, ma è facile vedere che non si tratta di minimi locali: ad esempio f (x, 0) = x
|x|
vale meno di 1 per < 1 e quindi vicino a (1, 0) troviamo dei punti (x, 0) in cui f (x, 0) < f (1, 0). Discorso
analogo per il punto (−1, 0). 2 2 −
Seconda funzione f (x, y) = x + 3y 6x: i punti stazionari sono dati da
−
2x 6 = 0, 6y = 0
ed otteniamo l’unico punto stazionario interno (3, 0) in cui l’Hessiana è
2 0
H =
0 6
−9.
quindi abbiamo un minimo locale (3, 0) in cui f (3, 0) =
Studiamo ora il comportamento al bordo. Notare che non siamo sicuri che esistano massimo e minimo
−1.
assoluto, in quanto l’insieme studiato non è compatto. Il bordo è formato dalle due rette y = 1 e y =
−y),
Si potrebbe anche osservare che f (x, y) = f (x, quindi i valori di f sulla prima retta sono gli stessi che
sulla seconda retta e basta studiarne una, ad esempio y = 1. 2 −
Pertanto dobbiamo studiare la funzione ristretta al bordo f (x, 1) = x 6x + 3; essa chiaramente non ha
massimo in quanto non è limitata superiormente. Possiamo subito dire che la funzione f sulla striscia non
ha punti di massimo locali o globali: infatti dovrebbero essere sul bordo e quindi dovrebbero essere massimi
anche per la funzione ristretta al bordo, ma questa non ne ha.
2 −
Invece f (x, 1) = x 6x + 3 ha un minimo per x = 1/3, quindi il punto (1/3, 1) (e simmetricamente il punto
−1))
(1/3, potrebbe essere di minimo in quanto lo è se confrontato con gli altri valori di f sul bordo. Ma
basta confrontarlo con i punti interni vicini e vediamo subito che non si tratta di un minimo: ad esempio
2
|y| − −
nei punti (1/3, y) con < 1 abbiamo f (1/3, y) = 3y 17/9 < 3 17/9 = f (1/3, 1). Conclusione: minimo
locale in (3, 0), non vi sono massimi né locali né globali.
2 1
§§ →
– 4) Sia f : una funzione di classe C Dimostrare che f non può essere iniettiva. [Suggerimento:
R R 2 2
considerare la funzione F (x, y) = (f (x, y), y) da in ].
R R 3
Come da suggerimento, studiamo la funzione F (x, y) = (f (x, y), y) la cui Jacobiana è
D f D f
1 2
DF =
0 1
e il cui determinante Jacobiano è det DF = D f (x, y).
1
Se D f (x, y) = 0 in tutti i punti, questo vuol dire che la funzione f (x, y) è costante per y fissato, e sicuramente
1
non può essere iniettiva. Se invece in qualche punto (x , y ) la derivata non si annulla, abbiamo
0 0 6
det DF (x , y ) = D f (x , y ) = 0
0 0 1 0 0
e possiamo applicare il Teorema della funzione inversa: la funzione F è localmente invertibile vicino ad
(x , y ). Ossia possiamo trovare un aperto U contenente (x , y ) e un aperto V contenente F (x , y ) tali che
0 0 0 0 0 0
−1 1
→
F : U V è biunivoca e la funzione inversa che indichiamo con G = F è di classe C . Sappiamo quindi
◦ ◦
che G F e F G sono uguali all’identità; se scriviamo per esteso la seconda di queste proprietà otteniamo
F (G (x, y), G (x, y)) = x, F (G (x, y), G (x, y)) = y
1 1 2 2 1 2
ossia f (G (x, y), G (x, y)) = x, G (x, y) = y
1 2 2
e quindi f (G (x, y), y) = x.
1
Da questa identità è chiaro che f non può essere iniettiva: se si tiene x costante e si fa variare y, troviamo
punti distinti in cui il valore di f è uguale.
©– 5) Studiare la natura dei punti stazionari delle funzioni 4 4 2
−
f (x, y) = x y (x 1) , g(x, y) = x + y + 1 + (x + y) .
2
∇f − −
Per il primo, abbiamo = ((2x 1)y, x x), che si annulla in (0, 0) e (1, 0). L’origine è un punto di sella
(è sufficiente osservare che f è sia negativa che positiva in un intorno di (0, 0)); essendo l’Hessiana in (1, 0)
0 1
3 3
data da , anche (1, 0) è di sella. Per la seconda, il gradiente è dato da (4x + 2(x + y), 4y + 2(x + y))
1 0 ≥
che si annulla in (0, 0). Ovviamente, essendo g(x, y) 1 per ogni (x, y), e g(0, 0) = 1, l’origine è di minimo.
©§– 6) Studiare la natura dei punti stazionari delle funzioni
y x 3 2 y−x
− − −
f (x, y) = x e y e , g(x, y) = x x y + 2xy , h(x, y) = x e y .
−1 0
y x y x
∇f − −
Sia ha = (e y e , x e e ), che si annulla solo in (1, 1). L’Hessiano in (1, 1) è che non è
0 1
2 2
∇g − −2xy
definito in segno: pertanto (1, 1) è di sella. Si ha poi = (3x y + 2y, + 2x), che si annulla in
y−x y−x
∇h − −
(0, 0) e (0, 2). Tali punti sono entrambi di sella per g. Infine, = ((x 1) e , x e 1), che si annulla
solo in (1, 1), che è di minimo (l’Hessiana è l’identità).
©– 7) Determinare massimi e minimi assoluti di
2 2 2 2
− × − ≤
f (x, y) = x y + 2xy , su [−1, 1] [−1, 1] , g(x, y) = 6x 2y , su x + y 1 .
∇f −2y
Si ha = (2x + 2y, + 2x), che si annulla solo in (0, 0). Si ha f (0, 0) = 0. Studiamo ora f sulla frontiera
del qaudrato. Si deve studiare il comportamento di
2 2 2 2
−1) −2x−1 −y −y −2y
f (x) = f (x, 1) = x +2x−1 , f (x) = f (x, = x , f (y) = f (1, y) = +2y+1 , f (y) = f (−1, y) =
1 2 3 4