vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
FACOLTA’ DEL DESIGN DEGLI INTERNI
A.A. 2011/2012
MATERIALI E AMBIENTE,
DOCENTE PROF. A. BORRONI
I RIFIUTI SOLIDI URBANI, LA RACCOLTA INDIFFERENZIATA
CICLO DI VITA DI PIATTI, BICCHIERI E STOVIGLIE DI PLASTICA.
All’interno dei prodotti considerati non riciclabili e pertanto appartenenti alla categoria del “secco
indifferenziato” nel sistema di smaltimento rifiuti italiano ed europeo piatti bicchieri e stoviglie di
plastica rappresentano uno degli sprechi maggiori che la nostra società ancora si concede.
Ogni anno in Italia vengono vendute circa 114.200 tonnellate all’anno di stoviglie usa e getta, con
un consumo pro capite pari a 1,9 kg. (Dato estrapolato da su dati Istat, Aippm, Gfk, Fater, Feder-
chimica). Per le circa 20 aziende impegnate in questo tipo di produzione, il fatturato annuo relativo
al 2009 equivarrebbe a circa 340 milioni di euro, e nonostante una lieve flessione dovuta alla crisi
economica il consumo dell’usa e getta sarebbe in continua crescita specialmente al Nord. (fonte Il
Sole 24 Ore).
Come dichiarato da Marco Omboni, presidente dell’Associazione Italiana Produttori Plastica Mon-
ouso (AIPPM), che riunisce i principali produttori italiani di stoviglie e contenitori in plastica mon-
ouso, i fattori che contribuiscono alla crescita del mercato dell’usa e getta sono soprattutto legati
ai cambiamenti negli stili di vita della popolazione. Tali prodotti hanno infatti il pregio di essere
in linea con alcune tendenze della nostra società, come la crescita della mobilità delle persone,
l’aumento del numero dei pasti consumati fuori casa e la ricerca della massima praticità.
È di sicuro più comodo, più pratico e meno dispendioso (in termini economici e di tempo) gettare
le stoviglie dopo aver consumato il pasto invece di provvedere al lavaggio, si lavassero a mano o
tramite lavastoviglie.
RICICLABILITA’
Il materiale di cui sono costituiti piatti, bicchieri e stoviglie di plastica è il POLISTIRENE, detto anche Poli-
Stirolo. Si tratta di una resina termoplastica ottenuta per poliaddizione dello stirene. Col polistirolo viene
realizzato un numero enorme di manufatti (contraddistinti dalla sigla PS) nei più disparati settori applica-
tivi che vanno dal domestico, industriale fino all’alimentare. Il polistirolo si è sostituito negli anni ad altri
materiali quali il vetro, l’alluminio, il legno per le sue proprietà meccaniche ed elettriche, la maggior parte
dei piatti, bicchieri e posate di plastica sono di PS sia che siano colorati o no il numero 6 all’interno del sim-
bolo di riciclabilita ne è la conferma come la presenza della scritta PS sul manufatto.
Il materiale è infatti facilmente riciclabile se non contaminato da altre tipologie di plastiche non compati-
bili sia a partire da scarti di pre-consumo, come scarti di produzione, sia post-consumo.
Il materiale riciclato può essere facilmente reimpiegato, anche dopo averlo sottoposto a trattamenti chimici
mirati ad ottenere derivati particolari. Il PS recuperato da contenitori usati è stato usato per la manifattura
di prodotti caratterizzati da buone proprietà meccaniche ed estetiche, anche se solitamente una quantità
variabile di materia prima vergine viene aggiunta a quella recuperata, al fine di aumentarne le prestazioni.
La resistenza all’urto e l’allungamento percentuale dei manufatti in PS riciclato infatti decrescono con
l’aumentare del materiale riciclato presente, mentre le altre proprietà non ne sono influenzate.
Tuttavia, nonostante la concreta possibilità di riciclare il PS, tale ciclo economico viene assolutamente tral-
asciato dalla filiera, preferendo il recupero energetico dei materiali tramite termovalorizzazione. L’energia
contenuta nei rifiuti plastici, derivata dal petrolio, è infatti interamente sfruttabile, ed altamente conveni-
ente dal punto di vista del recupero energetico, in quanto la plastica possiede un potere calorifico parag-
onabile a quello del carbone.
PERCHE’ NON RICICLIAMO PIATTI, BICCHIERI E STOVIGLIE MONOUSO
1.IL PROBLEMA IGENICO
All’interno della filiera del riciclo del PS ad uso alimentare, piatti, bicchieri e stoviglie rappresentano un ma-
teriale “impuro”, in quanto contaminato dall’uso. Tali impurità andrebbero lavate via prima di provvedere la
riciclo per evitare di inquinare il materiale raccolto. Tuttavia tale passaggio risulta essere troppo dispendi-
oso rispetto alla semplice termovalorizzazione per essere attuato.
2.PROBLEMA LEGISLATIVO
La normativa europea e italiana prevede tramite il Decreto Legislativo n° 22/1997 (il cosiddetto Decreto
Ronchi), l’obbligatorietà del riciclaggio per i soli imballaggi (intesi come prodotti destinati a contenere
e proteggere specifiche merci) per i quali i produttori (e gli utilizzatori) sono, infatti, chiamati a pagare il
contributo ambientale Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) che, tra l’altro, serve a sostenere le pratiche
di riciclaggio. Per piatti e bicchieri di plastica il contributo Conai non è richiesto e la stessa normativa non
li considera imballaggi. Ciò che fa di un oggetto in plastica un imballaggio non è la materia di cui è com-
posto o la sua forma, bensì l’uso che se ne fa. In pratica, se un produttore o un supermercato utilizzano
dei comuni piatti di plastica per porci dentro una merce, che viene sigillata poi con della pellicola, tanto il
piatto quanto il cellophane sono classificati come imballaggi: di conseguenza un contributo viene per essi
versato al CONAI e quindi tali prodotti possono essere riciclati. Gli stessi piatti e la stessa pellicola venduti al
cliente come prodotti a sé stanti, nelle proprie confezioni, non sono considerati imballaggi: dunque niente
contributo e niente riciclaggio. Questa è la più chiara dimostrazione che ciò che conta non è la consistenza,
lo spessore e neppure il grado di pulizia del prodotto, bensì solo l’impiego.
circa 114.200 ton* di stoviglie usa e getta vendute in un solo anno in Italia
352.393.475 € di fatturato nel territorio Italiano
Principali consumatori
Single Genitori in carriera