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COMUNICAZIONE
↓
metodo --> comunicando
Da questo schema capiamo come la comunicazione sia vista sia come mezzo che come
fine dell‘insegnamento.
Esercitazioni di Glottodidattica - Prof. Bertè
Un ulteriore passo avanti viene fatto con l‘ipotesi delle funzioni linguistiche:
(Qui rappresentato il modello di Jakobson)
funzione poetica
funzione emotiva (messaggio) funzione conativa
(mittente) (destinatario)
funzione fàtica
(canale)
funzione metalinguistica
(codice)
funzione referenziale
(contesto)
Le tre funzioni principali nella vita quotidiana sono l‘emotiva, la conativa, e la referenziale,
in questo ordine soprattutto per quanto riguarda i bambini.
Questo nuovo approccio dà il via alla creazione di moduli comunicativi, e quindi il centro
della preoccupazione del docente diventa il come si vede nello schema:
discente,
| --> Centralità del discente (bisogna fare ciò che agli apprendenti interessa)
↓
|
| --> Conoscere i bisogni linguistici (bisogna capire cosa piace ai discenti, ad esempio nei
| bambini è fondamentale la dimensione ludica)
| --> Analisi funzionale di conversazioni spontanee
|
| --> Costruzione di un syllabus in termini di funzioni comunicative, strutture, ambiti, etc.
Noi dobbiamo insegnare la lingua sapendo che ci sono:
le Funzioni, soprattutto le funzioni sociali (emotivo-espressiva + conativo-referenziale)
• le Strutture linguistiche
• il Lessico, adattato all‘ambito per il quale si insegna
•
Nel concetto di ambito si arriva poi agli esercizi situazionali, ed infine alla costruzione di
una unità didattica.
In pratica l‘unità didattica è una parte del programma, di cui qua sotto un esempio utile per
i bambini:
Funzione: chiedere / dire l‘età
• Strutture: secondo la lingua (come si dice in...)
• Contenuto: numeri
• Attività: (tecniche di insegnamento)
•
Ci sono diversi modelli per la costruzione di un‘unità didattica, i più usati sono quello di
Titone e di Freddi, quest‘ultimo soprattutto per l‘insegnamento superiore.
Esercitazioni di Glottodidattica - Prof. Bertè
Struttura dell‘unità didattica secondo il modello di Renzo Titone:
Prima fase: incoativa (presentazione, preferibilmente in forma di dialogo)
Seconda fase: consolidamento (e lo scritto si inserisce solo qui, assolutamente non prima)
Si divide in:
rinforzo
• espansione
• che sono entrambi finalizzati alla produzione (e qui intervengono le tecniche di in
segnamento); questa fase può durare da 2 a 4 incontri, l‘ideale sarebbe sui 15 giorni,
però non c‘è una durata fissa per un‘unità didatti
Terza fase: controllo (verifica dell‘apprendimento)
Si tratta di un modello a spirale. 15.11.06
L‘approccio allo scritto, dicevamo, è determinante per l‘apprendimento di una lingua stra-
niera, però non deve avvenire prima della seconda fase; e a proposito della terza fase, è
utile porre una distinzione tra verifica e valutazione:
Verifica: analisi cognitiva, controllo del livello
• Valutazione: analisi del percorso di un alunno tenendo conto dei diversi fattori che si ri-
• percuotono su di lui (conoscenze pregresse, progressi o regressi, problemi familiari, etc.)
Prima di avvicinarci alla costruzione di una unità didattica è il caso di spendere ancora due
parole sulle quattro abilità fondamentali delle lingue:
orali
ascoltare parlare
ricettive produttive
leggere scrivere
scritte
Secondo Balboni, però, questo modello è solo ideale, quindi teorico: nelal realtà queste
abilità sono sempre relazione tra di loro, ad esempio:
dialogare = ascoltare + parlare
• riassumere = leggere + scrivere
• prendere appunti = ascoltare + scrivere
•
Sono quindi attività integrate
L‘insegnamento della lingua scritta dovrebbe essere sostenuto da un motivo, che invece
non c‘è, in quanto, al di fuori della scuola, sono ben poche le volte in cui si scrive: la tradu-
zione e il dettato sono quindi esercizi inutili da fare, perché non hanno un riscontro nella
vita reale: soprattutto con i bambini si rischiano gli errori perché sopraggiunge la noia.