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PROBLEMI E APPLICAZIONI PRATICHE

1. Consultate i quotidiani dei giorni scorsi. Sono state pubblicate statistiche

economiche? Come interpretate queste statistiche?

Nel Corriere del 30/04/2019 sono state pubblicate statistiche economiche in un

articolo della sezione di economia intitolato “Il miniboom degli Stati Uniti. In tre mesi il

Pil cresce del 3,2% Trump: «Oltre le attese. E l’inflazione è bassa». Il segnale al

presidente della Fed”

L’articolo dice: “WASHINGTON: La crescita americana stupisce. Nel primo trimestre del

2019 il Prodotto interno lordo è aumentato del 3,2%, superando largamente la

previsione del 2,5%, condivisa da mercati e analisti. Donald Trump va all’incasso

politico con un tweet: «Tutto ciò è largamente al di sopra delle aspettative o delle

previsioni. E cosa importante, l’inflazione è molto bassa. Make America great again!».

Il presidente è già in campagna elettorale e le cifre, almeno per ora, stanno dalla sua

parte. Il consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow ha spiegato «questo

numero esplosivo» con il taglio delle tasse sulle imprese, le semplificazioni

burocratiche, i cambiamenti nelle strategie commerciali. In realtà, esaminando i dati

pubblicati ieri dal Dipartimento del commercio, si coglie una dinamica dell’economia

reale che non sempre è collegata alle misure adottate o anche solo ideate

dall’amministrazione Trump. Dopo oltre un anno di timori per la guerra commerciale

con Cina e Unione europea, si scopre che le esportazioni, al netto dell’import, hanno

contribuito con l’1,03% al risultato finale. Rallenta, ma continuano a tirare i consumi

interni, che da soli valgono due terzi del Pil; accelerano gli investimenti aziendali per la

ricostituzione degli stock. Contraddittorio il quadro della spesa pubblica.

Lo«shutdown», cioè la paralisi

delle amministrazioni federali, imposta da Trump a inizio anno per cercare di ottenere

più fondi per il Muro, è costato uno 0,3% di Pil. Ma la perdita è stata più che

compensata dagli investimenti pubblici dei singoli Stati e dei comuni. Davanti a questo

quadro, gli economisti stanno cominciando a rivedere i conti. Il ragionamento più

quotato è che il miniboom non durerà per tutto l’anno, anche se appare sempre più

improbabile che gli Stati Uniti possano scivolare in recessione verso la fine del 2019. Il

trend sembra puntare in un’altra direzione: negli ultimi tre anni il primo trimestre è

stato sempre il peggiore dell’anno. Se questo flusso si ripetesse anche nel 2019, il

ritmo di crescita si avvicinerebbe più a quel 3% fissato come obiettivo da Donald

Trump, che alle previsioni degli istituti internazionali. Il Fondo monetario, per esempio,

ha appena rivisto al ribasso le proiezioni, stimando una crescita del 2,3% nel 2019 e

dell’1,9% nel 2020.

Nel frattempo l’attenzione si sposta sulle mosse della Federal Reserve. Nel dicembre scorso la

Banca centrale guidata da Jerome Powell aveva azionato per l’ultima volta la leva del tasso di

interesse, portandolo nella fascia tra il 2,25 e il 2,5%. Trump aveva attaccato con asprezza

quella decisione: «Una cosa da pazzi». Da quel momento la Fed ha mantenuto un

atteggiamento vigile, lasciando invariato il costo del denaro. Una linea di «neutralità» che

dovrebbe continuare almeno fino a dicembre.

Nelle statistiche diffuse ieri spicca anche il livello dell’inflazione, sceso dall’1,9% all’ 1,7%, ben al di sotto,

dunque, della soglia strategica del 2% fissato dalla Fed. Trump lo ha sottolineato nel tweet e il suo

consigliere Kudlow spiega che ora la Federal Reserve potrebbe essere incoraggiata a rivedere la sua

posizione. Traduzione: limare almeno un po’ il tasso di interesse. È un’ipotesi giudicata improbabile a

Washington. In ogni caso il Federal open market committee della Fed si riunirà martedì 30 e mercoledì 1

maggio. Trump aspetta un segnale da Powell.

Giuseppe Sarcina

2. In una copia recente di The Economist cercate, nelle ultime pagine, la

rubrica dedicata a dati e statistiche. Usate i dati in essa riportati per

confrontare le rilevazioni più recenti della disoccupazione in Danimarca,

Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti.

Tassi di disoccupazione The Economist del 27 aprile 2019:

Danimarca: 3.7 % febbraio

Francia: 8.8 % febbraio

Germania: 3.1 % febbraio

Italia: 10.7 % febbraio

Paesi bassi: 4.2 % marzo

Regno unito: 3.9 % gennaio

Stati Uniti: 3.8 % marzo

3. Nell’analisi di un caso «Il PIL reale pro capite nell’Unione europea» (p. 27)

abbiamo discusso come il PIL reale pro capite potrebbe essere un indicatore

fuorviante della ricchezza dei cittadini del Lussemburgo, a causa della

grande quantità di persone che appartengono alla forza lavoro del paese, ma

risiedono in una nazione diversa. Provate a suggerire un indicatore più

efficace della ricchezza del paese.

Un’altra possibile misura è il prodotto nazionale lordo, che misura il reddito prodotto

dai soli cittadini lussemburghesi.

Per esempio, nel 2002, il PNL del Lussemburgo, pari a 19,7 miliardi di euro, era

sensibilmente inferiore al PIL, calcolato in 21,9 miliardi di euro. Questo significa che

circa il 10% del prodotto aggregato del Lussemburgo era corrisposto a stranieri.

In ogni caso, il paese più piccolo della UE (in termini di popolazione) rimane comunque

il più ricco. Osservate che nel caso dell’Irlanda la differenza tra PIL e PNL è ancora più

marcata: il PNL irlandese è inferiore al PIL in misura del 19,3%. Sapendo che nel Regno

Unito il PNL è superiore al PIL del 2% e utilizzando le informazioni contenute nella

tabella 2.2 (p. 28 del libro di testo), dovreste essere in grado di dimostrare che nel

2002 il cittadino irlandese medio percepiva un reddito del 5% inferiore a quello del

cittadino britannico medio, anche se in quell’anno il PIL pro capite dell’Irlanda era più

elevato di quello del Regno Unito.

4. Un agricoltore raccoglie un kilogrammo di frumento e lo vende a un

mulino per 1,00 euro. Il mulino trasforma il frumento in farina, che rivende a

3,00 euro a un panificio. Il panificio trasforma la farina in pane, che vende a

6,00 euro ai consumatori. I consumatori mangiano il pane. Qual è il valore

aggiunto di ciascuno dei soggetti? A quanto ammonta il PIL?

Agricoltore 1 kg frumento € 1,00

Mulino 1 kg farina € 3,00

Panificio 1 kg pane € 6,00

? valore aggiunto di ciascun soggetto ? PIL

Il valore aggiunto da ciascun soggetto è pari al valore del bene che produce al netto

della spesa sostenuta per poterlo realizzare. Di conseguenza:

Val. aggiunto agricoltore: € 1,00

Val. aggiunto mulino: € 3,00 - € 1,00 = € 2,00

Val. aggiunto panificio: € 6,00 - € 3,00 = € 3,00

TOTALE VALORE AGGIUNTO: € (1,00+2,00+3,00) = € 6,00

Il PIL comprende solo il valore del bene finale

PIL = € 6,00

5. Supponiamo che una donna sposi il suo maggiordomo. Dopo il matrimonio,

il marito continua a occuparsi della casa e lei continua a mantenerlo (ma

come marito, non come dipendente). In che modo il matrimonio influenza il

PIL? Come, invece, dovrebbe influenzarlo?

Quando una donna sposa il suo maggiordomo, il PIL diminuisce in misura pari al salario

del maggiordomo stesso. Infatti il reddito totale misurato, e quindi il PIL misurato,

diminuisce di un importo pari alla perdita di salario del maggiordomo. Se il PIL

misurasse realmente il valore di tutti i beni e i servizi prodotti nell’economia, il

matrimonio non influenzerebbe il computo del PIL, poiché l’ammontare totale di

attività economica rimane immutato. Ma il PIL, così come viene calcolato, è una

misura imperfetta dell’attività economica, in quanto non si tiene conto del valore di

alcuni beni e servizi. Quando il lavoro del maggiordomo diventa parte delle faccende

domestiche all’interno della famiglia, i suoi servizi non vengono più calcolati nel PIL.

Come mostra questo esempio, il PIL non include il valore dei beni e servizi prodotti

all’interno dei nuclei familiari per l’auto-consumo; e non include neppure altri beni e

servizi, come il canone di noleggio imputato dei beni durevoli (per esempio, automobili

e frigoriferi) e ogni tipo di commercio illegale.

6. Classificate ciascuna delle seguenti transazioni in una delle quattro

componenti della spesa: consumo, investimento, spesa pubblica ed

esportazioni nette. CONSUMO

a. La BMW vende un’automobile a una famiglia tedesca. ESPORTAZIONI

b. La BMW vende un’automobile a una famiglia residente in Italia.

NETTE SPESA PUBBLICA

c. La BMW vende un’automobile alla polizia tedesca. . INVESTIMENTO (in

d. La BMW produce un’automobile che venderà l’anno prossimo

scorte)

7. Reperite i dati del PIL e delle sue componenti e calcolate il peso

percentuale nel PIL delle seguenti componenti per gli anni 1985, 1995 e

2005.

a. Spesa per consumi delle famiglie e delle istituzioni private senza scopo di lucro al

servizio delle famiglie.

b. Investimento fisso delle imprese.

c. Spesa pubblica (investimento + consumo).

d. Esportazioni.

e. Importazioni.

Notate relazioni stabili tra questi dati? Notate tendenze? (Suggerimento. Per reperire i

dati del PIL potete consultare la pubblicazione annuale della casa editrice Il Mulino, I

conti degli italiani, curata dall’ISTAT, o visitare i siti http://www. istat.it e

http://epp.eurostat.cec.eu.int.)

Spesa per Spesa della Investiment Esportazioni Importazion

consumi pubblica o fisso lordo i

amministrazi

one

Europa a 15

1995 57,5 % 20,04% 19,9% 29,3% 27,6%

2005 58,1% 21,0% 20,2% 36,3% 35,6%

Italia

1985 57,8% 18,6% 22,5% 21,6% 22,5%

1995 58,3% 17,9% 19,9% 25,8% 21,9%

2005 59,0% 20,5% 20,9% 25,8% 25,8%

Note:(1) Prima del 1995 non disponiamo di dati sull’Europa a 15, che si costituì

proprio nel 1995 con l’adesione di Austria, Finlandia e Svezia. (2) In alcuni casi le

percentuali non assommano esattamente al 100% a causa di piccoli errori di

arrotondamento. Fonte: Elaborazione su dati Eurostat.

Dalla tabella si evince che in Italia la spesa per consumi è stata negli anni appena

superiore (in percentuale del PIL) alla media europea, mentre la spesa della pubblica

amministrazione è stata inferiore; investimento fisso lordo è stato in linea con la media

europea, mentre le esportazioni e le importazioni sono state visibilmente inferiori alla

media dei paesi dell’Europa a 15.

8. Considerate un’economia che produce e consuma solo pane e automobili;

nella tabella sottostante si riportano i dati

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Publisher
A.A. 2019-2020
25 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alek87 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Moro Alessio.