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Descrivere le principali teorie evoluzionistiche che vennero formulate dopo Darwin

Dopo Darwin, emersero varie teorie evoluzionistiche. La teoria saltazionista propose un'evoluzione tramite salti improvvisi spinti da

mutazioni, evitando forme intermedie. Gli equilibri punteggiati ipotizzarono transizioni improvvise tra specie, con cambiamenti graduati

“sintesi

all'interno di esse. La teoria neodarwinista, o moderna”, combina selezione naturale e genetica, spiegando l'evoluzione come un

processo basato su mutazioni casuali e selezione. Alcune teorie, come il Neocreazionismo, respingono l'evoluzione darwiniana,

sostenendo un'intervento divino. In sintesi, queste teorie post-Darwin riflettono approcci diversi all'evoluzione biologica, dalle variazioni

graduali alle mutazioni rapide.

Descrivere i concetti base della teoria degli equilibri punteggiati

La teoria degli equilibri punteggiati, sviluppata da Gould ed Eldredge, rappresenta un'interpretazione alternativa dell'evoluzione. In questa

teoria, le specie non evolvono gradualmente nel tempo, ma attraversano periodi di stabilità lunga, interrotti da brevi fasi di rapida

evoluzione. Durante i periodi stabili, le specie rimangono invariate ("punteggiate"), senza accumulare cambiamenti significativi. Le

trasformazioni avvengono in modo repentino e possono portare all'emergere di nuove specie. Questa prospettiva contraddice l'idea

tradizionale dell'evoluzione come processo graduale. La teoria spiega anche la mancanza di collegamenti fossili intermedi, suggerendo

che la formazione di nuove specie avvenga in ambienti geograficamente isolati, noto come "speciazione allopatrica". Le popolazioni

separate sviluppano tratti distinti e, quando si riuniscono, rivelano le differenze accumulate durante l'isolamento.

Descrivere secondo le teorie cosa si intende per mutazione e macromutazione

Le mutazioni sono cambiamenti ereditari nella sequenza del DNA, generando variazioni nei tratti ereditari degli organismi. Nelle teorie

dell'evoluzione, le mutazioni sono cruci per la variabilità genetica e la selezione naturale di Darwin. Tuttavia, teorie successive hanno

enfatizzato maggiormente il loro ruolo. Le macromutazioni, in particolare, rappresentano cambiamenti genetici significativi e improvvisi.

Contrariamente alla visione di Darwin, che enfatizzava variazioni graduali, le macromutazioni, proposte da De Vries, possono causare

salti evolutivi, dando origine a nuovi tratti o specie. Questa idea spiega l'origine della variabilità genetica necessaria per l'evoluzione.

Descrivere la teoria saltazionista e chi fu il maggiore esponente

La teoria saltazionista, avanzata principalmente da De Vries, propose un'alternativa all'evoluzione graduale di Darwin. De Vries

introdusse il concetto di "macromutazione", suggerendo che le specie si trasformano non attraverso piccole mutazioni cumulative, ma

tramite una mutazione significativa che provoca un improvviso salto evolutivo tra le specie. Questa teoria si basava sulla mancanza di

prove fossili intermedie nei registri geologici. De Vries osservò rapidi cambiamenti evolutivi in una specie di pianta, ma la teoria

saltazionista non ottenne un ampio consenso scientifico. La moderna sintesi evolutiva, invece, integra la selezione naturale, la genetica

delle popolazioni e le mutazioni casuali per spiegare l'evoluzione delle specie, superando la teoria saltazionista di De Vries.

Descrivere gli esperimenti condotti da Mendel e le sue leggi sulla genetica

Gli esperimenti condotti da Mendel furono cruciali per la genetica. Egli studiò piante con caratteri costanti o linee pure e, attraverso

incroci, osservò che i caratteri non si mescolavano ma che uno dominava sull'altro. Questi furono chiamati caratteri dominanti e

recessivi. Inoltre, Mendel dimostrò che solo uno dei caratteri del genotipo si manifestava nel fenotipo. I risultati degli incroci successivi

seguivano precisi rapporti, portando alla formulazione delle sue leggi. La prima legge stabilisce l'esistenza di caratteri dominanti e

recessivi. La seconda legge riguarda la segregazione indipendente dei caratteri, mentre la terza legge tratta della trasmissione separata

di coppie di caratteri differenti. Questi principi sono fondamentali per la genetica moderna.

Descrivere secondo le teorie evoluzionistiche moderne cosa si intende per speciazione ed adattamento

Nel contesto delle teorie evoluzionistiche moderne, la speciazione rappresenta il processo attraverso il quale emergono nuove specie da

un antenato comune. Ciò avviene tramite mutazioni genetiche casuali, selezione naturale e deriva genetica, creando differenze

genetiche tra gruppi separati, conducendo all'isolamento riproduttivo e alla formazione di nuove specie. Questo processo è più evidente

in periodi di cambiamenti rapidi. L'adattamento, invece, è il risultato della selezione naturale ed è strettamente legato all'ambiente.

Esistono tre tipi di adattamento: genetico, fisiologico e culturale, che migliorano le possibilità di sopravvivenza in base alle caratteristiche

ereditate, alle funzioni biologiche e ai comportamenti appresi.

Descrivere quali sono, secondo le teorie moderne, i diversi tipi di selezione naturale e in che possono agire su una popolazione

Le teorie moderne della selezione naturale identificano diversi tipi di selezione che possono influenzare una popolazione. La "selezione

stabilizzante" favorisce le caratteristiche medie, eliminando gli individui con tratti estremi, ed è comune in ambienti stabili. La "selezione

divergente" promuove tratti estremi, creando gruppi distinti. La "selezione direzionale" si verifica con cambiamenti ambientali, premiando

tratti specifici, spostando gradualmente la popolazione. La "selezione dipendente dalla frequenza" varia con la frequenza dei tratti nella

popolazione, portando a oscillazioni cicliche. Infine, la "selezione sessuale" riguarda caratteristiche legate al successo riproduttivo

attraverso la competizione tra i sessi, spesso portando a caratteristiche appariscenti.

Differenziare l'evoluzione convergente e divergente

L'evoluzione convergente si verifica quando gruppi di organismi senza un antenato comune recente sviluppano caratteristiche simili a

causa di pressioni selettive simili. Ad esempio, le pinne dei delfini e delle balene sono simili nonostante le loro origini evolutive diverse a

causa dell'adattamento alla vita acquatica. D'altra parte, l'evoluzione divergente si verifica quando due popolazioni con un antenato

comune iniziano a svilupparsi in direzioni diverse a causa di pressioni selettive o cambiamenti ambientali. Questo porta alla

diversificazione genetica e morfologica tra le popolazioni, come nel caso dei beccucci di Darwin nelle isole Galapagos, che svilupparono

becchi diversi in risposta a diverse fonti di cibo disponibili su diverse isole.

Descrivere il concetto di deriva genica (genetica) e su quali processi si fonda

La deriva genetica è un concetto fondamentale in biologia evoluzionistica che si basa su processi di variazione casuale nella variabilità

genetica di una popolazione. Questo concetto fu sviluppato da Wright e si differenzia dalla selezione naturale in quanto non è guidato da

adattamenti specifici ma dipende dalla casualità. La deriva genetica è influenzata dal numero di individui in una popolazione, con una

maggiore probabilità di perdita o predominanza casuale di geni in popolazioni più piccole. Due effetti principali della deriva genetica sono

il collo di bottiglia, che si verifica quando una popolazione subisce una drastica riduzione del numero di individui, e l'effetto del fondatore,

che si manifesta quando un gruppo si isola dalla popolazione principale, creando una nuova popolazione con un pool genetico diverso.

Descrivere i concetti basi della genetica di popolazione

La genetica delle popolazioni è lo studio dei cambiamenti genetici all'interno di gruppi della stessa specie. Questi cambiamenti sono

influenzati da vari fattori. Le mutazioni sono alterazioni ereditarie nel DNA, che possono essere puntiformi o più estese. Il flusso genico

avviene quando individui migrano tra popolazioni, mescolando i geni. La deriva genetica è la variazione casuale nella frequenza degli

alleli, più evidente in piccole popolazioni. Perché si verifichino cambiamenti genetici, diversi fattori devono coesistere, tra cui l'assenza di

mutazioni significative, un flusso genico bilanciato, ampio campionamento della popolazione, accoppiamento casuale e sopravvivenza

equa degli alleli.

Descrivere in che modo il lavoro di Mendel si sposa con la teoria evoluzionistica

Il lavoro di Mendel si collega alla teoria evoluzionistica attraverso la scoperta dell'eredità dei caratteri tramite unità discrete, ora

conosciute come geni. Mentre Darwin aveva ipotizzato una trasmissione graduale dei tratti ereditari, Mendel dimostrò che gli organismi

ereditano caratteristiche specifiche in modo non continuo ma discontinuo, attraverso unità ereditarie separate. Questo concetto di eredità

discreta sottolinea che i tratti ereditari non si mescolano uniformemente, ma possono essere portati avanti in combinazioni specifiche. La

variabilità genetica, ampliata dalle mutazioni casuali, fornisce il materiale su cui la selezione naturale agisce, consentendo ai tratti più

adattativi di diffondersi nel corso delle generazioni.

Differenziare il concetto di microevoluzione e macroevoluzione

La microevoluzione si riferisce ai piccoli cambiamenti genetici all'interno di una popolazione nel tempo, come variazioni nelle frequenze

genetiche e adattamenti specifici. Questi cambiamenti sono guidati dalla selezione naturale, la deriva genetica, il flusso genico e le

mutazioni, aiutando le popolazioni a adattarsi all'ambiente. D'altra parte, la macroevoluzione riguarda cambiamenti su scala più ampia e

a lungo termine, includendo la formazione di nuove specie, divergenza tra linee evolutive e lo sviluppo di caratteristiche complesse. A

livello di paleocomunità, si traduce in strutture gerarchiche superiori, come ordini e famiglie. La macroevoluzione richiede periodi evolutivi

molto lunghi e spesso coinvolge eventi di speciazione.

Descrivere le caratteristiche generali degli ominidi e quali sono gli appartenenti alla famiglia

Gli Ominidi sono una famiglia di Primati dell'ordine degli Hominidae, che comprende specie umane ed estinte, insieme alle grandi

scimmie. L'albero genealogico degli Hominini è complesso, con diverse diramazioni, tra cui H. naledi, Lucy (H. afarensis), Paranthropus

(australopitecine robuste), Pan (scimpanzé), Ardipithecus e Sahelanthropus tchadensis. Caratteristiche comuni degli Ominidi includono

capacità cranica limitata, prognatismo facciale, arcate sopraccigliari prominenti e postura bipede (cammino eretto su due arti inferiori).

Queste caratteristiche, insieme alle variazioni anatomiche tra le specie, contribuiscono a definire la storia evolutiva degli Ominidi

all'interno de

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
31 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fcp965 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Piombo Mattia.