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MIHRAB,
muro qibli, una nicchia, il ad indicare – ancora - al fedele la direzione
della preghiera a cui rivolgersi, impreziosendo e accrescendo l’importanza della
Qibla. Tora
Non è chiaro se questa nicchia sia l’imitazione della nelle sinagoghe
orientali, o abbia altre corrispondenze, infatti la parola mihrab è già diffusa nel
mondo pre-islamico e presente in una iscrizione nel territorio sud-arabico ad
indicare la “cancelleria reale”, ma poi perderà questo significato e sarà invece
usata nell’architettura islamica ad indicare unicamente il luogo di preghiera.
Potrebbe essere il pulpito della chiesa cristiana il modello a cui si ispirarono i
MINBAR, che semplificando indica gli scalini da cui Muhammed predicava,
infatti arabi cristiani abitavano la penisola araba prima dell’avvento dell’islam.
Ma potrebbe aver offerto un modello anche i tanti troni sud arabici molto diffusi
e di cui si attestano una quarantina di esemplari precedenti all’avvento
dell’Islam. I primi minbar, esclusivamente presenti nelle moschee
congregazionali avevano una valenza prettamente politica e non religiosa, e da
essi il califfo o il suo rappresentante pronunciava la Khutba, il discorso,
pronunciato non a cadenza regolare ma ogni volta che il capo della comunità
ne sentisse l’esigenza e a cui tutti i musulmani maschi non potevano esimersi
dall’ascolto.
Domanda n.3
Commentare l’immagine sottostante specificando materiale,
provenienza e datazione. Soffermarsi sul valore simbolico delle
raffigurazioni in essa rappresentate e sulle diverse interpretazioni
sollevate dagli studiosi in merito ( mosaici moschea Damasco).
Si tratta delle decorazioni in tessere di mosaico che ricoprono il porticato della
corte esterna e le pareti della corte della grande moschea di Damasco (Siria)
eletta a capitale della dinastia Omayyade, edificata per volere del califfo al-
Walid fra il 706 e il 715. Si tratta di un vero e proprio gioiello dell’architettura
islamica omayyade.
Sappiamo che sotto il califfo al-Walid l’attività costruttiva fu enorme, furono
ricostruite al-Madina, al-Fustat e costruita la grande moschea di Damasco, tutti
lavori quasi contemporanei. Tuttavia, pur alterata da successivi restauri dovuti
ai numerosi incendi e conseguenti distruzioni, solo la moschea di Damasco è
giunta a noi – le costruzioni omayyadi di al Madina e al Fustat sono infatti
completamente scomparse - e ci offre una chiara idea dell’architettura religiosa
degli Omayyadi.
Lo splendore e la ricchezza della moschea, che si evince già solo da questa
foto, vide coinvolti operai provenienti da più luoghi, furono chiamati infatti
bizantini, persiani e magrebini; e per la cui costruzione il califfo decise di
impiegare anche i tributi delle tasse di sette anni ricevuti dalla Siria.
Fonti storiche affermano che furono utilizzati ottanta carichi di navi d’oro e
d’argento portati da Cipro, ma non sappiamo se questi dati siano attendibili,
tuttavia essi ci danno un dato più che certo: ossia la volontà di realizzare una
moschea grandiosa, magnifica, che rivaleggiasse con le numerose chiese di
epoca bizantina e che veicolasse messaggi importantissimi che erano stati
anticipati già pochi anni prima dalle iscrizioni e raffigurazioni volute nella
cupola della roccia a Gerusalemme (685 – 705, edificata sotto il califfato di Abd
al Malik), messaggi che ribadiscono l’unicità del monoteismo islamico,
monoteismo che succede all’ebraismo e al cristianesimo, e che di essi è la
versione più “aggiornata”, l’ultima a cui attenersi.
L’immagine della foto, nel presentarci una fitta vegetazione (alberi dagli alti
fusti,/cespugli/fogliame), un fiume che scorre alla base e il cui moto è
sottolineato da piccoli tratti che ne imitano le onde, ed edifici sparsi, di varia
forma e dimensione, il tutto su un prezioso e compatto sfondo oro, seppur
fedele al divieto del Corano di rappresentare nelle decorazioni figure umane e
animale in luoghi religiosi o in loro prossimità, si apre a importanti e varie
interpretazioni.
Fra gli storici dell’arte c’è chi sostiene si tratti della raffigurazioni delle città fino
a quel momento conosciute e conquistate dagli Omayyadi (e magari una
proiezione di quelle ancora da conquistare), forse quel fiume è il Barada, fiume
che scorre a Damasco, oppure, e questa è l’ipotesi che più si presta a un
messaggio propagandistico preciso, potrebbe essere la rappresentazione della
“città ideale” così florida e ordinata proprio perché pacificata sotto l’egida
dell’islam.
L’albero inoltre è un’immagine simbolica, cara all’iconografia orientale, che
troviamo anche nei mosaici interni della citata Cupola della roccia, per
l’esattezza nella raffigurazione di un albero che svetta fra due alberi più piccini
e che rappresenta l’axis mundi, ovvero l’elemento di connessione terra-cielo,
ma anche nei mosaici pavimentali in tessere vitree delle terme del palazzo
omayyade di Khirbat al Mafjar, presso Gerico, Cisgiordania, forse edificato sotto
il califfo Hisham (724-743) uno dei cosiddetti insediamenti extra-urbani
(impropriamente definiti “castelli del deserto”), precisamente nella sala delle
udienze, a cui si accedeva dal “frigidarium”, dove il mosaico pavimentale
mostra un albero è rappresentato fra due zoomachie: a sinistra dell’albero due
gazzelle, a destra una gazzella attaccata da un leone. Anche in questo caso
l’interpretazione è duplice, per alcuni studiosi potrebbe indicare un richiamo
erotico del califfo che sottomette le sue amanti (lui leone loro gazzelle), oppure,
più probabilmente, quel sopracitato mondo pacificato dall’Islam (scena a
sinistra dell’albero) che sarebbe altrimenti sopraffatto da guerre e conflitti e
che l’Islam vuole conquistare.
Una raffigurazione simile è riprodotta anche sul prezioso mantello del
normanno Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia, oggi custodita a Vienna,
sapientemente ricamata dagli abili artigiani dei tiraz di Palermo per la sua
cerimonia di incoronazione a re; si tratta di un oggetto di fattura straordinaria,
su seta rossa, un albero di palma al centro che divide due scene speculari: due
leoni, ricamati con filo d’oro, smalto e perle, uno a destra e uno a sinistra, che
azzannano due cammelli proni a terra, dove il leone rappresenta il potere dei
Normanni e anche l’animale araldico degli Altavilla, che hanno sottomesso in
Sicilia il precedente governo arabo, raffigurato dal cammello.
Domanda n.4
a) La moschea è un edificio religioso che nasce esclusivamente
come luogo di preghiera.
FALSO. La moschea MASJID, che è luogo della prosternazione, nasce come
luogo polifunzionale dove avvenivano:
a. riunioni e assemblee cittadine
b. lettura della corrispondenza ufficiale
c. pubblicazione dei decreti di governo
d. raccolta elemosina
e. insegnamenti, in particolare quello del Corano
Dunque luogo non solo di culto, ma centro politico, culturale per l’intera
comunità. Sede del tribunale, dell’amministrazione e del tesoro di Stato.
temenos
b) La grande Moschea di Damasco fu edificata su del
tempio di Giove Damasceno.
VERO. Su di esso, che poi fu anche sede della chiesa cristiana di San Giovanni
Battista, e che se in una prima fase rimase lì vicina a una moschea,
permettendo ai cristiani di praticare il loro culto insieme ai musulmani in uno
spazio condiviso, venne poi rasa al suola dal califfo al-Walid per fare spazio alla
grande mosche di Damasco.
c) La Cupola della Roccia fu edificata dal califfo abbaside al-Mamun.
FALSO. Trattasi di una “damnatio memoriae”, infatti il monumento fu eretto
sotto il califfato di Abd al-Malik, ma al-Mamun ne rivendicò la paternità.
Attraverso l’iscrizione di costruzione sappiamo che il monumento fu edificato
nell’anno 72 dell’Egira, dato questo che nell’iscrizione non è stato modificato
come il nome del califfo, erroneamente indicato con al-Mamun, che governò fra
l’813 e l’833. L’anno 72 dell’Egira corrisponde infatti al 691 quando era al
comando del califfato Abd al Malik.