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FOSFOCREATINA [VERIFICARE]
La fosfocreatina ha un’emivita piuttosto breve. I livelli di fosfocreatina nel muscolo sono maggiori
rispetto a quelli di ATP (3-5 volte superiori) in quanto, questo substrato, serve proprio a produrre
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ATP. La cosa importante è che i livelli di fosfocreatina devono essere mantenuti più o meno costanti
per evitare un calo di prestazione, quindi la quantità di ATP prodotto e consumata nell’arco di tempo
non deve variare di molto altrimenti si ha calo di prestazione (cioè i livelli di ATP durante l’attività
devono essere mantenuti costanti).
Attraverso questa reazione metabolica, cioè il tamponamento energetico temporale della
fosfocreatina, il gruppo fosfato si sposta dalla fosfocreatina all’adenosina-di-fosfato.
Successivamente (nella fase di recupero), si riformano le scorte di fosfocreatina attraverso l’ATP
sintetizzato nel meccanismo aerobico e si riporta il tutto ai livelli disponibili iniziali
I livelli di fosfocreatina dopo i primi 5 secondi di esercizio scendono rapidamente mentre quelli di
ATP restano costanti quindi la fosfocreatina rappresenta il metabolismo starter per determinate
discipline (tipo i 100m), oppure il metabolismo basale/unico per altre attività che durano pochi
secondi. La fosfocreatina è donatrice di gruppi fosfati e quindi permette di formare ATP.
Per mantenere i valori di fosfocreatina costanti si usano due meccanismi/forme di CK (tampone
spaziale fosfocreatina):
• Creatina chinasi citosolica associata al reticolo sarcoplasmatico, si attiva durante la
contrazione
• Creatina chinasi (CK) (noto anche come creatina-fosfochinasi CPK) associata alle miofibrille;
in questo caso il donatore del fosfato è l’ATP; questo enzima catalizza anche la reazione
opposta generando creatina e ATP da fosfocreatina
La creatina chinasi (CK) è distribuita principalmente nel muscolo.
CAPITOLO 11.2: TAMPONAMENTO ENERGETICO SPAZIALE DELLA
FOSFOCREATINA
Con questo meccanismo, si osserva come la fosfocreatina si comporta nel suo ruolo di donatore di
ATP in funzione del meccanismo molecolare della contrazione. L’ATP infatti si può formare dalla
fosfocreatina in quanto questa è già presente e pronta.
Cosa succede quando viene innescato il meccanismo della contrazione molecolare? Avviene una
variazione della concentrazione all’interno della cellula muscolare del calcio dovuta al rilascio di
questo substrato dalle cisterne del reticolo sarcoplasmatico; l’aumento della concentrazione del
calcio intracellulare dà inizio alla contrazione muscolare vera e propria. l’ATP presente è utilizzata
come donatore del gruppo fosfato per cominciare a sostenere lo sforzo, stiamo passando da una
fase di riposo ad una di lavoro. Dall’altra parte dobbiamo tener conto anche di quello che succede a
livello mitocondriale dove troviamo l’enzima ATP-ADP traslocasi, che serve a risintetizzare l’ATP a
partire dall’ADP. Quando il muscolo scheletrico comincia a contrarsi e a consumare substrato, il
rapporto ADP-ATP varia e si bilancia verso l’ADP rispetto all’ATP. Quindi questo enzima, ATP-ADP
traslocasi, a livello del mitocondro permette di produrre ATP attraverso un meccanismo anaerobico
che avviene nel mitocondro stesso, e di fosforilare la creatina in fosfocreatina che diventa disponibile
a livello del citosol per sostenere questo meccanismo di contrazione. Quindi quello che dobbiamo
immaginare è che a carico dell’enzima che catalizza questa fosforilazione dei substrati ci sono due
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isoforme, una citosolica e l’altra è quella associata direttamente al reticolo sarcoplasmatico;
quest’ultima è associata al reticolo sarcoplasmatico perché è quella che di fatto viene attivata subito
quando passiamo da uno stato di inattività ad uno stato di attività. La contrazione meccanica mi
scatena una serie di eventi tra cui la variazione della concentrazione intracitosolica del calcio. La
distribuzione delle isoforme della creatino-chinasi (CKM e CKB, M sta per muscolo e B sta per brein)
danno luogo a dei tetrametri costituiti praticamente da tutte e quattro le subunità uguali e poi ci
sono delle forme intermedie con una diversa composizione in B e in M. Quello che a noi interessa è
la prevalente componente della isoforma CKM a livello del muscolo scheletrico.
Il calcio, dopo la contrazione deve tornare nel reticolo sarcoplasmatico e questo coinvolge la
creatino-cinasi. L’ ADP viene caricata dalla fosfocreatina formando ATP e spinge il calcio all’esterno.
A questo punto la creatina va nei mitocondri e si ricarica del gruppo fosfato riformando
fosfocreatina. CAPITOLO 11.3: MECCANISMO/SISTEMA ANAEROBICO LATTACIDO
Il sistema anaerobico lattacido è il secondo meccanismo dopo quello anaerobico alattacido che
coinvolge substrati già pronti (ATP e fosfocreatina che dona il fosfato; come detto è la creatina è il
substrato vero). Si attiva dopo 7-8 secondi di attività intensa e la sua durata dipende dal tipo di
esercizio che si sta facendo e dalla sua intensità.
In questo meccanismo si utilizza il glucosio (derivante dal glicogeno) attraverso la glicolisi
producendo l’intermedio denominato piruvato: se facciamo un esercizio fisico ad alta intensità, non
tutto il piruvato viene ossidato nel ciclo di Krebs e quindi non tutto utilizzando ossigeno (cioè non
c’è ossigeno a sufficienza per ossidare tutto il piruvato con il ciclo di Krebs). Pertanto, questo
piruvato in eccesso deve essere metabolizzato (cioè elaborato al fine di avere un guadagno dal
punto di vista metabolico) e allontanato in altro modo: viene trasformato quindi in lattato/acido
lattico che non è un vero è proprio prodotto di scarto, in quanto può essere riutilizzato da altri
tessuti come il cuore. L’ acido lattico si forma durante esercizi ad alto impatto e che durano più di
3-4 secondi (ad esempio l’atletica). In questa fase si contrae il debito di ossigeno.
Il sistema anaerobico lattacido è il sistema energetico utilizzato nelle attività che richiedono forza
e resistenza per un tempo attorno al minuto.
La resistenza lattacida è la capacità di mantenere inalterato il livello della prestazione fisica,
nonostante l’inibizione dell’attività muscolare da parte dell’acido lattico.
CAPITOLO 11.3.1: ACIDO LATTICO E METABOLISMO DEL LATTATO
Se si produce troppo acido lattico (che è un ossiacido instabile quindi con il gruppo carbossilico che
può liberare un idrogenione (H+) diventando lattato + idrogenione) aumenta la concentrazione di
ioni H+ nel citoplasma, cioè si abbassa il pH della cellula che non è più neutro: questo fenomeno
genera la fatica muscolare e rende dolorosa la contrazione muscolare. 62
L’acido lattico infatti, è uno dei componenti della fatica. Nel sangue sono presenti 3388 molecole di
lattato per ogni molecola di acido lattico.
Questo abbassamento del pH fa anche rallentare la glicolisi e la produzione di lattato: viene infatti
regolato in modo diverso l’enzima chiave del processo glicolitico, cioè la PFK-1 (fosfofruttochinasi)
e questo fa abbassare la potenza che si osserva in uno sforzo lattacido prolungato.
Il valore di pK (costante di dissociazione) dell’acido lattico è 3.87 e quindi molto bassa: questo
comporta che a un pH fisiologico, l’acido lattico si dissocia quasi completamente. L’acido lattico si
+
dissocia subito in lattato + idrogenioni H .
Il lattato prodotto nel muscolo scheletrico in attiva contrazione viene smaltito ed entra nel sangue.
Il miglior atleta è quello che riesce a lavorare anche con livelli elevati di lattato nel sangue.
La produzione di acido lattico richiede l’azione dell’enzima lattato deidrogenasi (LDH).
CAPITOLO 11.3.2: SISTEMI TAMPONE
+
L’incremento della concentrazione degli idrogenioni H durante un’attività intensa viene tamponata
dalla presenza nelle cellule muscolari di (cioè cosa fa alzare il pH, mitigando l’eccessiva produzione
+
di ioni H che invece lo fa abbassare):
• Fosfati, bicarbonato, proteinato di potassio, camosina (presenti nel muscolo scheletrico)
• Sistema simporto per lattato ed idrogenioni (MCT); trasporto ad altre cellule di questi
Questi sistemi tampone si attivano maggiormente negli sportivi che fanno attività ad alto impatto
per tanto tempo così questi possono resistere anche ad alti carichi e ad alte concentrazioni di pH.
CAPITOLO 11.3.2.1: TRASPORTATORI DEI MONOCARBOSSILATI (MCT)
Gli MCT sono delle proteine trans-membrana che ci permettono di smaltire la quantità di prodotti
+
in eccesso (lattato e idrogenioni H ma non solo) durante la contrazione muscolare. Gli MCT infatti,
+
trasportato il lattato e gli H nello spazio extracellulare e questo rappresenta un meccanismo di
difesa che previene un abbassamento eccessivo del pH intracellulare. Il lattato poi può subire diversi
+
destini mentre gli H possono essere neutralizzati dai sistemi tampone del sangue o andare in altre
cellule
Sono una famiglia di proteine con 9 membri tra i quali ricordiamo (entrambe presenti nel muscolo
scheletrico):
• Monocarbossilato di tipo 1 (MCT1), invece, è responsabile del trasporto di lattato nelle fibre
di tipo 1 (ossidative).
• Monocarbossilato di tipo 4 (MCT4), ha la maggiore affinità per il lattato, non sarà mai saturo
ed è responsabile dell’efflusso di lattato dalle fibre di tipo II 63
CAPITOLO 11.3.2.2: PRODUZIONE DEL LATTATO DURANTE LO SFORZO
MUSCOLARE
Se lo sforzo è di intensità minore al 50% della VO2max la velocità di produzione e immissione nel
circolo sanguigno è uguale alla sua rimozione e quindi non inciderà sull’esercizio.
Il lattato, partendo da condizione di riposo e
arrivando a una condizione di contrazione
muscolare, aumenta nei primi minuti
dell’esercizio e poi torna a livelli
normali/basali se si fanno sforzi con intensità
pari al 50% della VO max (al di sotto non c’è
2
proprio questa variazione significativa di
lattato in quanto la velocità di produzione del
lattato è uguale a quella della sua rimozione).
Al 60-74%, siamo sempre sotto la soglia
anaerobica che è fissata sopra a questo
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valore (cioè inizia dal 75% ), e si osserva che
la concentrazione plasmatica dell’acido
lattico sale nei primi minuti (3-5min) e poi
c’è un ritorno verso i valori basali senza però
arrivarci mai (cioè scendono un po' e si stabilizzano senza arrivare ai valori minimi basali).
Ovviamente, la diminuzione verso i valori basali si ha se si continua con l’esercizio alla stessa
intensità.
Per lavori con intensità