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Modello atomico di Bohr: egli ammise che in un atomo nel suo stato
fondamentale (a contenuto minimo di energia) gli elettroni si muovono ma non
irradiano; ipotizzò che esistessero alcuni “stati”nei quali l’elettrone potesse
muoversi senza emettere energia, chiamandoli stati stazionari. Bohr applicò la
teoria quantistica di Planck agli atomi: affinché un elettrone che ruota attorno
al nucleo non irradi energia, il suo momento angolare deve essere un multiplo
intero della grandezza . Ciò significa che il momento angolare
h/2 π
dell’elettrone può assumere solo determinati valori, è quindi quantizzato. Il
2
h
2 n
n
raggio dell’orbita è calcolato: ; dove è il numero quantico
2 2
4 π m e
principale, e può assumere valori interi da 0 a +∞.
Le orbite che corrispondono ai raggi ricavati dalla formula sono stati stazionari,
gli unici permessi dagli elettroni. Ad ogni orbita corrisponde un definito valore
dell’energia dell’elettrone che la percorre, anch’essa quantizzata:
2 4
−1 2 π mc
=
E . Se si fornisce energia all’elettrone, essa potrà essere
n 2 2
n h
assorbita solo se sufficiente a farlo saltare dallo stato stazionario a quello
successivo. L’elettrone eccitato tende poi a tornare spontaneamente allo stato
con minore energia, riemettendo di nuovo sottoforma di radiazione l’energia
che aveva assorbito nell’eccitazione.
Bohr espresse le sue teorie in due postulati:
- I postulato: le orbite e l’energia sono quantizzate: i livelli intermedi sono
stati proibiti. I salti elettronici avvengono solo per quantità di energia
quantizzata.
- II postulato: un atomo assorbe o emette energia sottoforma di radiazioni
elettromagnetiche, mediante transizioni elettroniche tra diversi stati
quantici. La differenza di energia viene emessa o assorbita sottoforma di
un unico fotone. Possono essere assorbite o emesse solo quantità di
energia corrispondenti alla differenza di energia tra due livelli permessi, e
non quantità qualunque.
Modello atomico di Sommerfield: la teoria di Bohr era valida solo per
l’atomo di Idrogeno e mostrò molte lacune quando venne applicata ad atomi
con più di un elettrone. Sommerfield ipotizzò che negli atomi con più di un
elettrone ci fossero orbite ellittiche anziché circolari e quantizzò il sistema.
Nella nuova quantizzazione delle orbite elettroniche ellittiche fu necessario
l,
introdurre un secondo numero quantico, indicato con che andò ad
n. l
aggiungersi al primo numero quantico il numero quantico determina la
quantizzazione dell’eccentricità dell’ellisse che l’elettrone può percorrere nei
L n-1.
suoi stati stazionari. può assumere i valori da 0 a Ciò significa che per un
n=1, l n=2 l
elettrone per cui può assumere solo valore 0; se potrà assumere
valori 0 e 1, a questi valori dei numeri quantici corrispondono due orbite
possibili per l’elettrone, differenti per la forma e anche per i valori dell’energia.
Il contributo di Sommerfield si rivelo ancora insufficiente per interpretare certi
sdoppiamenti di righe riscontrati negli spettri di atomi sottoposti ad un campo
magnetico esterno. Si ipotizzò allora che l’elettrone percorrendo un’orbita
attorno al nucleo generasse un campo magnetico. Per descrivere l’orientazione
dell’orbita rispetto alla direzione del campo magnetico esterno si introdusse il
numero quantico magnetico m, –l
che può assumere tutti i valori che vanno da
+l,
a compreso lo 0.
Inoltre si scoprì che durante il suo moto di rotazione attorno al nucleo,
l’elettrone ruota anche attorno a se stesso generando un secondo campo
numero quantico
magnetico. Si introdusse così un altro numero quantico, il
1 1
magnetico di Spin s, che può assumere valori e - .
2 2
Lo stato di ogni elettrone in un atomo è determinato dai 4 numeri quantici.
L’insieme delle quaterne dei numeri quantici per tutti gli elettroni dell’atomo ne
definisce la sua configurazione elettronica.
Principio di esclusione di Pauli: in un atomo o in una molecola formata da
più atomi non possono esistere due o più elettroni con i 4 numeri quantici
n
uguali. Quindi, sul livello con numero quantico principale non possono
2n
esistere più che elettroni.
2
La teoria Bohr-Sommerfield ha dei limiti:
Impostazione classica su cui vengono innestati postulati per adeguarsi a
nuovi risultasti sperimentali.
Divergenze tra risultati teorici ed evidenze sperimentali
Lacune interpretative
Teoria ondulatoria(De Broglie): ad un corpo con massa m che si muove a
h
velocità v è associata una radiazione, in cui la lunghezza d’onda è λ= .
mv
Successivamente Davisson e Gerner riuscirono a dimostrare che agli elettroni
in moto era associata un’onda e che questi presentavano gli stessi fenomeni di
rifrazione di una radiazione. Da queste scoperte l’elettrone viene de localizzato
in un’onda di probabilità, cioè una nube di carica elettrica negativa, non è più
una particella che ruota intorno al nucleo.
Equazione di Schrodinger: il modello ondulatorio consente di stabilire le
zone dello spazio attorno ad un atomo in cui è massima la densità di carica
negativa. La conoscenza del numero, delle forme e dell’orientamento specifico
di queste zone è importantissimo per interpretare la struttura e le proprietà
delle specie chimiche. L’equazione di S. rappresenta l’onda stazionaria
associata ad un elettrone. Dal punto di vista fisico, per l’equazione sono
accettabili solo i valori ψ che soddisfano le condizioni:
1. Essere ad un solo valore, continue e finite in ogni punto dello spazio e
all’infinito tendere a zero.
∭ 2 2
2. Essere tali che , perché rappresenta la probabilità di
ψ dv=1 ψ dv
trovare l’elettrone nel volume dv.
Gli orbitali: le funzioni di ψ consentono di rappresentare la distribuzione
spaziale della carica elettrica dovuta ad ogni elettrone di un atomo.
Alle ψ della teoria ondulatoria fanno idealmente riscontro le orbite della teoria
quantistica:
teoria quantistica: ogni elettrone ruota attorno al nucleo su una orbita definita
con una determinata energia.
Teoria ondulatoria: l’elettrone si trova de localizzato attorno al nucleo, in una
definita onda stazionaria ψ a cui corrisponde un determinato valore di energia.
Per queste analogie le ψ sono indicate col nome di orbitali: zone attorno al
nucleo dell’atomo con più alta densità di carica negativa, sulla superficie che
delimita ciascuno di essi la densità è uguale in ogni punto.
In entrambe le teorie, quindi, ogni elettrone è definito da 4 numeri, nella teoria
ondulatoria essi rappresentano i coefficienti che compaiono nell’equazione
dell’orbitale.
n determina le energie degli orbitali
l determina le forme degli orbitali
m determina le orientazioni relative
l’Idrogeno nella teoria ondulatoria: nel modello ondulatorio dell’elettrone
non si parla di distanza dell’elettrone dal nucleo, ma della probabilità di
trovarlo ad una certa distanza da questo. Per l’atomo di Idrogeno la distanza
alla quale è massima la probabilità di trovare l’elettrone è di 0.053 nm, valore
che coincide con il raggio della prima orbita di Bohr.
Principio di indeterminazione di Heisenberg: non è possibile determinare
esattamente e contemporaneamente posizione e quantità di moto di un
l
corpuscolo. Dal valore di si ricava la forma dell’orbitale ψ; quello che interessa
è però la forma della funzione ψ che da la probabilità di trovare l’elettrone in
2
un punto nello spazio: essa descrive forma e densità elettronica della nube di
elettricità corrispondente ad un elettrone che si trova sull’orbitale ψ. Queste
nubi sono alla bas della formazione dei legami chimici.
Le nubi si estendono a tutto lo spazio, ma siccome la probabilità di trovare
l’elettrone a distanza r dal nucleo diventa trascurabile già a pochi decimi di nm
si usa rintracciare la nube nella porzione di spazio con una probabilità di
trovare l’elettrone pari a circa il 99%.
Orbitale s: la distribuzione di elettricità di questo orbitale attorno al nucleo è
sempre a simmetria sferica, con massimo di densità a distanza diversa per
n
ciascun valore di e per ciascuna specie atomica.
l=1 m=-1,0,1.
Orbitale p: sono 3 perché quindi Essi hanno la forma bilobata e
n l
tre orientamenti ortogonali. Poiché hanno uguali valori di e di sono
isoenergetici:: orbitali di uguale energia sono degeneri. Quindi l’orbitale p è tre
volte degenere. l=2 m=-2,-1,0,1,2.
Orbitale d: sono 5, perché quindi I cinque orbitali d hanno
uguale energia e sono quindi 5 volte degeneri.
Ricordando che su ciascun orbitale possono esistere al massimo 2 elettroni, il
numero massimo di elettroni che può occupare il livello con numero quantico
n 2n
principale è di .
2
L’energia di un orbitale è l’energia potenziale dell’elettrone rispetto al nucleo.
n=1,
Gli elettroni più legati al nucleo sono quelli più vicini allo stesso, con
n
mentre quelli con elevato valore di sono meno legati perché più schermati.
Essi sono chiamati elettroni di valenza e determinano le proprietà chimiche
dell’elemento
Principio della massima molteplicità di Hund: se più elettroni occupano
orbitali degeneri, essi si distribuiscono sul numero massimo possibile di questi;
se alcuni orbitali sono occupati da un solo elettrone, gli spin di questi elettroni
sono tra loro paralleli.
Principio di Aufbau: il riempimento orbitalico avviene in ordine di energia
crescente.
Configurazione elettronica: è l’insieme degli orbitali occupati, quanti
elettroni ci sono in ogni orbitale. Essa viene determinata in base a 3 punti:
1. Ogni elettrone aggiunto durante l’aufbau va ad occupare il livello di più
bassa energia tra quelli disponibili; l’ordine delle energie crescenti di tali
livelli rappresenta anche l’ordine di riempimento degli orbitali (1s ;
1
2s ,2p ,3s ,3p ,4s ,3d ,4p ,5s ,4d ,5p ,6s )
2 6 2 6 2 10 6 2 10 6 2
2. Per il principio di Pauli in un atomo non possono esistere due o più
elettroni con i 4 numeri quantici uguali; di conseguenza su uno stesso
orbitale potranno trovarsi massimo due elettroni con spin