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STORIA E TUTELA DEI BENI ARTISTICI
IL PROBLEMA DELLA PERIODIZZAZIONE
La periodizzazione è un procedimento di individuazione di eventi, strutture, fenomeni e la loro collocazione in fasi
cronologicamente distinte. Il singolo segmento temporale è dunque caratterizzato da elementi peculiari e originali. Le
finalità principali della ripartizione sono: rappresentare il cambiamento storico a fini didattici o interpretativi,
individuando continuità e rotture, che possono avvenire ai più vari livelli, compreso quello religioso, storico-artistico
ecc. Se la periodizzazione storica si avvale di elementi socio-economico-politici, non è così per la datazione
archeologica, che prevede invece l'impiego di sostanze chimiche e si basa su criteri artistici. La periodizzazione,come
vedremo ancora, non è e non può essere una sola. Essa cambia a seconda dell'oggetto storico e del problema
esaminato, ma con le dovute cautele rimane di estrema utilità per chi si avvicini a una disciplina storica (inclusa la
storia dell'arte). Anche certe datazioni che hanno un carattere convenzionale, di solito sono comunque derivate da
tradizioni storiografiche consolidate, possono rivelarsi utili e accettabili a scopi didattici. Riguardo al problema delle
periodizzazioni, bisogna considerare che i ritmi delle stesse sono diversi a seconda della prospettiva assunta (strutture
sociali, economia, amministrazione, mentalità) e che ogni storico ne può elaborare una sulla base della sua sensibilità.
Il problema maggiore nasce dalla ricerca di una grande epoca storica, laddove si tratta di considerare una morfologia
complessa, un aggregato di fattori e di elementi caratterizzanti a vari livelli o si privilegia una novità epocale (la
tradizionale periodizzazione della storia umana è quella basata sui quattro èvi: antico, medievale, moderno e
La periodizzazione meno contestabile e “oggettiva” risiede nella individuazione
contemporaneo. di scansioni e cesure
istituzionali, costituite in sostanza dalla forma di governo. La periodizzazione non può limitarsi alla semplice
suddivisione di grandi epoche. L’elemento convenzionale di questo dato è rappresentato dalla scelta di episodi storici
di particolare rilevanza, in genere eventi politico-militari, che però non corrispondono quasi mai al trascorrere lento, ai
tempi lunghi (longue durée) delle cosiddette strutture. Il concetto di struttura, elaborato dalla scuola della rivista
si fonda sull’osservazione dei cicli dell’economia, dei lenti
Annales ESC (oggi Annales Histoire, Sciences sociales),
mutamenti delle mentalità e delle psicologie collettive, e trascura invece come meno significativo l’aspetto
evenemenziale della storia, e tutto sommato la stessa pratica storiografica del periodizzare. Così il 476, o il 1492,
possono essere usati in quanto griglie puramente indicative ma il loro effettivo significato ha suscitato ampie
discussioni. PROPOSTE DI PERIODIZZAZIONE DEGLI AUTORI ANTICHI
sull'imperialismo romano (“Quasi tutto il mondo è stato assoggettato e è caduto in nemmeno cinquantatre anni
Polibio
interi sotto il dominio unico dei romani): 219-167 a.C.
- Sallustio sulla genesi della crisi repubblicana (146 a.C.)
- Diodoro sulla trasformazione dell'impero mediterraneo retto col terrore (146-133 a.C.)
- Appiano di Alessandria sull'ingresso della violenza nell'agone politico romano (133 a.C.)
- Aurelio Vittore sulla provincializzazione dell'Italia (Diocleziano e Massimiano, epoca tetrarchica)
- Melitone di Sardi (in Eus.HE IV 26, 7-8), sulla coincidenza tra regno di Augusto e nascita di Gesù come
provvidenziale intersezione tra impero e chiesa e cronografia cristiana (centrata sull'evento fondamentale e storico
senso e si modifica il tempo storico in un “prima” e in un “dopo”).
della vita di Gesù, da cui acquista ROMA ARCAICA
IL RAPPORTO COL MITO: Già Cicerone, nella Repubblica, dice che la storia romana è oscura, e che del primo
periodo si conoscono solamente i nomi dei re. Livio, nella sua ricerca ab urbe condita, cerca di capire com'è stata
"còndita", ma decide di rifarsi al mito poiché non trova abbastanza documentazione su fatti così antichi. Era tra
l'altro abitudine degli storici antichi proiettare indietro le dinamiche sociali più complesse. Il mito ci racconta la
penetrazione dei Troiani nel Lazio ad opera di Enea, fondatore di Lavinio e padre di Ascanio, il quale fonderà
Albalonga, racconto combinato, già dal VI/V secolo con quello di Romolo e Remo, gemelli nati dalla principessa
Rea Silvia, di Albalonga, e Marte. Convenzionalmente, come propone Varrone, la data di fondazione di Roma fu
posta il 21 Aprile (giorno delle feste di Pale, dio delle greggi) del 753 a.C. A Romolo furono attribuite diverse
azioni: dalla creazione della cinta muraria al promulgamento delle leggi, dalla formalizzazione delle leggi al
tracciato del perimetro della città. Il dato importante che ci fornisce la mitologia è la fondazione EX NIHILO di
Roma, e della sua apertura al multietnico (ratto delle Sabine). L'archeologia ci ha confermato la tradizione del
mito con il ritrovamento di un tracciato di mura risalente al 730 a.C. circa.
ORIGINE PER SINECISMO: un'altra ipotesi della fondazione di Roma è quella dell'unione dei vari villaggi
presenti sui colli (Campidoglio, Celio, Palatino, Esquilino, Aventino, Quirinale e Viminale) in un'unica
megalopoli. Conferma di questo potrebbe essere la cerimonia del Septimonium, una processione che attraversava i
sette colli.
I SETTE RE: Plinio il Vecchio narra che Roma si integrò successivamente con le popolazioni latine, che si
riunivano nella Lega Latina, organismo che si ritrovava annualmente per consumare un pasto di carne sacrificale
da cui Roma fu esclusa inizialmente, per poi essere ammessa (Servio Tullio voleva mettere la sede nel Tempio di
Diana) e quasi esclusa nuovamente nel 500. Non sappiamo quando si formò la tradizione dei sette (o otto,
considerando la co - reggenza Romolo/Tito Tazio) re di Roma, ma possiamo affermare che essa è inverosimile,
dal momento che la monarchia coprirebbe 244 anni, e l'aspettativa di vita al tempo era troppo breve per permettere
a solo otto persone di ricoprire tale lasso di tempo. Un dato importante è l'alternanza di re latini, sabini ed etruschi
e l'attribuzione a quello o quell'altro monarca dell'origine di alcune istituzioni, come le religiose (la creazione dei
collegi sacerdotali è attribuita a Numa Pompilio). La conferma dell'esistenza della monarchia la abbiamo in alcuni
retaggi lessicali che si protraggono fino all'impero, come interrex (senatore re ad interim nelle situazioni di
passaggio), i regia (abitazione del pontifex maximus) e la cerimonia del regifugium. Inoltre abbiamo la
testimonianza archeologica offerta dal NIGER LAPIS, dove c'è un'iscrizione che contiene una normativa sacrale
emanata dal re. Sappiamo che in questo periodo nascono istituzioni come le tre tribù (Tities, Ramnenses, Luceres)
corrispondenti alle tre etnie che abitarono Roma fin dall'inizio, che prevedevano una successiva divisione in 10
unità per un totale di 30 CURIAE, i cui appartenenti, i quirites, partecipavano ai comizi curiati, che ratificavano i
poteri del rex e costituivano una base per l'esercito (3.000 fanti e 300 cavalieri). La cellula di base in questo
periodo è la familia, intesa come misto di proprietà terriere, di animali e schiavi, i cui capi, i patresfamilias (circa
300) costituivano il SENATO. Gruppi di famiglie diverse costituivano le GENTES, che si rifacevano a un
antenato comune, spesso fittizio, ed avevano lo stesso nomen. Il re veniva eletto dal senato, ed era capo
dell'esercito e della religione, ed era spesso uno straniero o un non nobile, ma era il senato a detenere il potere
nella vacanza fra un re e l'altro (interregnum). Durante tutta l'età monarchica la città si ingrandisce e occupa nuovi
territori, soprattutto se strategici o utili in caso di emergenza (saline del Tevere, prese sotto Anco Marcio). Ma fu
sotto il dominio dei Tarquinii che Roma conobbe una vera e propria campagna di grandi lavori: fu pavimentato il
foro, edificata la cloaca maxima, migliorate le mura, eretto il tempio di Giove Capitolino. Gli Etruschi portarono
anche una nuova concezione del potere, che doveva distinguersi con apposite vesti e calzari. Servio Tullio, il cui
vero nome era Mastarna, figlio di una schiava per tradizione, fu il re che portò più innovazioni, soprattutto in
ambito politico, dove emanò una costituzione più democratica ed istituì i comizi centuriati. Le cinque classes
erano ripartite in base al censo e divise in centurie (le costituivano 100 uomini) e decidevano su questioni politiche
e militari. Servio le volle disposte in base alla zona di residenza, e non più al censo, anche se la votazione restava
comunque censitaria, coniò inoltre la moneta per la prima volta. Non abbiamo molte notizie sul periodo: Fabio
Pittore, annalista, scrive qualcosa in lingua greca, per accreditare la Storia, mentre Livio propone il sacco gallico
del 390 come motivazione alla scarsità dei documenti.
LA FINE DELLA MONARCHIA: Nel 509 la monarchia cade, in favore della repubblica. Il mito di Lucrezia dà
una connotazione morale alla fine di un sistema politico che fu invece causata da un complotto contro Tarquinio il
Superbo, contro cui montava da tempo il malcontento. Forse la motivazione era anche di politica estera, poiché
Tarquinio chiese aiuto a Chiusi, governata da Porsenna,il quale forse lo scacciò direttamente. Quando Cuma
attaccò Chiusi, Roma fu nuovamente libera.
LA PRIMA ETA' REPUBBLICANA
ALTA REPUBBLICA: DAL 509 AL 367
MEDIA REPUBBLICA: DAL 367 AL 167
BASSA REPUBBLICA: DAL 167 AL 27
LE PRIME ISTITUZIONI REPUBBLICANE: le trasformazioni della società, anche se ancora fondamentalmente
agricola, causano un ampliamento del divario sociale. La lotta fra patriziato e plebe, che occupa a più gli riprese
gli anni dal 509 fino all'inizio del III secolo a.C, fu maggiormente incentrata su due problematiche: le difficoltà
dei settori più deboli del popolo e le ambizioni dei ceti emergenti. Già Lucrezio, nel "De Rerum Natura", indica il
primo periodo post-monarchico come dominato dall'anarchia, benchè la transizione dalla monarchia alla
magistratura fosse stata rapida. Il sistema governativo romano fu, fin dai primi momenti, basato sui "cheques and
balances": i consoli (due, ad incarico annuale), avevano si ampli poteri, fra cui l'imperium militare e la possibilità
di convocare le assemblee, ma subivano la forte pressione del senato. Nacque inoltre la figura del Dittatore, che
accentrava tutti i poteri su di sé in situazioni di emergenza, ma poteva