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Intanto Efialte, appoggiato dal suo delfino Pericle, nipote di Clistene, riesce a far passare una
riforma che toglie potere all’areopago, lasciandogli l’unica competenza di tribunale per gli omicidi.
Togliere il potere ad esso e darlo all’Assemblea significa dare molto più potere al popolo, a
chiunque. E’ una riforma molto importante, ma Efialte viene ammazzato subito dopo
l’approvazione di essa.
Pericle ha in mano, ora, la città, e non c’è nessun altro grande protagonista della scena politica
ateniese. Egli emerge in questi anni e gli resta aperta la strada al potere, grazie anche ad una
grande capacità di convincere il popolo. Restò stratego per 15 anni.
All’interno della Lega Delio-Attica egli porta alla rivolta di Eubea e Samo, sposta il tesoro di Delo
nell’acropoli del 454, impone la democrazia a città quali Eritre, Mileto e Calcide e costringe molte
città ad accogliere una guarnigione, oltre ad imporre i cleruchi, dei coloni militari che ottengono il
kleros, lotto di terra, oltremare. Tale terreno è prelevato da certe città e sostituito al pagamento di
una parte del phoros.
Ad Atene, sotto di lui, viene istituita la remunerazione della boulè e dell’eliea di 2-4 oboli a carica.
In questo modo egli sperava di incentivare i cittadini delle classi sociali più basse a partecipare alla
vita politica. Nel 457 Pericle permette l’accesso all’arcontato anche agli zeugiti e nel 451 fa
approvare una legge sulla cittadinanza, per la quale solo chi discendeva da entrambi i genitori
ateniesi poteva avere la cittadinanza ateniese e i diritti che le conseguivano. Si adoperò, poi, per
far costruire importanti edifici pubblici, quale, ad esempio, il Partenone.
Tale slancio di potere viene compiuto alle spese di Sparta. Intorno al 458/7 inizia uno stato di
guerra esplicito tra Sparta ed Atene, che prosegue con scontri e rivincite, finché, nel 451 torna ad
Atene Cimone e la città rivolge nuovamente i suoi interessi verso la Persia, che aveva occupato
Cipro. Inizia così una tregua quinquiennale con Sparta, che termina nel 446, quando, logorate dai
continui scontri, le due città decidono di stipulare una pace duratura, Pace dei Trent’anni, basata
sullo status quo, cioè cristallizzando la situazione così com’era: da un lato la lega Peloponnesiaca
e dall’altro quella Delio-Attica. Possiamo dire che così si conclude una prima guerra del
Peloponneso.
Intanto Atene invia, nel 450, una spedizione a Cipro, guidata da Cimone, che muore durante essa,
e la libera dai persiani. Si ha così, nel 449 la pace di Callia con la Persia, anche se gli storici sono
incerti della veridicità di tale avvenimento. In ogni caso la Persia non attaccò più la Grecia, quindi
non sussisteva più alcun motivo per cui esistesse ancora la lega Delio-Attica, ma Atene non lasciò
comunque libere le città ormai assoggettate e questo portò a numerose rivolte e problemi interni.
Nel 437 diede il via alla fondazione di una nuova città, Anfipoli, in una zona importante per l’oro.
Durante questo periodo di potere di Pericle vi è un suo avversario, moderato, il quale ci lascia
molte documentazione sull’epoca e descrizioni degli avvenimeti: Tucidide di Melesia. 14
La guerra del Peloponneso
La cause che portarono allo scoppio dello scontro tra la Lega Delio-Attica e quella Peloponnesiaca
vanno ricercate sia nella pròphasis, causa vera, cioè nei precedenti periodi di tensione dovuti
all’auxesis (espansione) di Atene, sia in tre avvenimenti immediati, definiti aìtiai:
Nel 435 ad Epidamno, una colonia mista di Corcira e Corinto, era iniziata una guerra civile
1. e, al contempo, questa città si trovava a dover affrontare le ostilità dei barbari. Epidamno
espulse una parte di popolazione, la quale chiese aiuto alla Corcira, a sua volta colonia di
Corinto. Essa si rifiutò di intervenire, così i cittadini espulsi chiesero a Corinto, la quale
decise di portare aiuto alla colonia. I rapporti tesi tra Corinto e Corcira, spinsero quest’ultima
ad intervenire a favore della parte di popolazione rimasta in città. Il primo scontro viene vinto
dalla Corcira, ma in seguito Corinto, spinta da sentimenti di vendetta, programma una
grande spedizione. I corciresi conclusero con Atene un’alleanza difensiva, la quale se
l’avesse aiutata avrebbe rotto il trattato della pace dei Trent’anni, ma se non lo avesse fatto
avrebbe perso un’importante isola con lo sbocco sulle coste occidentali. Quando si arrivò ad
uno scontro navale tra Corcira e Corinto, fu quest’ultima a vincere, ma i corciresi, forti
dell’alleanza con Atene, non vennero sottomessi.
Nel 433 Potidea, colonia di Corinto molto legata alla madrepatria, era entrata nella Lega
2. Delio-Attico. Dati i rapporti di ostilità con Corinto, Atene inviò un ultimatum alla colonia per
chiudere i rapporti con la città amica, inoltre essa doveva abbattere le mura e consgnare
degli ostaggi. Potidea rifiutò tale ordine ed entrò in ribellione contro Atene. Questa pose
sotto assedio la città per tre anni, al termine dei quali i cittadini vennero espulsi e la colonia
occupata dagli ateniesi. Corinto si lamentò per l’ennesima violazione, ma, dato che Potidea
faceva parte della Lega Delio-Attica, non intervenne.
Nel 432 Pericle vietò a Megara l’accesso ai porti del Pireo, della Lega e dell’Attica, in
3. quanto essi accoglievano schiavi fuggiaschi e coltivavano terre di confine indivise o
consacrate. Si trattava di un vero e proprio embargo.
Corinto e Megara si lamentarono quindi con Sparta, la quale tenne, nel 432, l’Assemblea che vide
scontrarsi il re Archidamo, favorevole alla pace, e l’eforo Stenelaida, promotore della guerra.
L’Assemblea votò infine per la guerra, preoccupata di vedersi sgretolare la Lega Peloponnesiaca.
Viene inviato ad Atene un ultimatum, con il quale gli Spartani chiedevano il ritiro da Potidea,
abrogazione del decreto contro Megara e il rispetto dell’autonomia dei Greci. Pericle rifiutò,
convincendo il popolo che Atene si sarebbe chiusa nelle sue mura, divenendo come un isola, e
avrebbe sfruttato la sua potenza via mare, comprensiva di 300 triremi, senza eguali nel
Mediterraneo. Pericle perse consensi ad Atene, ma non potendolo attaccare direttamente i suoi
nemici lo fecero attraverso le persone a lui care, come la sua amata, Aspasia, processandola con
l’accusa di detenere un bordello. Pericle con un discorso molto importante la fece assolvere.
Una prima fase della guerra è definita guerra archidamica, o decennale, e va dal 431 al 421,
concludendosi con la pace di Nicia. Prende il nome dal re di Sparta Archidamo.
La guerra iniziò con l’attacco tebano a Platea, vecchia alleata di Atene in Beozia. L’attaccò fallì e i
Tebani dovettero attendere l’aiuto dei Peloponnesiaci e un assedio di due anni per poter finalmente
entrare in città e raderla al suolo, nel 427. Gli Ateniesi intanto occuparono Egina, scacciandone gli
abitanti, mentre l’esercito peloponnesiaco invase il territorio dell’Attica, distruggendo vigne e
raccolti.
Pericle non aveva però pensato al rischio sanitario di detenere tutta la popolazione ateniese
all’interno asty: nel 430 un’epidemia definita peste, ma più verosimilmente una febbre tifoidea,
invase la città, annientandola. Lo stesso Pericle morì per tale causa nel 429. Senza egli Atene
entra in un periodo di crisi politica, in cui prendono il potere i demagoghi (capi popolo), definiti così
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dallo storico Tucidide. Si tratta di personaggi che cercavano di prendere il posto di Pericle
seducendo l’assemblea popolare ateniese con false promesse e istigazione contro il nemico.
Tra tutti prevalse il demagogo Cleone, di ceto sociale basso. Nel 425 Demostene stabilì una
piazzaforte a Pilo, in Messenia, da dove poteva facilmente far sovvertire gli iloti. Sparta inviò quindi
una flotta, che chiuse gli Ateniesi in una morsa. Essi chiesero aiuto alla madrepatria, la quale inviò
una spedizione di salvataggio con a capo Cleone stesso. Tale flotta prese in trappola gli Spartani e
li obbligò alla resa, tenendoli poi in ostaggio. Pesante è la perdita militare e demografica spartana,
tale che la città perde il suo prestigio in battaglia. Altra conquista importante è quella di Citera nel
424.
Nonostante il vantaggio ottenuto Atene venne presto sconfitta in Beozia, a Delio, dai Tebani.
Intanto lo spartano Brasida propose di aprire un fronte anche a nord, così attraversò la Grecia con
mille mercenari peloponnesiaci e settecendo iloti, ottenendo la resa di Anfipoli. Non era una perdita
che Atene poteva accettare. Nel 422 Cleone e Tucidide andarono ad Anfipoli e furono coinvolti in
una battaglia che vide la morte di entrambi. Si tratta dell’evento che spinse le due fazioni a
chiedere una pace. Atene non aveva più riserve di denaro, perciò introdusse la eisphora,
un’imposta eccezionale, inoltre irrigidì le regole per la riscossione del phoros e ne triplicò
l’ammontare. I cittadini erano stanchi, dilaniati dall’epidemia e dalla battaglia, dai propri campi
andati distrutti. Sparta, a sua volta, necessitava di recuperare gli uomini catturati e doveva sedare
la sollevazioni ilote. Fu così che nel 421 venne stipulata la pace di Nicia, dal nome del principare
negoziante ateniese che si era opposto al demagogo Cleone. Tale pace prevedeva la restituzione
dei prigionieri e delle piazze e un scambio Pilo-Anfipoli. Atene garantiva agli alleati un ritorno al
tributo di Aristide e l’autonomia. La durata della pace era prevista per cinquant’anni, con rinnovi
annuali. Tale idea di pace aveva, però, due importanti falle: gli alleati spartano non volevano
fermarsi e Atene consegno Citera e Pilo, ma Anfipoli si era resa indipendente. Inizia quindi uno
stato di guerra latente, che altro non è se non un pausa tattica per riprendere le forze.
Inizia così la seconda fase della guerra chiamata fase della pace e della spedizione in Sicilia,
che va dal 421 al 413.
Alcibiade, nipote di Pericle, prese il sopravvento ad Atene e spinse gli Ateniesi verso la battaglia di
Mantinea, nel 418. Questa venne vinta dagli spartani, che riacquistarono l’antico splendore. Atene
intanto impose, nel 416, un ultimatum all’isola di Melo, la quale faceva parte della Lega Delio-Attica
ma era rimasta neutrale all’inizio della guerra. Melo si rifiutò, Atene la considerò una nemica e
Nicia stesso prese parte alla spedizione e la conquistò e annientò.
Alcibiade, però, nel 415, si oppose al moderato Nicia e persuase gli Ateniesi ad impegnarsi in
Sicilia, progetto contrario anche alle raccomandazioni di Pericle. Questo perch&egrav