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delle moderne dottrine del diritto internazionale privato. La sua autorità fu tale che in
alcuni casi si giunse ad affermare in via legislativa l’obbligo di attenersi all’opinione di
Bartolo in caso di discordanza tra giuristi: come accedeva nell’epoca post-classica con
Papiniano nella “Legge delle citazioni”.
Baldo degli Ubaldi: (1327 – 1400) allievo di Bartolo a Perugia, insegnò in diverse
università diventando il professore più celebre e meglio pagato dell’Italia di fine
Trecento. Fa ricorso alla terminologia filosofica di origine aristotelica-scolastica e si
occupò non solo del Corpus Iuris ma anche del diritto canonico e feudale nonché di
diritto commerciale (fu avvocato della potente corporazione dei mercanti di Perugia).
Fu anche autore fecondissimo di Consilia (richieste di pareri legali da parte di privati o
autorità pubbliche) con i quali si procurò oltre 15 mila ducati.
3. La Scuola Culta:
Un primo indirizzo innovatore della dottrina giuridica dell’età moderna (sec. XVI-XVIII)
fu quello che prese il nome di Scuola culta, che derivò direttamente da un filone della
cultura dell’umanesimo, fiorita nel corso del Quattrocento italiano. I culti erano
essenzialmente umanisti che rivolsero la loro indagine ai testi giuridici antichi: in loro
prevaleva l’ammirazione per la cultura antica e la preoccupazione di riscoprirne i profili
liberandosi dalla massa soverchiante delle interpretazioni delle dottrine delle scuole
medievali.
1518: esce a Parigi le prima edizione non glossata del Corpus iuris. I culti non si
limitavano solo ad studiare i testi giuridici applicando i mezzi filologici ma affiancavano
a questi anche fonti storiche, retoriche, letterarie e poetiche dell’antichità, in modo da
poter risolvere i problemi legati alla mancanza di spiegazioni, nei testi giustinianei, di
vari istituti.
Guillaume Budè: pubblicò nel 1508 le sue Adnotationes ad Pandectas, nel quale
applicava gli strumenti filologici ai passi del Digesto per sceverarne il significato
originario ristabilendone la versione corretta.
Andrea Alciato: è considerato il vero fondatore della Scuola culta in quanto riuniva in
se le doti di profondo conoscitore delle fonti classiche, di cultore del metodo filologico
e di giurista completo. Scrisse nel 1515 le Adnotationes ai tre ultimi libri del Codice,
poi divenne professore di diritto prima ad Avignone e poi a Bourges.
L’impianto culturale adottato dai maestri della nuova scuola era suscettibile di
svilupparsi in direzioni diverse, anche contrastanti:
• L’indirizzo storico-filologico: ad un filone di ricerche e di opere più strettamente
filologiche si affiancarono una tendenza alla storicizzazione del diritto. Questo
aspetto si manifestò nella ricerca di nuovi testi giuridici antichi: ricerca deludente
perché la sola altra opera sopravvissuta (le Istituzioni di Gaio) saranno scoperte
nell’800.
Jacques Cujas (Cuiacio): fu autore di indagini estese e penetranti sull’opera di
giuristi classici come Papiniano. Rivelò le alterazioni post-classiche (interpolazioni).
Jacques Godefroy: pubblicò e illustrò i frammenti delle XII Tavole.
• L’indirizzo critico: condusse i culti a considerare le fonti del Corpus iuris come
monumenti della cultura antica, ma non per questo considerati validi ed applicabili
aprioristicamente.
Budè considerava con ironia coloro che ritenevano divine e cadute dal cielo, anziché
scritte da uomini, le leggi romane. Jean Bodin dichiarava assurdo ritenere
universalmente valide tutte quelle leggi romane che tante volte si erano modificate
già nel corso dell’età antica.