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COSA DIFFERENZIA IL CALCOLO DELLA PROBABILITÀ DALLA STATISTICA DESCRITTIVA
La presenza, nel calcolo della probabilità, di una prova, esperimento aleatorio ovvero soggetto ad incertezza (può produrre uno o più esiti detti “eventi”).
La statistica descrittiva esamina i risultati di eventi reali, già avvenuti e definitivi, di cui studia a posteriori la distribuzione del carattere X tra le sue modalità, invece il calcolo delle probabilità elenca i risultati di esperimenti ipotetici, che non necessariamente si realizzano, e dei quali determina a priori la probabilità dei singoli eventi.
VARIABILE CASUALE O ALEATORIA
Si definisce variabile aleatoria o casuale una funzione che associa ad ogni evento dello spazio campionario (Ω) un numero reale. Possiamo avere anche meno numeri reali di quanti eventi abbiamo: un numero reale può rappresentare più eventi dello spazio campionario. Partiamo da uno spazio
- Variabile aleatoria discreta → se può assumere solo un numero discreto e finito di valori → ogni variabile X il cui rango è un insieme finito di valori, un sottoinsieme dei numeri reali.
- Variabile aleatoria continua → se può assumere tutti gli infiniti valori di Re, o di un suo intervallo [a,b] → ogni variabile X il cui rango è un insieme dei numeri reali infinito. I numeri reali infiniti possono essere raggruppati in un numero finito di intervalli.
- Nell'esperimento lancio di un dado, una variabile casuale discreta finita potrebbe essere: "assegnare il numero 1 se il risultato è una faccia dispari, e 2 se il risultato è una faccia pari".
“In un insieme di 100 studenti che sostengono un esame di statistica, la legge della v.c. potrebbe essere “attribuire 1 se l’esame è stato superato e 0 se non è stato superato”.
Un esperimento consiste nel lancio di 2 monete. Sia X il numero di volte in cui “T” viene osservato in ciascuna prova. Lo spazio campionario è costituito da: = {(TT), (TC), (CT), (CC)}. Il valore da assegnare a X in corrispondenza di ciascuno degli eventi dello spazio campionario dipende dal numero di volte in cui si osserva “T”. Una variabile casuale può corrispondere, per esempio, alla regola “associare 2 se T appare 2 volte, 1 se T appare 1 volta e 0 se T non appare alcuna volta”. Quindi i valori che X può assumere sono: X={0,1,2}. Dunque una v.c è una funzione in cui il dominio sono le descrizioni dello spazio campionario ( = {(TT), (TC), (CT), (CC)}), il codominio sono i numeri reali (Re).
el'immagine o rango sono i numeri associati alle descrizioni, secondo la regola di funzione (X={0,1,2}). ESEMPI CONTINUE ● Si vuole conoscere la durata dell'effetto di un farmaco contro la depressione ad un determinato dosaggio. "La durata dell'effetto" può, almeno in teoria assumere tutti i valori (infiniti valori) compresi entro un massimo e un minimo che definiscono un intervallo. Tali valori definiscono il rango della v.c. continua VARIABILE ALEATORIA DISCRETA FUNZIONE DI PROBABILITÀ Ω Ω Dato uno spazio di probabilità { , B , P} sorge il problema di come assegnare una probabilità ai valori assunti dalla v.c. Quando si determina uno spazio campionario di un fenomeno casuale e si associano dei valori di probabilità alle descrizioni dello spazio campionario, attenendosi a particolari regole, si costruisce una funzione di probabilità. Ω Nella prova lancio di 2 monete lo spazio e la variabile casuale“N° facce T”, sono:● Ω Ω: è formato da 4 eventi elementari equiprobabili. Possiamo associare ad ogni evento diuna probabilità costante di verificarsi: ¼
ΩLa vc X ha generato uno spazio di probabilità x formato da 3 distinti valori con probabilità:P(X=0)=1/4; P(X=1)=1/2; P(X=2)=1/4X: {0,1,2}
P(X=0)=P(CC)= ¼
P(X=1)=P[(TC) U (CT)]= ¼+ ¼= ½
P(X=2)=P(TT)= ¼
La probabilità che la vc X assuma il valore x, P(X=x) è definita come la somma delle probabilità di tutti glielementi dello spazio campionario a cui viene assegnato il valore x.
P(X=x)=p(x)58p(x) è una funzione che assegna una probabilità a ciascun valore di x.
Ogniqualvolta a ciascun valore del rango di una variabile casuale si associa un valore che rispetta gli assiomi dellaprobabilità si ottiene una funzione di probabilità● p(xi)≧0, i=1,2,..n → ciascun evento
ripartizione F(x)=P(X<=x)= ∑iP(X=xi) Funzione di probabilità cumulativa F(x) o funzione di ripartizione: → faccio la frequenza cumulativa (sommo ogni volta) delle probabilità. Esempio lancio di 2 monete, X= numero di facce T:59 Prendiamo l'esperimento: lancio di 2 dadi. Sia X la Ω somma dei punti osservati. Lo spazio campione (Ω) associato a questo esperimento è l'insieme di tutte le coppie ordinate (i,j) di numeri interi 1<=i<=6 e 1<=j<=6 che rappresentano l'esito del lancio di ciascun dado. Istogramma per la distribuzione di probabilità ↓ Per calcolare la P(4≦X≦5) =P(X=4)+P(X=5)= 0.08-0.11=0.19→ Distribuzione di probabilità cumulativa: funzione di ripartizione F(x)=P(X<=x)= ∑iP(X=xi)ripartizione per una variabile aleatoria discreta Distribuzione di probabilità cumulativa: funzione di ripartizione per una variabile aleatoria continuaVARIABILE ALEATORIA CONTINUA
FUNZIONE DI RIPARTIZIONE
Per assegnare valori di probabilità ad una va continua (X) è necessario definire la funzione di ripartizione o funzione F(X) = P(X ≤ x), -∞ ≤ x ≤ ∞ per ogni di probabilità cumulativa. Dobbiamo calcolare l'integrale, dunque l'area sotto la curva. Ed è caratterizzata dalle seguenti proprietà:
- Questa vuol dire che è una funzione delimitata tra 0 e 1.
- F(X) è una funzione non decrescente, infatti se a ≤ b allora F(a) ≤ F(b)
FUNZIONE DI DENSITÀ E FUNZIONE DI PROBABILITÀ ASSOCIATA
Se F(X) è la funzione di ripartizione della v.a. X, la funzione di densità di probabilità [f(X)] si definisce come:
La funzione di probabilità (densità) associata ad una v.c. continua f(X)
gode delle seguenti proprietà: Se la funzione di probabilità per la v.c. continua è definita entro un intervallo di valori compreso tra a e b, con a61Un integrale può essere rappresentato mediante un'area, perciò il fatto che la probabilità associata a tutti i numeri sia ∞ uguale a 1 vuol dire che l'area sottostante alla funzione da -∞ a , oppure tra a e b con aIl valore atteso di una variabile casuale, chiamato speranza matematica, è la somma dei prodotti dei valori che la v.c. assume per le rispettive probabilità.Supponiamo che in una prova si vince 100 se lanciando una moneta esce "testa" e zero se esce croce, il valore atteso del gioco è 50, ovvero la media delle vincite e perdite pesata in base alle probabilità (50% per entrambi i casi): 100*0,5 + 0*0,5 = 50. Cioè il valore di "testa" per la sua probabilità e il valore di "croce" per la sua probabilità.
Sia X una va discreta con una funzione di probabilità p(x), il valore atteso di X, ovvero E(X) è definito come:
E(X) = Σxi⋅p(xi)
La varianza di una va X è definita come:
Var(X) = Σ(xi - E(X))²⋅p(xi)
Il valore atteso di una variabile aleatoria continua è dato da:
E(X) = ∫xf(x)dx
La varianza di una variabile aleatoria continua X è definita come:
Var(X) = ∫(x - μ)²⋅f(x)dx
≤X≤12
Riprendiamo l’esperimento lancio del dado e costruzione della variabile aleatoria X: (somma dei punti) in cui 263
DISTRIBUZIONI TEORICHE DI PROBABILITA
Le distribuzioni teoriche di probabilità dette anche leggi di probabilità consentono di rappresentare una distribuzione osservata mediante un modello matematico che dipende da un ristretto numero di “parametri” → vuol dire che esiste una funzione, un’espressione analitica, che dipende da un certo numero di parametri e che, conosciuti questi parametri, ci permette di disegnare tutta la distribuzione di una variabile aleatoria.
LA VARIABILE ALEATORIA DI BERNOULLI
Il modello bernoulliano è adatto allo studio di esperimenti con esiti di tipo “dicotomico” → posso avere solo due possibili esiti, come risultato dell’esperimento:
- SI/NO
- superato/non superato
- Successo/Insuccesso
Tutte le prove che producono solo due possibili risultati generano v.c. di Bernoulli:
il lancio di una moneta, il sesso di un nascituro, il superamento o meno di una prova... Si definisce v.a. bernoulliana una variabile aleatoria discreta X che può assumere solo 2 valori, anche nel caso in cui posso ricondurre una variabile alla dicotomia. Vengono sempre ricondotti a: X:{ "1": successo e "0": insuccesso}, rispettivamente con probabilità p (successo) e (1-p)=q (insuccesso). Sono complementari. Ricordando che valore atteso e varianza di una variabile casuale discreta sono rispettivamente: Possiamo calcolare valore atteso e varianza di una v.c. di Bernoulli: LA VARIABILE CASUALE BINOMIALE Supponiamo di considerare un esperimento casuale che produce una v.a. di Bernoulli (prova con due esiti: successo(1) / insuccesso (0)), con probabilità di successo p e probabilità di insuccesso (1 - p), con distribuzione di probabilità: E supponiamo di ripetere l'esperienza n volte in modo indipendente. La variabile casuale binomiale X conta il numero di successi ottenuti nelle n prove. La sua distribuzione di probabilità è data dalla formula: P(X=k) = C(n,k) * p^k * (1-p)^(n-k) dove C(n,k) è il coefficiente binomiale che rappresenta il numero di modi in cui si possono scegliere k successi da n prove. Il valore atteso e la varianza di una variabile casuale binomiale sono dati rispettivamente da: E(X) = n * p Var(X) = n * p * (1-p)