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I CONFLITTI DURANTE LA TARDA REPUBBLICA

L'età della rivoluzione 135 a.C. (rivolte servili in Sicilia) -30 a.C. (fine delle guerre civili); crisi politica e sociale della repubblica con violenti conflitti. Conflitti suddivisi in quattro forme principali:

  1. Guerre servili: lotta degli schiavi delle campagne contro i loro padroni e contro l'apparato statale che li proteggeva;
  2. Resistenza dei provinciali contro il dominio romano: lo scopo era la liberazione di comunità, stati o popolazioni un tempo indipendenti dall'oppressione romana;
  3. Lotta degli Italici contro il dominio romano: lo scopo era la liberazione di comunità, stati o popolazioni un tempo indipendenti dall'oppressione romana;
  4. Contrasti tra gli optimates e i populares: contrasti tra i diversi gruppi di interesse all'interno del corpo cittadino romano; l'obiettivo era la soluzione dei problemi sociali delle masse proletarie a Roma (populares) contro l'opposizione.

oligarchica (optimates).

4.2. LE RIVOLTE DEGLI SCHIAVI, DEI PROVINCIALI E DEGLI ITALICI

Rivolte inaspettate per la società romana. Grandi conflitti in un breve lasso di tempo: tra 135 a.C. e 71 a.C. ed erano il prodotto della schiavitù romana incrementata dalla seconda guerra punica.

Non si arrivò mai a un movimento rivoluzionario unitario: non esisteva un'ideologia rivoluzionaria unitaria e le possibilità di comunicazione tra gli schiavi erano minime.

  • Prima guerra servile in Sicilia. 135-132 a.C.; partì da gruppi minori di schiavi che subivano pesanti maltrattamenti, s'impossessarono di Enna e proclamarono il loro re, Euno.
  • La rivolta di Aristonico nella zona occidentale dell'Asia Minore. 133-129 a.C.; figlio illegittimo del penultimo re di Pergamo, rivendicò la signoria su questo stato. Fu sia una sollevazione servile che un'insurrezione degli strati più poveri della popolazione contadina.
  • Seconda guerra servile

in Sicilia. 104-101 a.C.

Rivolta servile guidata in Italia dal gladiatore Spartaco. 74-71 a.C.; complotto di gladiatori a Capua; nessuna difficoltà di comunicazione tra loro e facile accesso alle armi; 120 000 uomini seguaci di Spartaco.

Tratti comuni alle rivolte: singoli gruppi servili ristretti difficilmente controllabili e che disponeva di armi; le rivolte crescevano velocemente e diventavano movimenti di massa; gruppi della popolazione contadina si univa alle rivolte.

Negli ultimi 40 anni della repubblica non si ebbero altre rivolte servile → dopo la sollevazione di Spartaco, la condizione degli schiavi iniziava lentamente a migliorare.

Altra rivolta in Asia Minore e in Grecia con l'aiuto straniero del re del Ponto, Mitridate. I ribelli uccisero 80.000 Romani e Italici; i sostenitori erano soprattutto gli strati inferiori della popolazione, il cui odio era indirizzato verso gli esattori delle tasse, i commercianti e gli imprenditori.

Rivolte non produssero

miravano alla caduta dello stato romano, non a un cambiamento dell'ordine sociale. <4.3. I CONFLITTI PRINCIPALI DELLA TARDA REPUBBLICA E IL LORO CONTESTO SO-CIALE>

rimanendo proprietà statale → non potevano essere acquistate dai ricchi proprietari terrieri. Opposizione dei ricchi: rissa di massa in cui vengono uccisi Tiberio e molti suoi seguaci. La figura di Tiberio Gracco diventò per i poveri un simbolo della politica popolare aperta alle riforme e favorevole al popolo.

Seconda fase del conflitto con il tribunato della plebe Caio Sempronio Gracco (123-122 a.C.); programma di riforme più ampio → 17 nuove leggi. Per proteggere se stesso e i suoi seguaci dall'oligarchia, fece varare una legge (cittadino romano poteva essere condannato a morte solo dal popolo); concedere grano a basso prezzo al popolo di Roma.

Programma senza successo → concedere ai Latini la cittadinanza romana e ai socii il diritto di voto nell'assemblea popolare. Reazione di oligarchia → Caio morì nel 121 a.C. insieme ad alcuni seguaci.

Temi della politica popolare con Saturnino e Caio Mario (homo novus), 104-100 a.C.:

risoluzione della questione agraria, distribuzione di grano ai poveri, provvedimenti a favore di alleati italici, sostentamento dei veterani di Mario con l'assegnazione delle terre e la colonizzazione nelle province (soldati in congedo erano nullatenenti). Riforma dell'esercito, introduzione dei capite censi (proletari nullatenenti) equipaggiati dallo stato; riapre la questione agraria perché i soldati avevano come obiettivo la terra. Caduta di Saturnino → Marco Livio Druso, cercò di risolvere i problemi con il suo programma (cittadinanza romana a alleati italici, soluzione della questione agraria, accesso alle cariche senatorie per i cavalieri). Caduta di Druso → guerra sociale (91-89 a.C.) → subito dopo, guerra tra ottimati (Cornelio Silla, vittoria di ottimati) e popolari (Rufo, Mario, Cinna). Roma occupata da: Silla, Mario, Silla. Silla come dictator (82-79 a.C.); leggi mirate alla restaurazione del dominio senatorio. Ascesa di due popolari:

Gneo Pompeo e Caio Giulio Cesare, guerra civile dal 49 a.C.; Pompeo si era schierato dalla parte del senato. Potere assoluto di Cesare → vittoria chiara della monarchia sulla repubblica. La repubblica cadde definitivamente nel 42 a.C.

I capi dei popolari furono sempre dei senatori: molti dall'aristocrazia (Gracchi, Cesare, Druso), altri erano homines novi (Mario). Nel 133 a.C. una parte dei cavalieri appoggiò l'oligarchia, e una parte Tiberio Gracco. 1600 cavalieri giustiziati da Silla, 390 ammessi al senato. Le masse del proletariato manipolate con le donazioni (metodo utilizzato soprattutto dai popolari).

4.4. LE CONSEGUENZE DELLA CRISI DELLA REPUBBLICA PER LA SOCIETÀ ROMANA

Il cambiamento avvenne nel sistema politico, (sistema sociale solo delle modificazioni). Il sistema economico si basava sulla produzione agraria, sul commercio e sull'artigianato. La schiavitù rimase un'importante base al centro dell'economia contadina e rurale.

Dignitas

→ necessaria per una posizione sociale migliore; fattori: origine sociale, ambizioni, capacitàpersonali. Chi proveniva da una famiglia aristocratica era privilegiato per le iniziative politiche.Gli Italici furono totalmente integrati nel sistema sociale romano → integrazione: colonizzazioneitalica nelle province (Gallia meridionale, Spagna, nord Africa) e la concessione della cittadinanza aimembri degli strati sociali superiori locali nelle province.Crisi spirituale → decadenza dei buoni costumi antichi, si perse il mos maiorum. La perdita delleantiche regole etiche provocò la scomparsa del sistema di valori della società romana.

CAPITOLO 5- L'ORDINAMENTO SOCIALE AL TEMPO DEL PRINCIPATO

5.1. CONDIZIONI VECCHIE E NUOVE

Periodo aureo dell'imperium Romanum: da Augusto (27 a.C.-14 d.C.) a Antonino Pio ca (138-161d.C.): massima espansione e pace. Due nuovi fattori per lo sviluppo sociale:

  1. Istituzione della monarchia imperiale → piramide
sociale con al vertice la casa imperiale; 2. Integrazione delle province e dei provinciali nello stato e nel sistema sociale. Età del principato → periodo di massima fioritura della vita economica: incremento di quantità e di qualità della produzione. Conseguenza sviluppo economico delle province → Italia perse la posizione di predominio nell'economia:  La produzione agraria si sviluppò in zone arretrate dell'impero (es. aree settentrionali); introduzione di metodi di coltivazione più redditizi;  All'industria mineraria si aggiunsero i giacimenti auriferi della Dalmazia e della Dacia. PIL → fonte principale: economia agraria; parte della produzione artigianale finalizzata alla domanda dell'agricoltura (attrezzi). Criteri economici per l'articolazione sociale: denaro e proprietà terriera. Princeps: potere illimitato; tribunicia potestas (iniziativa legislativa), imperium proconsulare maius (comandantedelle province), comandante supremo dell'esercito. Possedeva la più alta dignitas: incarnazione di tutte le antiche virtù romane (virtus, clementia, iustitia, pietas); culto dell'imperatore; uomo più ricco dell'impero (proprietà privata personale + patrimonium Augustii); defensor plebis (garantiva alla plebe urbana donazioni di grano e di denaro). Rapporti sociali fondati sull'amicitia (tra persone della stessa posizione sociale) e sul patronus-cliens. La massa di sudditi aveva con l'imperatore un rapporto di quest'ultimo tipo. Romanizzazione: processo di integrazione delle province e dei provinciali nel sistema socio-politico e socio-culturale di Roma, favorito dalla costruzione di un'adeguata rete stradale, l'impiego dei provinciali nel servizio militare romano e la concessione della cittadinanza romana. 5.2. LA STRATIFICAZIONE SOCIALE La società della prima età imperiale si componeva di due grandi parti.

(secondo Elio Aristide): ricco/po-vero, grande/piccolo, nobile/ordinario. Quattro criteri per l'appartenenza sociale:

  1. Ricchezza;
  2. Esercizio di funzioni superiori;
  3. Prestigio in società;
  4. Membro di ordine dirigente.

Famiglie facoltose possedevano lussuosi palazzi e ville arredati con mobilia del valore di milioni ↔contadini egiziani vivevano ammassati in capanne e in case primitive.

Concetti giuridici di honestior (trattati con rispetto dai membri degli starti inferiori) e humilior.

Uguaglianza dei gruppi della popolazione di fronte alla giustizia: senatori e cavalieri colpevoli di delitti → solo esilio; il resto della popolazione: fustigazione, tortura, crocifissione, lavori forzati.

Esclusione da un ordo rappresentava una caduta sociale.

Titoli: senatori → clarissimus; cavalieri → equo publico/eques Romanus. Bassa estrazione sociale considerata come una macchia. La posizione sociale dipendeva dalla posizione giuridica → categorie di cittadini:

  1. ...
di tutti i diritti dei cittadini romani);3. Peregrini: stranieri, non cittadini romani, privi dei diritti politici e giuridici dei cittadini romani.
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alice_caralli07 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Cecconi Giovanni Alberto.