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MODELLO DEL SALARIO DI EFFICIENZA
Perchè la produttività di un lavoratore dipende dal salario reale ricevuto?
• Incentivo positivo (carota) → I lavoratori che si sentono trattati meglio lavorano più duramente e in
maniera più efficiente.
(Movente di scambio regali)
• Minaccia (bastone) → i lavoratori che sono pagati meglio non rischieranno di perdere il proprio
lavoro riducendo il proprio impegno
Modello di sottrazione al dovere → Se un lavoratore è pagato poco non sarà preoccupato di
essere licenziato se lavora poco.
La relazione tra salari reali e livello di impegno è rappresentata dalla CURVA DI IMPREGNO
PROPRIETA':
• Inclinata positivamente → A salari reali più alti l'impegno è maggiore
• Andamento a sigmoide → A bassi livelli del salario reale, i lavoratori si impegnano poco, l'impegno
sale lentamente al crescere del salario, a livelli più alti di salario
l'impegno cresce drasticamente.
L’impegno si stabilizza avendo raggiunto il livello massimo possibile
Come si determina il livello del salario reale?
Data una curva di impegno per massimizzare il profitto le imprese scelgono il salario reale che garantisce il
massimo ammontare di impegno per salario reale pagato.
Tale livello di salario reale è chiamato SALARIO DI EFFICIENZA
Il salario reale è rigido e non varia fino a che la curva di impegno non muta, perciò il salario reale è
rigido e pari al salario di efficienza.
L’ammontare di occupazione nel mercato del lavoro dipende dunque dal livello del salario di equilibrio
rispetto a quello di efficienza.
Con il salario di efficienza e il livello di impregno fissi:
• NS → Inclinata positivamente, indica il numero di ore di lavoro che le persone vorrebbero offrire ad
ogni livello del salario reale.
• ND → Inclinata negativamente, è uguale alla curva del PMN e quindi è inclinata negativamente a
causa della produttività marginale del lavoro decrescente.
Il punto A indica che quando il salario reale è fisso a w* i lavoratori vogliono offrire NS1 ore i lavoro, che è
maggiore della quantità domandata dalle imprese che è il livello di occupazione di pieno impiego (N), quindi
la quantità di lavoro offerta è maggiore di quella domandata.
Il livello di occupazione è determinato dalla domanda da perte delle imprese, quindi N.
Dato che il salario di efficienza è fisso, in assenza di shock il livello di occupazione rimane ad N
indefinitivamente.
Quindi anche quando i salari si sono aggiustati qunto possono e l'economia è al pieno impiego, rimane un
eccesso dell'offerta (NS1 – N).
Questo perchè in un economia con un salario di efficienza , il salario non può essere diminuito da persone
che si offrono di lavorare a salari più bassi perchè i datori di lavoro non li assumeranno.
Per cui l'eccesso di offerta persisterà indefinitivamente , quindi la disoccupazione esisterebbe anche se non
esistessero problemi di mismatch.
Un'evidenza empirica dimostra che impianti produttivi che pagano salari maggiori sperimentano livelli
minori di elusione e di turnover .
Ma in realtà i salari reali non sono fissi ma mutano nel tempo e durante il ciclo economico per cui il modello
può essere modificato per consentire variazioni del salario di efficienza.
Nelle fasi di recessione, data la maggiore probabilità di perdere il lavoro, i lavoratori sono meno propensi a
ridurre il proprio impegno e lavorano di più ciò causa uno spostamento della curva di impegno e una
riduzione del salario di efficienza.
Nella versione keynesiana del modello IS-LM:
Retta FE verticale ad un livello di prodotto uguale a quello di pieno impiego
➢ ◦ Variazioni dell'offerta di lavoro → Non provocano spostamenti della retta
◦ Variazioni del domanda di lavoro → Incidono sulla retta FE
Incidono sull’output di pieno impiego direttamente (minore output può essere ottenuto in
corrispondenza di ogni dato livello di capitale, lavoro e impegno) e indirettamente (minore
prodotto marginale del lavoro ne riduce la domanda per ogni livello del salario reale).
Vischiosità dei prezzi
L’approccio keynesiano fa riferimento anche a rigidità nominali dei prezzi e dei salari,oltre che rigidità reali.
VISCHIOSITÀ DEI PREZZI (price stickiness) → Esprime la tendenza dei prezzi a variare lentamente in
risposta a mutamenti del sistema economico.
Nell’approccio keynesiano contribuisce a spiegare il motivo per cui la moneta non è neutrale,
indipendentemente dalla teoria della percezione errata.
Perchè i prezzi sono vischiosi?
1. La maggior parte delle imprese stabilisce attivamente i prezzi dei propri prodotti piuttosto che
prendere i prezzi come un dato
2. Le imprese, quando cambiano i prezzi, sostengono un costo (costo del menù)
Concorrenza monopolistica
Un price taker è un partecipante al mercato che prende il prezzo di mercato come un dato, mentre un price
setter ha del potere nello stabilire i prezzi.
CONCORRENZA PERFETTA → Situazione in cui tutti gli acquirenti e i venditori sono price takers (ad
esempio la borsa o il mercato del mais).
CONCORRENZA MONOPOLISTICA → Situazione in cui c'è della concorrenza, ma nella quale un numero
minore di venditori e una standardizzazione imperfetta del
prodotto permettono ai produttori individuali di agire come price
setters.
Il rapido aggiustamento dei prezzi riflette ipotesi di concorrenza perfetta, però per i keynesiani pochi mercati
sono in concorrenza perfetta.
Nell’approccio keynesiano, i mercati possono caratterizzarsi per condizioni di concorrenza imperfetta o
monopolistica, le imprese cioè:
• Fissano i prezzi in termini nominali e li mantengono per un dato periodo di tempo
• Adeguano il proprio output per soddisfare la domanda al livello dei prezzi nominali fissato
• Variano i prezzi periodicamente a fronte di variazioni significative delle condizioni di costo e di
domanda Costo del menù
Il concetto di “costi di menu” si riferisce ai costi sostenuti per determinare il nuovo livello dei prezzi,
diffondere nuovi listini, ecc.
Tali costi, anche se di entità minima, ostacolano il processo di aggiustamento dei prezzi.
Per un'impresa perfettamente concorrenziale stabilire un prezzo diverso ha una serie di conseguenze, perciò
l'esistenza del costo del menù non le impedirebbe di mettere sempre il prezzo corretto.
Invece in un impresa in concorrenza monopolistica, la domanda per il prodotto risponde in maniera molto
meno netta a variazioni del prezzo, perciò fintanto che il prezzo è nel raggio generale giusto, la perdita data
dal non mettere il prezzo esatto non è troppo alta.
Se la perdita di profitti è minore del costo di cambiare i prezzi, l'impresa non cambierà il suo prezzo.
Quando i prezzi sono vischiosi le imprese reagiscono a variazioni della domanda cambiando la quantità di
produzione piuttosto che cambiare i prezzi.
Avendo potere di fissare i prezzi, le imprese fissano il prezzo dei beni applicando un mark-up al costo
marginale di produzione: P = (1+η) MC
Nel momento in cui fissano i prezzi, le imprese sanno quante unità venderanno se poi in corrispondenza del
prezzo fissato la domanda è maggiore, le imprese soddisfano la domanda a quel prezzo accrescendo i profitti
per via del mark-up.
Inoltre, dato che le imprese corrispondono salari di efficienza possono assumere più lavoratori per soddisfare
la domanda addizionale, dato che c'è un eccesso di offerta.
Ciò implica che l’economia possa produrre un ammontare di output che non è sulla retta FE nei periodi in cui
i prezzi non sono aggiustati, ossia il sistema economico è in grado di produrre un ammontare di output
superiore a quello di pieno impiego.
La domanda di lavoro delle imprese è dunque determinata dalla domanda del proprio prodotto, quindi la
domanda di lavoro si determina sul mercato dei beni e non sul mercato del lavoro.
e
CURVA DI DOMANDA EFFETTIVA DI LAVORO (Nd (Y))
↓
Mostra la relazione fra l’output domandato dal sistema economico e la quantità di lavoro necessaria a
produrlo (a parità di produttività, stock di capitale e livello di impegno).
E' inclinata positivamente dato che le imprese necessitano di maggiore lavoro al crescere dell’output
addizionale da produrre Politica monetaria
La vischiosità dei prezzi determina la non neutralità della moneta.
Modello IS-LM
Nella versione keynesiana del modello IS-LM la curve IS ed LM sono le stesse.
Anche la retta FE è la stessa, però nel modello Keynesiano la retta FE differisce rispetto al modello classico
sotto due profili:
• Il livello di pieno impiego si raggiunge in corrispondenza dell’intersezione fra curva di domanda di
lavoro e la retta del salario di efficienza
• Mutamenti nell’offerta di lavoro non incidono sulla retta FE
La vischiosità dei prezzi implica che il sistema economico non deve essere necessariamente in equilibrio
generale nel breve periodo.
Nel modello Keynesiano il mercato delle attività si riequilibra velocemente e livello dell’output corrente è
determinato dalla domanda aggregata, quindi l'equilibrio del sistema economico è dato dall’intersezione fra
curva IS e LM.
Tuttavia dato che le imprese in concorrenza monopolistica sono disposte a soddisfare la domanda di beni a
livelli fissi di prezzi, l'output che si determina può essere diverso da quello di pieno impiego (corrispondente
alla retta FE).
Sotto l’ipotesi che il salario di efficienza è più alto del salario di equilibrio, esiste sempre una certa quantità
di disoccupazione e le imprese possono dunque variare il numero di occupati per soddisfare mutamenti del
livello di domanda senza variare il salario reale.
Cosa succede dunque se l’offerta nominale di moneta aumenta?
➢ Fa traslare la curva LM in basso a destra (da LM1 a LM2).
Con i prezzi fissi un aumento dell'offerta nominale (M) è anche un aumento dell'offerta reale (M/P)
Gli individui hanno maggiore moneta quindi acquistano attività non monetarie, questo causa una
diminuzione del tasso di interesse reale.
Se il tasso di interesse diminuisce, diminuisce il risparmio e aumentano i consumi e gli investimenti,
cioè aumenta la domanda.
Le imprese soddisfano la domanda aumentando la produzione (Y) aumentando l'occupazione senza
aumentare i salari reali visto che esiste una parte di lavoratori impiegabile.
Il punto di equilibrio di breve periodo è il punto F dove tasso di interesse reale è inferiore e l'output
d