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L’ATP
La cellula deve ottenere energia
chimica e deve utilizzarla
sottoforma di ATP. Quest’ultimo
non è una riserva energetica ma
è una molecola di scambio
energetico; basti pensare al fatto
che le cellule non contengono
grandi quantitativi di ATP e quelle poche molecole vengono idrolizzate
velocemente ad ADP e fosfato (ad esempio una cellula muscolare attiva in
contrazione in pochi minuti consuma tutte le sue scorte di ATP). Le cellule, una
volta ottenuti ADP e fosfato, sono in grado di sintetizzare ATP che viene
ottenuto come prodotto finale del metabolismo energetico; la digestione ci dà
l’energia per sintetizzare ATP mentre l’idrolisi di quest’ultimo ci permette di
guidare le reazioni endoergoniche nella cellula.
Il processo di idrolisi dell’ATP viene utilizzato per attività di biosintesi,
amplificazione del segnale, movimento, trasporto attivo mentre la sintesi di ATP
viene usata
per
l’ossidazione di molecole di sostanze nutrienti organiche oppure per la
fotosintesi.
È stato scelto l’ATP per la tipologia dei legami che vengono idrolizzati: gli ultimi
due legami tra i gruppi fosfato richiedono l’idrolisi di due legami anidride che
liberano tanta energia.
Camilla Mancassola
In termini energetici vi sono delle reazioni all’interno della cellula, come ad
esempio la fosforilazione del glucosio (il primo passaggio della via di
demolizione del glucosio), che sono processi endoergonici e come tali
richiedono energia per avvenire. In questi casi la cellula non può far sì che la
reazione avvenga in modo spontaneo quindi la accoppia all’idrolisi dell’ATP
grazie all’azione di una chinasi che trasferisce il gruppo fosfato ottenuto dalla
demolizione dell’ATP al glucosio in questo modo il processo diventa
spontaneo e realizzabile.
L’elevato potenziale di trasferimento del gruppo fosforico si può spiegare
analizzando le proprietà strutturali della molecola che dipendono da questi
fattori:
Repulsione elettrostatica: nella struttura dell’ATP i gruppi fosfato
portano ciascuno una carica negativa e quindi strutturalmente hanno dei
problemi a stare vicini e la reazione di idrolisi è favorita. Anche se
solitamente nella struttura della molecola sono presenti degli ioni di
carica positiva che bilanciano la repulsone fra i gruppi fosfato;
Stabilizzazione per risonanza: il doppio legame del gruppo fosfato
libero che si ottiene dall’idrolisi può risuonare in quattro posizioni e si
ottiene una struttura stabilizzata, un ibrido di risonanza in cui ciascuno
dei quattro legame P-O ha lo stesso grado di doppio legame e H non è
sempre legato allo stesso atomo di O (stabilizzazione che vi è anche nella
molecola dell’ATP ma che si fa più sentire nel momento in cui viene perso
il gruppo fosfato);
Stabilizzazione per idratazione: nel momento in cui viene rilasciato
ADP questo si stabilizza velocemente perché viene circondato da
molecole d’acqua che vanno preferibilmente a solvatare gli ioni in
soluzione.
Turnover dell’ATP:
Camilla Mancassola
L’ATP è più classificabile come
trasmettitore di energia che
non una riserva energetica;
Le cellule contengono una
concentrazione di ATP
sufficiente a soddisfare le
proprie necessità per 1- 2
minuti;
Quelle cerebrali solo per pochi secondi e quelle muscolari durante
l’esercizio per una frazione di secondi;
L’ATP viene continuamente consumato e rigenerato;
Una persona a riposo (metabolismo basale) rigenera ATP ad una velocità
di circa 3 mol/ h (1, kg/h), e 10
volte di più durante intensa
attività. Circa 40 kg vengono
rigenerati e consumati.
RISERVA ENERGETICA: la creatina
chinasi
Le cellule muscolari e nervose, che
hanno un alto turnover di ATP,
posseggono un’abbondante riserva
energetica che serve a rigenerare
l’ATP rapidamente: la fosfocreatina. La concentrazione di quest’ultima nel
muscolo è 10- 30 mM (10 volte superiore all’ATP) mentre nel cervello, rene,
muscolo liscio è di 5- 10 mM. Nel muscolo la fosfocreatina può fornire energia
per molti minuti (pochi secondi durante un esercizio intenso) grazie ad una
reazione catalizzata dall’enzima creatina chinasi: ADP + fosfocreatina < -- >
ATP + creatina. La fosfocreatina è un tampone di P mantiene elevata la
i
concentrazione di ATP nel lavoro muscolare intenso.
Grafico: in ascissa c’è una scala temporale mentre in ordinata c’è il contenuto
energetico. L’energia fornita dall’ATP (linea rossa) viene consumata subito, in
pochi secondi. Subito dopo comincia ad essere utilizzata l’energia fornita dalla
fosfocreatina (linea azzurra) che funziona da riserva e riesce a coprire il
fabbisogno energetico dell’organismo una volta che l’ATP è stato consumato.
Mentre vengono consumate le scorte di fosfocreatina, inizia il metabolismo
anaerobico (linea verde) quindi sostanzialmente la glicolisi; la sua energia
aumenta lentamente e una volta raggiunti i minuti di lavoro predomina.
Sempre ai minuti comincia il metabolismo aerobico (linea nera): questa sale
molto più in alto rispetto a quella del metabolismo anaerobico, anzi addirittura
questa si stabilizza ad un livello medio di energia mentre quella nera continua a
salire perché il metabolismo aerobico è molto più efficiente nel produrre
energia ma parte rallentato perché bisogna aspettare che alle cellule arrivi
l’ossigeno.
Il controllo dello stato energetico cellulare è un indice della quantità di energia
cellulare disponibile, questo valore che varia tra 0 e 1 è la regolazione della
Camilla Mancassola
produzione di ATP: la carica energetica (più
molecole di ATP maggiore carica energetica). Il
valore si ottiene rapportando la concentrazione
dell’ATP (accanto a questa più precisamente si
mette ½ della concentrazione dell’ADP; ½ indica
che la molecola è in grado di rilasciare solo un
gruppo fosfato) con la somma delle
concentrazioni di ATP, ADP e AMP.
Grafico: in ascissa abbiamo la carica energetica
e in ordinata la velocità con cui avvengono le vie
metaboliche. Con la linea rossa vengono
indicate le vie cataboliche e con quella blu le vie
anaboliche. Si vede che quando la cellula ha
consumato tutto l’ATP (carica energetica pari a 0) aumenta la velocità delle vie
cataboliche (innesca l’aumento nella produzione di energia) e sono al minimo
le vie di biosintesi. Man mano che la carica energetica cresce fa sentire il suo
effetto regolatore perché le molecole di ATP si legano agli enzimi allosterici
facendo rallentare i processi che le producono fino a raggiungere valore zero
quando si arriva a carica energetica pari a 1. A questo punto sono alla velocità
massima le vie anaboliche che sfruttano l’ATP per la biosintesi. Le due curve si
intersecano in un punto che valo 0,8- 0,9 in cui cambiano bruscamente
direzione e si invertono (è il punto di equilibrio). La carica energetica, come il
pH di una cellula si dice tamponata (tra 0,8 e 0,9).
Immagine: viene messo in evidenza il catabolismo, l’estrazione dell’energia
dalle sostanze nutrienti. I grassi vengono demoliti ad acidi grassi e glicerolo, i
polisaccaridi a glucosio e altri zuccheri e le proteine ad amminoacidi. Tutte
queste vie convergono sulla molecola di acetil
CoA, che entra nel ciclo dell’acido citrico; il
carbonio viene completamente ossidato ad
anidride carbonica e da quel punto si
ottengono solo degli elettroni (coenzimi
ridotti) che entrano nel processo di
fosforilazione ossidativa (tipica soltanto degli
organismi aerobi). In questo processo
l’ossigeno molecolare viene ridotto ad acqua
e si ricava ATP.
Nel trasferimento degli elettroni per produrre
lavoro biologico è importante il ruolo delle
reazioni redox e dei coenzimi piridinici.
Quando un substrato va incontro a
ossidazione (deidrogenazione) perdendo due atomi di idrogeno la forma
ossidata di NAD+ o NADP+ accetta uno ione idruro, ovvero l’equivalente di un
protone e due elettroni riducendosi.
Il NAD+ è il principale accettore di elettroni nelle ossidazioni di molecole
combustibili, il rapporto intracellulare NAD+/ NADH è generalmente elevato nel
Camilla Mancassola
catabolismo. Il NADPH è il principale cofattore nelle biosintesi riduttive; il
rapporto intracellulare NADPH/ NADP+ è generalmente elevato
nell’anabolismo.
L’ultimo coenzima che entra in gioco è il FAD, coenzima flavinico che si trova
in un due forme: FAD e FADH Sono le forme coenzimatiche della riboflavina o
2.
vitamina B . Questi coenzimi non sono liberi nella cellula come quelli piridinici
2
(che reagiscono con gli enzimi ossido reduttasici solo nel momento in cui
devono catalizzare la reazione) ma interagiscono strettamente con gli enzimi
con cui lavorano (in alcuni casi sono legati covalentemente). Vi è anche il FMN
che non è un vero e proprio nucleotide in quanto non contiene uno zucchero (il
ribosio) ma un alcool a cinque atomi di carbonio, il ribitolo. I coenzimi flavinici,
a differenza di quelli piridinici, accettano 2H e 2e pertanto le loro forme
+ -
ridotte sono FMNH e FADH .
2 2
La glicolisi
La glicolisi è un processo metabolico mediante il quale, in condizioni di
anaerobiosi non stretta, una molecola di glucosio viene scissa in due molecole
di piruvato al fine di generare molecole a più alta energia, come due molecole
di ATP e due molecole di NADH per ogni molecola di glucosio utilizzata. È il
mezzo per ottenere energia più sfruttato in natura.
Il glucosio ha tre destini all’interno della cellula:
1. Rimanere una forma di riserva di energia sottoforma di glicogeno, amido
o saccarosio (dei primi due abbiamo già discusso precedentemente
mentre il saccarosio è la forma con cui lo zucchero viene trasportato nella
linfa);
2. Può subire ossidazione mediante la via del pentosio fosfato con
formazione di ribosio 5- fosfato (via alternativa alla glicolisi che porta ad
uno zucchero a cinque atomi di carbonio);
3. Può subire ossidazione mediante la glicolisi con formazione di piruvato
(zucchero a tre atomi di carbonio).
Si tratta di un processo ciclico che consta di 10 tappe e quindi interessa 10
enzimi diversi.
Nel nostro organismo ci sono tessuti che sono in grado di sintetizzare glucosio
(fegato e corticale dei reni) ed altri che invece usano il glucosio come fonte
primaria di energia (cervello, muscoli, eritrociti, testicoli, midollare dei reni).
All