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Grande fu il dibattito sull’inimitabilità del Corano sia per quanto riguarda il valore estetico
dell’espressione linguistica sia per il valore che ha la parola di Dio e in molte opere di teologia e
retorica se ne parla. Si cominciò così a partire dal X secolo a studiare l’espressione coranica e i suoi
principi di inimitabilità e il teologo e giurista al-Baqillani pone come elemento determinante per
definire quest’inimitabilità la coesione interna al testo sacro ma solo con al-Gurgani si avrà una vera
critica del Corano: egli infatti affronta gli aspetti linguistici e sintattici rapportandoli all’esteticità
del testo poiché secondo lui il vero significato lo si coglie analizzando tutte le parti nel loro insieme
e non le singole parti.
La produzione in prosa
Dopo la rivelazione coranica sia l’individuo che l’intera comunità si rifaceva agli insegnamenti di
Dio ma quando non vi si trovava una soluzione nel testo sacro, si cominciò a prendere in esame la
vita e l’attività del suo Profeta ,Muhammad. Questi brevi racconti inizialmente venivano riferiti
oralmente ma poi nella seconda metà del VII secolo nel timore di falsificazioni o della perdita della
memoria, alcuni musulmani cominciarono a mettere per iscritto queste tradizioni. Nel periodo in cui
Muhammad era a Medina, la tradizione ha tramandato testi a lui attribuiti, talvolta in versioni
diverse, di discorsi tenuti ai suoi seguaci e alle delegazioni delle tribù con cui stringevano alleanze;
esse però non avevano più una funzione di arringa, bensì cominciarono ad assumere la caratteristica
di un discorso rivolto ai fedeli durante la preghiera del venerdì. A lui sono attribuiti molti testi che
furono chiave per la formazione dello Stato musulmano e per lo sviluppo del sistema giuridico e
religioso; tra questi vi è la Costituzione di Medina che può essere considerato l’atto di fondazione
dello Stato islamico e che è un insieme di testi emanati in momenti diversi dal Profeta. Vi sono
stabilite le regole per la convivenza tra Meccani musulmani a Medina e gli abitanti di questa città
sia musulmani che politeisti ed ebrei, riuscendo così a neutralizzare ogni eventuale opposizione
interna assicurando la libertà di culto.
La produzione poetica e i poeti
Nell’epoca preislamica, i poeti, che erano coloro con grandi capacità di manipolare il linguaggio,
erano ammirati e temuti ma con l’avvento della rivelazione si prendono le distanze dai poeti anche
perché, come si diceva all’epoca, erano ispirati dai ginn. Attraverso la parola divina si capisce la
grande differenza tra poesia e profezia:
• La profezia è un dono eccezionale dato che il Dio unico e creatore assoluto concede a
persone particolari;
• La poesia è un estro artistico ispirato da spiriti, spesso maligni, che come l’uomo sottostanno
alla potenza divina.
Nonostante questo e una volta chiariti e accettati dalla comunità l’origine della parola coranica e il
ruolo di Muhammad, la poesia, pur mantenendo i legami con la tradizione, continuò a svolgere la
propria funzione, favorita anche dalla conversione all’Islam di tribù e poeti.
Una volta giunto a Medina e divenuto capo della comunità islamica, Muhammad scelse proprio un
poeta a portavoce delle vittorie dei musulmani e come autore di invettive contro i politeisti. Questo
portò il poeta anche a comporre versi d’occasione relativi alla nuova comunità, unita dalla fede e
non più da un legame di sangue. La funzione così dei poeti permane all’interno della società in via
di trasformazione: molti poeti, dopo la conversione, lasciarono la poesia, altri continuarono a
scrivere non citando mai la religione, altri ancora glorificano ed elogiano Muhammad.
Tra questi vi è da ricordare la qasida di Zuhayr dedicata al Profeta, dal titolo banat Sua’d (è partita
Sua’d) per chiedergli perdono per le ingiuriose parole rivolte a lui prima della conversione. Inizia
così con il preludio amoroso (nasib) in cui ricorda la mattina della separazione dall’amata Sua’d,
simile ad una gazzella e prosegue con la narrazione del viaggio (rahil) e la descrizione (wasf) della
cammella per poi terminare con la lode (madih) del Profeta. L’unico mutamento, rispetto alle poesie
della gahiliyya, è la sostituzione del capo tribù o del principe con il Profeta Muhammad.
Questa qasida è anche detta qasida al-burda (la qasida del mantello), in quanto il Profeta fu tanto
colpito dalla recitazione che pose sulle spalle del poeta, come gesto di pacificazione, il mantello in
cui era solito avvolgersi nel momento dell’estasi. Venduto poi dal figlio, dopo la sua morte, divenne
uno degli emblemi indossati dai califfi.
Banat Sua’d di Zuhayr
Se ne partì Sua’d e il mio cuore oggi è consumato, schiavo di lei non riscattato e incatenato;
1. E non era Sua’d, la mattina della separazione, quando apparve che una belante gazzella dallo
2. sguardo timido (timido dello sguardo = stato costrutto) e d’antimonio tinto;
Scopriva i denti laterali di una risplendente bocca quando sorrideva come se fosse di vino
3. abbeverata ed ebbra;
Mischiato con acqua di svolto di valle e con essa addolcito, pura, d’ampio letto esposto al
4. vento del nord (boreale);
I venti ripuliscono l’impurità (da ogni pagliuzza) da esso (ampio letto) e lo ricolma di un
5. rovescio di pioggia;
Oh, quale meravigliosa, intima amica sarebbe (essa) se solo che lei fosse sincera con la sua
6. promessa e se solo il consiglio fosse accettato;
E invece lei è un’amica al cui sangue è mescolato l’altrui tormento, la vaghezza, il
7. tradimento e la volubilità;
Infatti non rimane, non sta ferma, non resta nella sua condizione ma sta così come sta la al-
8. ‘ul (creatura mitica femminile con sembianze mutevoli) prende un colore, si trasfigura nelle
sue vesti, nelle sue sembianze.
Il credo islamico
Il credo islamico consiste in 6 articoli di fede e noi possiamo apprendere e conoscere la verità su
Allah, gli Angeli, i Libri,gli Apostoli, la vita futura e il decreto divino solo ed esclusivamente dal
Corano e dalle parole del Profeta Muhammad, escludendo qualsiasi altra fonte.
• Credere in Allah: è il primo punto del Credo islamico. Ciò che l’uomo può credere riguardo
Allah è solo ed esclusivamente ciò che Allah ha detto di Sé nel Corano e ciò che su Allah ha
insegnato il Profeta. Allah è uno ed unico e l’uomo deve obbedire soltanto a Lui.
• Credere negli Angeli: nonostante non entri nella realtà umana, bisogna credere degli Angeli
poiché di essi si parla nel Corano. Gli Angeli sono creature e quindi non possiedono la
natura divina, e per questo motivo si trovano nella condizione di “servi di Allah”. Inoltre
essi sono ministri di Allah ed eseguono i suoi ordini con assoluta fedeltà ma non possono
avere culto né fare delle grazie e la loro ribellione ad Allah è impossibile. Gli Angeli sono
creature del cui sesso Allah non ci informa. Gabriele è l’anelo per mezzo del quale Allah ha
fatto scendere nel cuore del Profeta Muhammad il Corano mentre gli altri hanno diverse
funzioni: alcuni aiutano i credenti, altri portano il Trono di Allah, altri ancora guardano le
porte dell’Inferno o del Paradiso.
• Credere nei Libri: nel Corano, che è l’ultima Rivelazione divina, sono indicati i nomi dei
Libri (Sacre Scritture) che contenevano i testi delle rivelazioni precedenti a quella coranica.
Essi sono: i Fogli, la Torah, i Salmi e il Vangelo. Il credo islamico però consiste solo nel
credere alla provenienza divina di esse, in quanto dei Suhuf vi è stata persa ogni traccia e le
altre sono state soggette a manipolazioni o alterazioni.
• Credere negli Inviati (Apostoli): ad ogni gente della terra Allah ha inviato il Suo Messaggio
attraverso Apostoli e Profeti e ogni Messaggero di Allah parlava la lingua della sua gente per
informarla chiaramente e senza equivoci. Per rasul (Apostolo) s’intende Colui a cui Allah ha
affidato la missione di diffondere una rivelazione scritta mentre per nabyy (Profeta) viene
indicato Colui a cui è stata affidata la missione di predicare. La catena dei Messaggeri di
Allah si apre con Abramo e si chiude con Muhammad e il Messaggio di tutti i Messaggeri è
un unico messaggio, ossia quella che nessuno ha diritto di essere adorato, tranne che Allah.
Per questo motivo la religione di tutti i Messaggeri di Allah fu l’Islam e tutti furono
musulmani da Abramo a Gesù.
• Credere nella vita futura: dopo la fin del mondo tutti gli uomini risorgeranno e Allah
celebrerà il Giudizio Universale, nel quale ogni uomo dovrà rispondere delle sue azioni. Se
la condotta sarà giudicata conforme agli insegnamenti ed ai comandamenti divini, l’esito del
giudizio sarà positivo e viceversa.
• Creder che sia il bene che il male siano creati da Allah: non sono quindi né il caso, né la
fatalità, né la fortuna, né la disgrazia le cause degli avvenimenti. Il decreto di Allah ha
dotato l’uomo della capacità di compiere sia il bene che il male per scelta volontaria e quindi
è responsabile solamente l’uomo della sua condotta.
I pilastri dell’Islam
L’Islam è il Codice di vita che ha come fonti il Corano, l’insegnamento orale del Profeta e la
Sua Sunna (ossia la pratica esemplare della vita). Il Codice di vita islamico si basa su cinque
regole essenziali che vengono chiamate pilastri e sono gli atti di culto fondamentali della
religiosità musulmana.
• Professione di fede islamica (Sciahada =testimonianza): consiste nel rendere
testimonianza che non c’è divinità tranne Allah e che Muhammad è il suo Profeta
(aschadu an la ilaha illallah, aschadu Muhammadan rasulullah).
• L’esecuzione dell’adorazione quotidiana: esso deve essere adempiuto in ben definiti
archi di tempo, cinque volte al giorno. La prima adorazione è quella all’alba e inizia al
primo albeggiare e termina poco prima della levata del sole; la seconda è quella del
mezzogiorno che inizia dal momento in cui il sole declina verso occidente e termina nel
momento in cui l’ombra gettata da un corpo è lunga il doppio dell’altezza del corpo
stesso; la terza è quella del pomeriggio che inizia quando termina il tempo della seconda
adorazione e termina poco prima dell’adorazione del sole; la quarta è quella del
tramonto che inizia quando il sole è calato sotto l’orizzonte e termina quando la luce
solare è scomparsa nel cielo; la quinta è quella delle tenebre che inizi