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PORTA].
3. rapporto con il vino: quando ha iniziato a bere, rapporto con il vino nella famiglia di origine, quando ha
deciso di fare il sommelier e secondo quali modalità (chiedere se ama il vino, o se ha deciso di scegliere
questa carriera per altri motivi), chi è che l'ha iniziato al vino (anche un evento), rapporto con altri alcolici o
superalcolici, quando beve in generale e quando beve vino (per lavoro, eventi, famiglia, amici, altro),
quanto beve (riesce a controllarsi), se è sommelier se e come e quando abbina il vino al cibo, vino preferito
e canali di acquisto, conoscenza su vitigni e cantine nel mondo e in Italia, dove si è formato e come continua
a formarsi, locali nell'ambito del vino (città, fiere, eventi), rapporti tra sommelier maschi e femmine, se tra le
sue amicizie ci sono altri sommelier e produttori di vino, i maestri che hanno insegnato a degustare.
4. lavoro attuale e eventuale secondo lavoro (sommelier): il lavoro attualmente svolto (azienda, quanto è
grande e ruolo svolto, guadagni percepiti-se pensa o sa di guadagnare meno dei colleghi maschi con ruolo
simile-, turni di lavoro, quanto tempo libero) e quelli svolti in precedenza (come sono stati trovati), livello di
soddisfazione per il lavoro, ostacoli incontrati nel conseguire il titolo e post-titolo, prospettive che aveva
(nel corso, alla fine del corso e al momento), eventuale competizione in ambito lavorativo, se volesse
dedicarsi alla famiglia pensa di poter conciliare (se lascerebbe il lavoro)
5. differenze e discriminazione di genere: differenze con altri paesi nelle retribuzioni, nell'ambiente e nei
rapporti tra colleghi, ci sono differenze nel rapporto con i clienti, difficoltà nel lavorare (e nel trovare lavoro)
in una cantina italiana (con eventuali differenze nord/sud, cantine piccole, medie o grandi), eventuali
esempi di discriminazione di genere cui ha assistito, ha conosciuto cantine gestite da donne (e quali
differenze ha notato), pensa che la gestione femminile possa apportare miglioramenti, perché il mondo del
vino continua a essere così impermeabile alle donne [alla fine dell'intervista si verte sulle opinioni
personali].
[se non vogliono rispondere perché le domande sono per loro incongruenti con il tema, si può dire che servono per
motivi scientifici]
In alcuni casi agli intervistati piace esserlo, però in alcuni casi cercano di gestire l'intervista (sono abituati a
intervistare o ad essere intervistati) [non rispondono a parti critiche ad esempio]. Quando si intervistano persone
sconosciute si fa l'errore di non chiedere domande importanti. Non bisogna interrompere i momenti di criticità, di
incertezza. Non bisogna superare una lunghezza di 1 ora e mezza perché diventa faticoso e ripetitivo (non
concentrare troppo l'intervista sulle domande generali), anche se la traccia è troppo lunga, può essere sfoltita (es.
diminuendo le macroaree) [se l'intervistato inizia a mostrare di voler interrompere, bisogna chiuderla subito].
[comunque le prime interviste sono delle prove, per correggere]. Se ciò che viene detto a fine intervista (non
registrato) è importante, bisogna chiedere all'intervistato se si può usare (anche perché non ci sono prove che sia 17
avvenuto, non era registrato), anche perché la prospettiva è lavorare con la persona, non cercare di fregarla (non
siamo nel giornalismo, non si cerca lo scandalo).
Esempio di ricerche:
Binge drinking (una ricerca che è stata finanziata):
interviste semistrutturate in diverse città (Torino, Roma, Salerno)
il binge drinking è una modalità di bere finalizzata all'ubriachezza, classica delle culture nordiche, ma in crescita in
Italia tra i giovani; di solito 5 bicchieri in un ristretto periodo di tempo. La ricerca è stata finanziata perché in Italia
nessuno studio era stato fatto sul tema. Nel contesto scandinavo si beve nel weekend, la sera, fuori dal pasto, in
Italia sia nel pasto sia fuori pasto; si cerca di definire l'ubriachezza in maniera oggettiva usando il concetto del binge
drinking (perché l'ubriachezza è soggettivo) e si è notato che è molto diffuso tra i ragazzi italiani, ma l'ubriachezza è
meno rispetto ad altri paesi---> in Italia l'ubriachezza è vista in maniera negativa, in altri posti ci sono più bicchieri e
l'ubriachezza è considerata essere l'estremo (quando si deve poi andare all'ospedale).
136 interviste, 46 a Torino: il numero è elevato (però c'era un'equipe), però il committente ne richiedeva molte,
durata media di 20 minuti a intervista, cercando il campione sul luogo (il vantaggio è stato che non c'è stato bisogno
di organizzarsi per incontrarsi) [gli intervistatori erano 3, diversi tra loro]; età: tra i 15 e i 24, divisi in 15-17 (aumenta
molto nel tempo la frequenza nel bere) e 22-24 (si è più stabili tra gli universitari, molto meno tra i lavoratori), metà
maschi e metà femmine, sia al centro che alla periferia, sia in sede che fuorisede, lavoratori e studenti e livello
socioeconomico (professione dei genitori, quartiere, grado di istruzione); per assicurarsi che rientrassero nel
campione è stata posta una domanda filtro ("ti è capitato di bere troppo nell'ultimo anno"---> il troppo era deciso
dall'intervistato) e una seconda domanda filtro ("più o uguale a 5 bicchieri").
I temi: le occasioni in cui si beve, l'ubriacatura, il bere troppo, cercando di stimolare un racconto spontaneo; spesso il
bere troppo e l'ubriacarsi erano considerati sinonimi; si è chiesto se il termine di binge drinking si conosceva, solo
due casi lo conoscevano. Si è anche chiesto se si percepivano le differenze tra età e genere.
E' emerso che le finalità del bere sono diverse, quando si chiede però perché un'altra categoria beve, ne parlano in
maniera negativa (bere per farsi vedere non emerge in relazioni a se stessi, ma solo quando si parla degli altri); i primi
ricordi dell'alcool in famiglia. La complicità che si creava però portava a non finire i concetti, che però andava evitato.
E' stato usato Atlas (mette delle etichette a delle porzioni di testo). I risultati: i bevitori binge sono variegati, molto
diversi tra loro, sia per modalità che per categoria, l'ubriachezza viene intesa come lo star male, c'è una conoscenza
approfondita degli effetti, eccessi nell'adolescenza, però è cambiata la lunghezza nella fase dell'adolescenza (se
avessero un lavoro smetterebbero), considerano il bere come divertimento con gli altri. A nord si beve più che al sud
e il centro è mediano (almeno per quello che hanno dichiarato).
Un altro esempio di ricerca:
Giorleo Chiara, studio nel Nord California (la Napa Valley), in comunicazione nel settore vinicolo.
La domanda di ricerca: analizzare il mercato e capire il motivo del successo di questo mercato in California (produce il
90% della produzione di vini degli stati uniti, a Napa il 4%).
La ricerca è durata 4 mesi, 2 nel posto, raccogliendo contatti sul posto per capire dove era meglio svolgere la ricerca
(anche dove alloggiare oppure se essere itinerante), così è stata scelta Napa (una zona rurale, con pochi mezzi di
trasporto, quindi ha deciso di prendere una macchina); ha dovuto cercare di ottenere i documenti (anche le
liberatorie), l'assicurazione sanitaria (con il supporto delle persone del posto), ha preso un appartamento (anche per
avere il tempo e lo spazio di scrivere la sera), una macchina fotografica, una videocamera e il registratore
(scegliendoli in base alle circostanze) e ha anche messo online un blog. Su internet sono stati trovati gli istituti del
vino, dei consorzi e degli enti. Ha anche dovuto capire cosa avrebbero voluto leggere i lettori (per avere maggior
successo si è concentrata su temi diversi), così ha fatto un sondaggio, selezionando gli esperti di vino e gli ignari tra
gli amici. 18
Ha fatto poi il seguente schema:
vino: marketing e comunicazione:
generale (le ipotesi): come si produce, import/export generale: quanto la california vende, quali sono i mezzi
di comunicazione, il rapporto con la stampa, gli eventi
specifico (sottoipotesi): le singole cantine quanto specifico: chiedendo alle cantine, ai manager delle
producevano, quanto vendevano ecc. cantire quali sono gli eventi che svolgevano, se c'era
concorrenza con altre cantine
Per capire chi doveva interrogare per ottenere queste risposte ha dovuto cercare su internet ad esempio enti e
consorzi, le associazioni di categoria e riviste del settore (ha iniziato a chiedere dei dati alla camera di commercio, poi
ha chiesto ad altri enti già dall'Italia per capire su quali regioni della Napa Valley si sarebbe dovuta concentrare); il
proprietario della casa in cui stava era una guida.
Il campionamento è quindi avvenuto tramite mediatori, sia istituzionali che personali (amici sul posto, proprietario di
casa, giornalisti, primi soggetti intervistati)---> non si fa una ricerca senza mediatori in una ricerca qualitativa (sul
campo il campionamento a valanga -ovvero chiedere alla persona intervistata chi altro si può intervistare-).
Una volta arrivata, ha dovuto prendere appuntamenti (non le avevano risposto alle mail, per questo ha dovuto
prendere una scheda telefonica americana, perché altrimenti non le avrebbero risposto), e ha fatto una mappa
geografica di Napa per trovare le cantine più famose per ogni sottozona (ha intervistato 150 cantine-all'inizio ne
aveva selezionate 700-, le ha selezionate anche sul posto, perché aveva ricevuto altre informazioni).
Ha intervistato con una traccia per le cantine (sulla mappa di sopra le parti specifiche) e una per gli enti,
considerando che le domande alle cantine dovevano essere sempre le stesse (perché il campione fosse confrontabile
internamente). Sul posto ha scoperto che il college di Napa ha sia agraria che wine business, così ha intervistato un
professore e la stampa.
Questa comunque era un'indagine giornalistica, rientrava nel concetto di notiziabilità, la sua ricerca era giustificata
dal luogo (la California è uno dei posti più rinomati in termini di vino, l'Italia è al primo posto nelle esportazioni negli
stati uniti), spesso è stata l'unica italiana nel posto a ricercare (cosa che fortifica le argomentazioni, perché pioniere);
siccome doveva andare in un posto altro, ha dovuto ricercare il da farsi prima (anche perché aveva solo due mesi)
(grazie al fatto di essere italiana, era interessante per i californiani, come donna non ha avuto difficoltà). Le ipotesi
confermate erano quelle riguardo la cultura del vino (in usa il vino non viene molto consumato, le aziende cercano di
coinvolgere i giovani), quelle smentite riguardano la qualità del vino cali